11 novembre, San Martino

di MARIELLA ZADRO-

VITERBO – “Per San Martino, ogni mosto diventa vino”. “Trenta dì conta novembre, con aprile, giugno e settembre; di ventotto ce n’è uno tutti gli altri ne han trentun “. “Se di novembre non avrai arato tutto l’anno sarà tribolato”.

Detti popolari che i nonni ci cantavano a filastrocca e che ci fanno tornare in mente quei momenti di vita contadina, tipica delle campagne della nostra ricca Tuscia.
Complice il bel tempo di questi giorni e le temperature miti, la famosa “Estate di San Martino” si è presentata in anticipo e ci fa apprezzare i momenti da vivere all’aria aperta.

La storia narra che Martino nacque nel 316 d.C. in Ungheria, a Sabaria Sicca, odierna Szombathely, in un avamposto dell’impero romano alla frontiera con la Pannonia.
Figlio di un ufficiale dell’esercito romano, il padre gli diede questo nome in onore di Marte, dio della guerra.
Da giovanissimo, si arruolò nella cavalleria imperiale e prestò servizio in Gallia.
E’ proprio durante una ronda notturna che si trovò protagonista di un evento che gli cambiò la vita; l’incontro con un mendicante in una notte molto fredda, al quale, donò una parte del suo mantello per coprirsi.
Infatti, subito dopo, abbandona la carriera militare, si converte al cattolicesimo e si fa monaco.
Nel 371, sostenuto dal consenso del popolo, viene nominato Vescovo di Tours dedicandosi ad una decisa lotta contro il paganesimo.
Muore l’8 novembre del 397 d.C., ma viene sepolto tre giorni dopo, pertanto, l’11 novembre è il giorno a lui dedicato.

In occasione della ricorrenza di questa festa, merita una visita la frazione di San Martino al Cimino che dista appena 6 km da Viterbo.
L’abitato si snoda attorno al Palazzo Doria Pamphilj, ricco di storia e tradizioni; e all’Abbazia Cistercense ove è custodita una statua lignea di San Martino Vescovo.

 

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