2 LUGLIO 1897: Guglielmo Marconi brevetta la radio

DI ANNA MARIA STEFANINI-

Strano caso quello del brevetto della radio. Colpevolmente incompreso in Italia, Guglielmo Marconi è costretto a emigrare in Inghilterra per veder finalmente apprezzata la sua straordinaria invenzione.
Trentasette anni dopo, nel 1934, la Corte suprema USA riconosce al serbo-croato Nikola Tesla, naturalizzato USA, i meriti della prodigiosa invenzione; ma la sentenza è riconosciuta soltanto sul territorio USA.
Un riconoscimento analogo viene attribuito, dal Brasile, al brasiliano Roberto Landell de Moura.
Ma a stabilire per sempre i meriti arriva, nel 1909, il Premio Nobel per la fisica, conferito a Guglielmo Marconi per la sua rivoluzionaria invenzione.
Come per tante invenzioni la “radio” è il punto di sintesi di una catena di importanti scoperte precedenti.
Il primo a fornire una descrizione teorico-matematica completa di natura e propagazione delle misteriose “onde elettromagnetiche” è, nel 1873, il geniale fisico scozzese James Clerk Maxwell.
Quattordici anni dopo, nel 1887, il fisico tedesco Rudolf Hertz realizza un dispositivo che non soltanto conferma la teoria di Maxwell ma è in grado di generare e rilevare onde elettromagnetiche; in sostanza Hertz aveva inventato la prima “antenna”; in onore del grande studioso tedesco all’unità di misura delle frequenze delle onde elettromagnetiche è stato attribuito il nome di Hertz (abbreviato in Hz).
Ma nella comunità scientifica internazionale il fenomeno delle onde elettromagnetiche rimane circoscritto al livello di un interessante filone di ricerca teorica-sperimentale e nessuno è in grado di intravederne le enormi potenzialità nelle applicazioni civili, soprattutto nel campo della comunicazione a distanza.
Era come se la chimica fosse rimasta allo stadio di campo di ricerca teorica e nessuno si fosse dedicato a sfruttarne le scoperte per produrre medicine, nuovi materiali, coloranti etc.
Fortunatamente in Italia qualcuno guardava più in profondità dei circoli scientifici.
Il ventunenne Guglielmo Marconi (classe 1874) è tra i primi a gettare lo sguardo nel futuro e il primo, nel 1895, a ideare, costruire e sperimentare con successo un dispositivo in grado di generare un segnale elettromagnetico accoppiato a un altro dispositivo gemello captante, posto a distanza dal primo. Il celebre colpo di fucile sparato nella natia Pontecchio, frazione di Sasso Marconi (comune dell’Hinterland bolognese; Marconi è stato aggiunto in onore dell’illustre italiano) è l’artigianale conferma che il segnale inviato era stato chiaramente ricevuto dal maggiordomo di famiglia, spedito dietro una collina in attesa del prodigioso messaggio.
Il maggiordomo è il primo utente della storia di una trasmissione via radio.
L’esperimento dimostra chiaramente che il segnale prodotto da Marconi non soltanto è in grado di propagarsi a distanza ma anche di superare gli ostacoli.
Dunque porte aperte per l’invenzione del millennio? Invece no; incredibilmente il ministero delle Poste e Telegrafi di allora bolla come folle il progetto e al giovane Guglielmo non resta che cercare la via del riconoscimento all’estero. Fortunatamente Guglielmo è sostenuto dalla famiglia e grazie ad alcune conoscenze riesce ad attivare fruttuosi contatti nel Regno Unito e il 5 marzo 1896 è in grado di presentare a Londra la richiesta di brevetto; l’anno successivo, il 2 luglio di 126 anni fa non soltanto il brevetto gli viene formalmente riconosciuto ma l’Inghilterra mette a disposizione del giovane genio italiano ingenti risorse; risorse che apriranno alla sua invenzione la via per cambiare il mondo e a lui quella del Nobel.

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