Riceviamo e pubblichiamo: “Il governo italiano ha deciso di prorogare al 31 dicembre 2023 l’invio di armi all’Ucraina, lasciando così intendere che la guerra durerà almeno fino alla fine dell’anno; inoltre, per il 2023 è previsto un aumento delle spese militari di 800 milioni di euro.
Tutto questo mentre la maggior parte degli italiani è alle prese con la crisi economica, l’inflazione, le carenze endemiche dei servizi di base: scuola e sanità in primo luogo.
Il ministro della Difesa Crosetto dichiara che “larga parte del progresso della nostra società è una traslazione dei progressi ottenuti dalla ricerca a scopi militari”: cioè, più si migliora la capacità di uccidere e distruggere, meglio viviamo!
In questo nefasto panorama, dal mondo della politica – nonostante l’avversità alla guerra da parte della maggioranza del popolo italiano – sono ancora deboli, e marginalizzate dai mass-media, le voci che invocano la ricerca di soluzioni diplomatiche, di condizioni per un cessate il fuoco, che significherebbe l’arresto di distruzioni, sofferenze umane, morti.
Queste decisioni tradiscono lo spirito della Costituzione Italiana, dove si afferma (art.11) che “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Sembra invece prevalere l’assurda logica della guerra: A CHI GIOVA TUTTO QUESTO?
Noi ci dissociamo da queste scelte di morte, non ci riconosciamo in questa cultura della guerra.
NON IN NOSTRO NOME.
Oggi ancora più forte è il nostro sostegno agli obiettori di coscienza, a chi sceglie forme attive di disobbedienza civile nonviolenta, a tutti coloro che rifiutano di partecipare alla guerra e a tutte quelle azioni che la preparano, alle fabbriche e ai mercanti di armi.
NON PIU’ UN SOLDO, NON PIU’ UN UOMO PER LA GUERRA!”
ARCI Viterbo, AUCS, Casa dei Diritti Sociali, Casa delle donne PARVA, Circolo Rifondazione di Viterbo, Comitato NonCeLaBeviamo, Rete degli studenti medi, Sans frontière, USB, singoli cittadini