25 aprile, 78° anniversario della Liberazione a Viterbo. Sgarbi smorza le contestazioni (VIDEO)

di ANNA MARIA STEFANINI-

VITERBO- Il 25 aprile 1945 è ricordato come il punto culminante nel percorso di trasformazione dell’Italia fascista verso l’Italia contemporanea, repubblicana e democratica. A Viterbo oggi, l’anniversario della Liberazione è stato vissuto intensamente dalle istituzioni e dai cittadini ed è stato caratterizzato da intensa partecipazione e qualche contestazione.

Il corteo è partito alle 9,30, capeggiato da Mezzetti (Anpi) e dagli studenti, che hanno intonato “Bella ciao” e ripetuto slogan come “Oggi Viterbo è tutta antifascista”. Lo striscione davanti al corteo indicava “La scuola è antifascista”.

Il corteo è partito da piazza San Sisto, diretto verso il liceo classico di via Tommaso Carletti dedicato al partigiano Mariano Buratti, nato a Bassano di Sutri (Viterbo) il 15 gennaio 1902, fucilato al Forte Bravetta (Roma) il 31 dicembre 1943, insegnante, Medaglia d’oro al valor militare alla memoria, professore di filosofia e promotore di una formazione partigiana che agiva nella Tuscia. Torturato nella prigione delle SS in via Tassi e ucciso dai nazisti a Roma alla fine di gennaio 1944.

Oltre a Mezzetti, presenti, fra gli altri, il presidente della provincia Alessandro Romoli, il Comandante della Guardia di Finanza Carlo Pasquali, il vicepresidente della Provincia Pietro Nocchi, la sindaca Chiara Frontini, l’assessore Emanuele Aronne, i consiglieri Giancarlo Martinengo, Ugo Poggi e gran parte dell’amministrazione comunale, il consigliere regionale Enrico Panunzi, i consiglieri comunali Alessandra Troncarelli, Lina Delle Monache, Francesca Sanna, Alvaro Ricci, i rappresentanti delle forze dell’ordine e le associazioni d’arma, la segretaria provinciale del Pd Manuela Benedetti, i giovani del Pd, l’Arci, la Rete degli studenti medi, i sindacati e rappresentanti del comune di Canepina, che fu protagonista della guerra di liberazione nella Tuscia.

Il rappresentante degli studenti, Daniele Colonna della classe quarta del liceo classico, ha letto le motivazioni della medaglia d’oro conferita a Buratti.

Il corteo ha proseguito il suo percorso verso il Sacrario, dove erano presenti le più alte autorità civili, militari e religiose e dove sono state deposte due corone d’alloro in memoria dei Caduti.

Fra le autorità, presenti il vescovo Orazio Francesco Piazza, il prefetto Antonio Cananà, il questore Fausto Vinci, il procuratore Paolo Auriemma, il comandante provinciale dei carabinieri Massimo Friano, il comandante provinciale della guardia di finanza Carlo Pasquali, il comandante della polizia locale Mauro Vinciotti, i Sindaci dei Comuni della Provincia, il presidente della Croce Rossa Marco Sbocchia, dell’Avis Luigi Ottavio Mechelli, della Fondazione CARIVIT dott. Luigi Pasqualetti, rappresentanti delle Forze dell’Ordine, delle Forze Armate, della Protezione Civile, combattentistiche e d’arma e dell’Università della Tuscia.
Il Vescovo si è intrattenuto a lungo a parlare con gli studenti.

Infine il corteo è arrivato nella splendida cornice di piazza San Lorenzo, dove la cerimonia ha assunto un carattere solenne e ufficiale. Sono intervenuti il Prefetto, la sindaca di Viterbo, il presidente dell’Anpi e la rappresentante degli studenti, il presidente della Provincia e il sottosegretario al Ministero della Cultura Vittorio Sgarbi, contestato da alcuni presenti. Tutti hanno tenuto a rilevare l’importanza dell’anniversario e del rispetto della Costituzione, del confronto costruttivo fra diverse opinioni, che è alla base della democrazia.
Il Prefetto ha rivolto saluti e ringraziamenti a tutte le autorità civili e militari, ai sindaci e a tutti i presenti, sottolineando che la comunità nazionale può dividersi su alcuni temi, ma poi si ricompatta sui valori della Costituzione. Ha ricordato la figura di don Giovanni Minzoni, di Giacomo Matteotti e, con orrore, le leggi razziali.

In particolare, poi, il presidente della Provincia ha detto:” È necessario celebrare il 25 aprile, perché questa data racchiude in se stessa la nostra essenza di cittadini liberi. Ed è un giorno che tutti noi portiamo dentro, perché senza la liberazione dal nazifascismo non ci sarebbe l’Italia che conosciamo e amiamo tanto. Noi siamo e saremo sempre il 25 aprile. Noi siamo e saremo sempre la voglia di essere liberi.”
Mezzetti ha ricordato la nascita della Costituzione, che nell’assemblea costituente non c’erano i fascisti e alcune frasi di Aldo Moro:”Non possiamo fare una Costituzione antifascista, perchè non possiamo dimenticare ciò che è stato. La Costituzione emerge dalla resistenza e dalla lotta, anche dalla privazione dei diritti fondamentali per riaffermarli.”
Nonostante il richiamo al rispetto di tutte le opinioni, Vittorio Sgarbi è stato inizialmente fischiato e contestato da alcuni sostenitori dell’Anpi, ma il sottosegretario ha saputo smorzare il clima divenuto troppo acceso, ricordando di aver dato la cittadinanza onoraria a Omar Neffati, il giovane trovato senza vita lo scorso mese di gennaio, e aver intitolato la sala del Consiglio Comunale di Sutri a David Sassoli, che riposa nel cimitero della località in cui Sgarbi è sindaco.

Il 25 aprile deve essere un momento di riflessione per tutti gli italiani sui valori della nostra Costituzione, un giorno di reale pacificazione che superi la concezione della liberazione come appannaggio di una sola parte e che renda merito a tutti gli italiani, di qualsiasi estrazione, che sacrificarono la vita per la libertà e la democrazia.

Ripercorriamo le tappe storiche della festa.
La cornice entro la quale si compie questo radicale mutamento è la seconda guerra mondiale (1939-1945), il grande conflitto globale nel quale gli attori principali sono l’Asse Roma-Berlino (ossia l’Italia fascista e la Germania nazista) e l’impero giapponese da una parte e gli alleati anglo-americani e l’Unione Sovietica dall’altra.
Il 25 aprile 1945 è a sua volta l’esito storico di una catena di eventi iniziati due anni prima in Italia che è opportuno ricordare.
Il primo di questi eventi è senza dubbio lo sbarco degli alleati anglo-americani in Sicilia, avvenuto senza incontrare la minima resistenza il 10 luglio 1943.
La propaganda fascista aveva raccontato agli italiani storie di spettacolari vittorie delle forze dell’Asse in Nordafrica e negli altri teatri di guerra; lo sbarco e i primi bombardamenti alleati sulle città italiane trasformano questo inesistente sogno di gloria in un raggelante incubo. I vertici italiani, inclusi i gerarchi fascisti, si rendono immediatamente conto dell’impossibilità di fermare l’avanzata degli alleati verso nord e, soprattutto, di opporre resistenza ai pesanti bombardamenti aerei.
Lo sbarco in Sicilia è alla base anche del secondo clamoroso evento: la “caduta del fascismo”, avvenuta alle ore 2:40 del 25 luglio 1943, 15 giorni dopo lo sbarco, quando lo stesso Gran Consiglio del fascismo, il massimo organo del regime, vota a maggioranza la decadenza di Benito Mussolini da tutte le cariche pubbliche, ponendo fine a oltre 20 anni di dittatura.
Nel pomeriggio dello stesso giorno Mussolini, per disposizione del re Vittorio Emanuele III, è sostituito come capo del governo dal generale Pietro Badoglio, arrestato dai carabinieri e confinato in un albergo presso Campo Imperatore, sul Gran Sasso.
Il terzo importante evento è l’armistizio del 3 settembre 1943, firmato a Cassibile, in provincia di Siracusa, dal generale Giuseppe Castellano, ufficiale di fiducia di Badoglio e dalla controparte anglo-americana.
Il trattato di Cassibile in realtà è molto più che un semplice armistizio perché il governo militare italiano si impegna non soltanto a deporre le armi e ad abbandonare l’alleato tedesco ma a schierare i propri reparti ancora efficienti al fianco di inglesi e americani. Per questa ragione l’armistizio separato viene sottoscritto in segreto all’insaputa dei tedeschi.
L’annuncio ufficiale della stipula viene diramato via radio cinque giorni più tardi, alle 19:42 dell’8 settembre ’43, direttamente da Pietro Badoglio, in modo da dare il tempo al re, alla sua corte e ai vertici militari italiani di fuggire e mettersi al riparo dalle previste rappresaglie tedesche.
Questa è la ragione per cui l’8 settembre 1943 è la data convenzionale dell’armistizio fra l’Italia e gli alleati.
All’annuncio dell’8 settembre seguirà una fase di grande caos in cui i reparti dell’esercito italiano, in patria e all’estero, vengono lasciati isolati, senza ordini e indicazioni, facile preda delle vendette tedesche.
Sarà un’ecatombe.
Il quarto evento in direzione del 25 aprile 1945 è in realtà una lunga fase di oltre un anno e mezzo comprendente almeno quattro accadimenti principali:
a) la liberazione di Mussolini da parte di un commando tedesco dal suo confino sul Gran Sasso;
b) la divisione dell’Italia in due parti: l’Italia liberata del centro-sud e la RSI, Repubblica Sociale Italiana, con capitale Salò, cittadina sul lago di Garda al nord, sotto il comando di Mussolini e dei tedeschi;
c) l’inesorabile avanzata da sud a nord delle truppe alleate malgrado i tedeschi avessero predisposto due poderosi sbarramenti fortificati trasversali: la “linea Gustav”, dispiegata tra il confine lazio-campano a ovest e Ortona a est e la “linea gotica”, più a nord, dislocata fra Massa-Carrara a ovest e Pesaro-Urbino a est;
d) la sempre più efficace e ben organizzata resistenza partigiana italiana, coordinata dal CNL (Comitato di Liberazione Nazionale, ossia il comando strategico di tutte le forze italiane di liberazione) che in diversi casi costringerà alla resa o alla fuga i nazi-fascisti.
Durante il periodo di esistenza della RSI, l’11 gennaio del 1944, avviene la cattura e fucilazione dei membri del Gran Consiglio “traditori” che il 25 luglio dell’anno prima avevano votato la decadenza di Mussolini; tra questi Galeazzo Ciano, genero dell’ex duce.
Il 25 aprile 1945 è la giornata convenzionale della “liberazione” italiana perché è quella la data in cui il CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia), insediato a Milano, presieduto da Alfredo Pizzoni (1894-1958), militare ed eroe di guerra, Luigi Longo (1900-1980), comunista, Emilio Sereni (1907-1977), ebreo comunista, Sandro Pertini (1896-1990), socialista e futuro Presidente della Repubblica, Leo Valiani (1909-1999), intellettuale ebreo e repubblicano e altri proclama l’insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dai nazi-fascisti.
Bologna è liberata il 21, Genova il 23 e Venezia il 28 aprile.
Il CLNAI opera a due livelli: quello militare, definendo obiettivi e strategie dei vari gruppi armati partigiani e quello di governo provvisorio, emanando decreti regolatori della vita civile e amministrativa nell’Italia liberata. Tra gli atti di governo anche la condanna a morte dei gerarchi fascisti riconosciuti colpevoli di crimini di guerra.
Quando le truppe anglo-americane finalmente arrivano al nord trovano un’Italia già liberata e in grado di provvedere a se stessa, con i tedeschi e i fascisti ormai in rotta disperata.
Alle 16 del 27 aprile, a Dongo (Co), viene catturato Benito Mussolini mentre cercava di fuggire in Germania in un camion travestito da soldato tedesco insieme ad altri gerarchi e le loro famiglie. Quasi tutti saranno fucilati nelle ore successive.
Uno dei primi atti del governo provvisorio presieduto da Alcide De Gasperi, adottato il 22 aprile 1946, è l’istituzione del “25 aprile” quale Festività Nazionale.

 

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