25 dicembre dell’anno zero, non solo tradizione: anche la storiografia accademica e laica riconosce l’esistenza di “Yeshu’a”

di ANNA MARIA STEFANINI-

VITERBO- Quella del Natale è la tradizione più attesa, bella e coinvolgente della nostra civiltà ma non si dovrebbe dimenticare che “Gesù”, versione italianizzata del nome proprio maschile di lingua aramaica “Yeshu’a”, è un personaggio storico sulla cui effettiva esistenza la grande maggioranza degli storici concordano.
In molti testi viene riportato come “Gesù di Nazareth” (Natzrat), dal nome dell’importante città della Galilea.
Nell’ambito della ricerca storiografica figura anche la teoria del cosiddetto “mito di Gesù” secondo la quale il figlio di Maria e Giuseppe sarebbe soltanto una costruzione mitologica non molto diversa da quella degli dei dell’Olimpo, Ercole, Achille etc. Tuttavia si tratta di una teoria sostenuta da una piccola minoranza di storici.
Gesù è considerato un importante profeta anche dai musulmani ed è una figura molto rispettata in tutte le religioni non cristiane del mondo. È opportuno a tale riguardo ricordare che le tre religioni monoteiste, cristiana, musulmana ed ebraica, sono tutte derivate dalla figura di “Abramo” e per questo vengono denominate “abramitiche”.
Yeshu’a era un nome di piuttosto diffuso, sia pura con alcune varianti, fra le popolazioni ebraiche e tra le figure più ricordate compaiono anche “Gesù Barabba”, il fuorilegge citato nei Vangeli e “Gesù Giusto”, un importante personaggio citato nella “Lettera ai Colossesi”, da alcuni studiosi attribuita a Paolo di Tarso.
Ancora oggi il nome di “Gesù” è molto diffuso; in italiano compaiono le varianti Gesuina/o e Giosuè; nelle popolazioni ispaniche e portoghesi è ricorrente “Jesus”. Molto ricorrenti sono anche “Salvatore”, “Nazareno” (nativo di Nazareth) e Cristiano; il fondatore della scienza moderna si chiamava Galileo, in omaggio alla sopra richiamata storica regione di Israele, vicina all’altrettanto storico fiume Giordano, a sua volta diventato un diffuso nome proprio.
“Cristo” viene invece dal greco “Christós” che è la traduzione dell’ebraico “mašíakh” (“unto”), dal quale proviene anche “messia” che nelle religioni abramitiche ha assunto anche il significato di “inviato di Dio”.
La moderna ricerca storiografica si fonda sull’analisi interdisciplinare e sull’interpretazione scientifica delle “fonti”, che possono essere materiali, come monumenti, scavi e reperti archeologici, produzioni artistiche etc. o scritte, come epigrafi, tavole e libri. In tempi recenti è comparsa la tecnologia del “carbonio 14”, che permette di datare con buona precisione residui organici come antiche ossa, denti, semi e residui vegetali e alimentari.
La figura e la vita di Gesù hanno inoltre costituito fonte di ispirazione per gli artisti di tutto il mondo e di tutti i tempi e musei e chiese sono ricchi di tesori d’arte cristiana. Tra le opere monumentali contemporanee una delle più mirabili è sicuramente la grande statua del Cristo Redentore di Rio de Janeiro.
Sfortunatamente l’occupazione romana e quelle successive persiana e araba hanno distrutto molte fonti materiali; la storiografia proliferata intorno alla figura di Gesù ha fatto quindi abbondantemente ricorso a fonti scritte di storici contemporanei o successivi a Gesù e ai testi scritti dai suoi seguaci, tri quali i Vangeli canonici, gli apocrifi e le famose “lettere” (come la citata “lettera ai Colossesi”), scritte talvolta secoli dopo la vita di Gesù e quindi non facilmente riscontrabili. Per queste ragioni la scienza storiografica e la scienza tout court possono soltanto formulare ipotesi e teorie sulla figura di Gesù anche se quella della sua effettiva esistenza storica è un’ipotesi ampiamente condivisa negli ambienti scientifici.
Al di là dei riscontri storici essere cristiani resta una scelta di fede, personale e di comunità.

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