25 maggio 1922, nasce Enrico Berlinguer, l’uomo che traghetterà il Pci fuori dall’orbita sovietica

di ANNA MARIA STEFANINI-

Gli anni ’70-’80 del secolo scorso sono anni di divisioni, di sangue, di bombe e di battaglie, illuminati tuttavia da due grandi figure: Aldo Moro ed Enrico Berlinguer. È grazie soprattutto a loro che saranno anche anni di conquiste, di civiltà e di modernità.
Enrico Berlinguer nasce a Sassari il 25 maggio di 101 anni fa.
La famiglia Berlinguer è un’antica nobile famiglia sarda; il padre, Don Mario, era avvocato antifascista e “Cavaliere ereditario”, che nell’antica araldica costituisce titolo di massimo riconoscimento; la madre, Mariuccia Loriga, cugina della madre dell’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, era figlia di Giovanni Loriga, medico e studioso, autore di importanti pubblicazioni scientifiche, tradotte anche all’estero.
Due anni dopo Enrico nasce Giovanni Berlinguer, scienziato e parlamentare; politico di primo piano sarà anche il cugino Luigi Berlinguer, che ricoprirà l’incarico di ministro della pubblica istruzione dal 1996 al 2000.
Brillante studente, con una spiccata passione per la filosofia e il diritto, nel 1943, a 21 anni, Enrico si iscrive al Partito Comunista Italiano dando inizio ad una lunga militanza che lo porterà nel giro di pochi anni ai vertici del partito.
Il 12 gennaio del 1944, insieme ad altri giovani compagni comunisti sardi organizza una manifestazione per chiedere “pane, pasta e zucchero”, generi che scarseggiano fra i ceti popolari della Sardegna di allora; alla manifestazione segue un manzoniano assalto ai forni con furto di 80 Kg di pane.
Per questo Enrico finisce ammanettato agli arresti nella caserma intitolata proprio a Gerolamo Berlinguer, un suo importante antenato. Di questa esperienza riferirà più tardi: “la galera è stata formativa”.
Grazie alla sua non comune intelligenza e al suo impegno morale Enrico Berlinguer scala tutti i gradi del PCI fino a venire eletto, nel 1946, a 24 anni, membro del Comitato Centrale e segretario del Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del PCI di allora, successivamente convertita in Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI).
Nel 1957 passa a dirigere l’Istituto delle Frattocchie, ossia la scuola di formazione del partito.
Nello stesso anno sposa Letizia Laurenti; dal matrimonio nascono quattro figli: Biancamaria, la nota giornalista RAI, Maria Stella, Marco e Laura.
Dopo una breve parentesi sarda come dirigente regionale del PCI viene chiamato a Roma all’Ufficio di Segreteria.
Nel 1961 Enrico Berlinguer, per la prima volta, con una celebre relazione davanti al Comitato Centrale, imprime una svolta decisiva nella storia del PCI: l’autonomia e l’indipendenza dal PCUS, il Partito Comunista dell’Unione Sovietica.
Alle elezioni politiche del 1968 è candidato capolista per il Lazio ottenendo 150 mila preferenze; preferenze che gli permettono di sedere alla camera dei deputati.
Nel 1972, a Milano, in occasione del XIII congresso del PCI, viene eletto segretario nazionale; nelle elezioni politiche dello stesso anno ottiene 230 mila preferenze.
La segreteria di Berlinguer sarà una lunga dura prova, con l’Italia insanguinata dal terrorismo di destra e di sinistra e con la sperimentazione di un’inedita formula politica: la collaborazione con l’avversaria di sempre: il partito della Democrazia Cristiana, allora dominata dalla figura di Aldo Moro. Sfortunatamente sarà una collaborazione, universalmente conosciuta sotto l’etichetta “compromesso storico”, scarsamente compresa dai suoi contemporanei (e dagli americani) ma che inaugurerà quella che probabilmente è la più produttiva stagione di riforme mai avvenuta nell’Italia repubblicana. Il settore nel quale si registrano le maggiori ricadute positive è probabilmente la scuola, rinnovata attraverso l’emanazione dei celeberrimi “Decreti Delegati” (in vigore ancora oggi), l’introduzione del tempo pieno, l’avvio del processo di integrazione degli alunni disabili e molto altro ancora.
Il 7 giugno 1984, durante un comizio a Padova, Berlinguer accusa un grave malore, di intensità tale da costringerlo ad interrompere il discorso e a un ricovero d’urgenza; gli viene diagnosticato un grave ictus; la morte sopraggiunge quattro giorni dopo, l’11 giugno.
Il funerale sarà la più intensa, sofferta ed emotivamente coinvolgente manifestazione della storia politica italiana.

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