26 luglio: giornata della legalità a Viterbo con la testimonianza di Tina Montinaro e con la Quarto Savona Quindici (VIDEO)

di ANNA MARIA STEFANINI –

VITERBO – Per la Città dei Papi non è solo il 23 maggio, anniversario della strage di Capaci, la giornata dedicata alla legalità. La giornata odierna, 26 luglio, dovrebbe far acquisire a Viterbo il titolo di Città della legalità in virtù delle numerose iniziative sociali e culturali contro la mafia, realizzate grazie a Ombre Festival, all’organizzatore Alessandro Maurizi, alla Prefettura, alla Polizia di Stato, al Comune di Viterbo e alla gente.

Un gran lavoro svolto in particolare dagli organizzatori di Ombre Festival e dalla Questura, La carcassa della Quarto Savona Quindici, l’auto fatta saltare con un’alta carica di tritolo su cui Falcone ha trovato la morte, è stata esposta a Piazza del Comune. Notevole la testimonianza di Tina Montinaro, moglie di Antonio, caposcorta di Falcone, iniziative inserite nell’ambito di un festival che ha portato qui il procuratore di Catanzaro Gratteri e molti altri esempi da seguire, persone sempre in prima linea nella difesa di giustizia e legalità .

“La paura è qualcosa che tutti abbiamo. E’ la vigliaccheria che non si capisce. Io, come tutti gli uomini, ho paura ma non sono un vigliacco” diceva Antonio Montinaro, caposcorta di Falcone, ucciso nella strage di Capaci il 23 maggio 1992, insieme a Giovanni Falcone, a Francesca Morvillo, Vito Schifano e Rocco Di Cillo.
tina montinaro (5)La moglie di Montinaro, Tina è una delle promotrici dell’associazione vittime di mafia, che da molti anni gira l’Italia per parlare del sacrificio di suo marito.

Tina Montinaro dice sempre: “Non chiedo tanto, solamente avere giustizia”.

Già, dare giustizia. Come si può dare giustizia? Forse conservando e facendo conoscere la storia di Antonio, portandola nelle scuole, parlandone, raccontandola in un libro.
“Non ci avete fatto niente!” è il titolo del libro della Montinaro, andato a ruba stasera da Borri Books.
tina montinaro (3)In questi anni per Tina Montinaro è stato determinante far sì che non si perdesse la memoria “per dimostrare a tutti che quei tre ragazzi in fondo non li avevano fermati”; oggi gira tutta l’Italia, andando nelle scuole, raccontando e ricordando la “scorta” di Giovanni Falcone e quell’automobile: la Quarto Savona 15.

Chi era Antonio?
Antonio Montinaro è un ragazzo vivace, che odia le ingiustizie e non sa stare con le mani in mano. Per questo, quando entra in polizia, non si accontenta degli incarichi più semplici ma impara in tina montinaro (1)fretta e chiede di essere trasferito a Palermo, negli anni in cui la lotta alla mafia è più accesa che mai e la città è in guerra. Lì ci sono uomini impegnati a cambiare le cose e Antonio, innamorato del proprio lavoro, vuole fare la sua parte: presto diventerà uno degli agenti più fidati della scorta di Giovanni Falcone. Sempre in Sicilia conoscerà Tina, sua moglie. È proprio lei a raccontare in questo libro la storia di Antonio, che credeva nella giustizia e nello Stato, morto coraggiosamente per difendere il giudice Falcone, e i diritti di tutti noi, nel maggio più buio della storia italiana.

Montinaro a Viterbo5Dopo l’intenso momento di raccoglimento davanti alla teca contenente la Quarto Savona Quindici, Tina Montinaro è stata intervistata dalla sindaca di Viterbo Chiara Frontini, a piazza della Repubblica, alle ore 19,15 circa, davanti a un folto pubblico. La moglie del caposcorta assassinato ha risposto con chiarezza alle domande, facendo spesso riferimento all’importanza di trasmettere la memoria alle giovani generazioni : “Ai bambini bisogna parlare e dare l’esempio. Bisogna far loro comprendere e decidere da che parte stare.”.
Presenti all’incontro, fra gli altri, il vice prefetto Andrea Caputo, il questore Fausto Vinci, l’ex questore Giancarlo Sant’Elia, il pm Chiara Capezzuto, il presidente dell’associazione 19 luglio Carlo Maria Scipio, Patrizia Notaristefano, Emanuele Aronne, Rosanna Giiliberto, Lina Delle Monache, Alessandra Croce, la sindaca del consiglio comunale dei bambini Chiara.

Montinaro a Viterbo1Tina Montinaro ha risvegliato la coscienza ai palermitani che dopo il 23 maggio 1992, hanno fatto “uscire la testa da sotto terra”, dopo che le loro coscienze erano intorpidite da anni di silenzi. Tina ha deciso con coraggio, di rimanere a Palermo e di fare crescere nella città siciliana i suoi due figli. Ecco chi è Tina, una donna capace di far sorridere e riflettere allo stesso tempo, una donna diretta, che proprio per questo riesce a trasmettere “a pelle” le sue emozioni e le sue sensazioni ed è ascoltata e seguita indistintamente da giovani e meno giovani. Tina è una persona che non ama i giri di parole, ma preferisce dire in faccia le cose che pensa.

Montinaro a Viterbo2Quando nel 1992 la strage di Capaci pose fine alla vita di Antonio, Tina Montinaro forse non avrebbe mai potuto immaginare che, dopo oltre vent’anni, ancora, giustizia, non fosse stata fatta.
Certo da allora tanto è cambiato, sia all’interno dei processi sia nella gestione dei “pentiti”; sulla scia del processo a Borsellino. È da tanti anni che Tina Montinaro si batte per una Giusta Verità, si batte affinché venga resa giustizia a suo marito; non c’è odio nella sua battaglia, c’è soltanto tanta voglia di Giustizia. Oggi la sua battaglia ha trovato nomi e cognomi. La sua missione è stata ed è la speranza di tutti gli italiani onesti. Antonio Montinaro è stato un poliziotto italiano morto per lo Stato Italiano ed è giusto che chi ha ordito la strage di Capaci paghi, ad ogni livello esso si muova. Dare pienamente giustizia ad Antonio Montinaro significa ed ha significato dare giustizia all’Italia intera, all’Italia che ancora oggi, Montinaro a Viterbo3anni, crede nella giustizia stessa, proprio come Tina Montinaro.

“Io vengo da una città dove se anche dovevamo comprare una lavatrice, chiedevamo aiuto a qualcuno. – ha detto Tina – Tutto queste cose devono finire. I nostri figli devono insegnare a noi.

La Sindaca ha poi chiesto: “Verso la fine racconti il ruolo delle mamme. Che contributo possono portare le donne?”.
“Noi mamme siamo presenti e sappiamo chi sono i nostri figli e come si comportano – ha risposto Tina – Noi dobbiamo stare attenti ai nostri figli senza coprirli sempre. I ragazzi hanno la presunzione di saper far tutto.
Ogni tanto “una buona mazzata” ci vuole. Ci vogliono pazienza, coraggio e determinazione.
Montinaro a Viterbo4Il questore dott.Renato Cortese mi ha aiutato nella mia battaglia. Io non sono andata via da Palermo. Sono restata per non darla vinta ai mafiosi”.

La sindaca Frontini ha ricordato l’operazione Erostato a Viterbo e la grande partecipazione viterbese.

“Sono 31 anni che giro l’Italia e conosco tante belle persone, perbene ed è questa una delle cose più belle che mi ha dato mio marito. Io ho avuto accanto un uomo come Antonio Montinaro e sono stata fortunata.L’ho avuto solo per 5 anni, ho generato con lui due figli. La Quarto Savona Quindici l’abbiamo qui.
Alla fine i mafiosi che cosa ci hanno fatto?
La memoria deve appartenere a tutti voi e vi prego di non girarvi mai dall’altra parte se volete rispettare gli uomini che hanno dato la vita per voi”.
tina montinaro (9)Poi ha continuato:
“Cerchiamo di non isolare persone come Falcone. La mafia non fa più stragi, ma ammazza in altri modi: ad esempio.
scretitandoti.
La scorta di Falcone era formata da ragazzi. Antonio ne aveva 24 di anni ed è morto a 29. Non hanno fatto un passo indietro, quei poliziotti di fronte al rischio di morire.
Non erano eroi, ma poliziotti che hanno fatto fino in fondo il loro dovere”.

“Il giorno che accade mi verrai a prendere col cucchiaino “. disse Antonio. Così come lui, gli uomini morti della scorta avevano nome e cognome.

tina montinaro (8)Ad Antonio a scuola piaceva la storia. Conoscere la storia serve a non commettere gli stessi errori del passato. Io volevo lasciare ai bambini la storia di questo ragazzo. I figli ancora dicono:” Quanto coraggio aveva papà!”.
Portiamo anche noi i segni della bomba, ma non ci hanno fatto niente perchè siamo andati avanti, la coscienza di Palermo, di Viterbo, dell’Italia si è risvegliata.

Io vengo da una città dove si contano 5000 morti per causa mafiosa. Io sono rimasta a Palermo per tina montinaro (11)fare memoria e vi chiedo di non essere indifferenti.
Uno dei miei figli si chiama Giovanni, come Falcone, e poi Montinaro di cognome. Bisogna fare capire ai figli ch, quando viene ucciso un uomo dello Stato, ha perso l’Italia intera.
I giovani devono sapere che, se si associano ad alcune famiglie, vengono usati. Invece i poliziotti, i carabinieri giurano davanti alla Repubblica italiana e non si tirano indietro.”
La Montinaro racconta come si è conosciuta con Antonio, “nu bello guaglione”. La gente si commuove e applaude. Questa è la vera Viterbo, che crede che la memoria sia fondamentale per il risveglio delle coscienze e per dare sempre più valore al rispetto della legalità.

 

 
 

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