di ANNA MARIA STEFANINI-
VITERBO- Dalla provincia al mondo; nato il 28 ottobre di 87 anni fa a Civita Castellana e mancato il 18 agosto dello scorso anno, è proprio dalla terra dei Falisci che Alessio Paternesi inizia il suo pedinamento lungo la sintassi della forma.
Le biografie non sono ricche di dettagli e sorprende la parabola accelerata di Paternesi verso i luoghi dell’arte contemporanea: appena 22-enne rientra nella rosa degli artisti della VIII Quadriennale di Roma, cugina della Biennale di Venezia ma espressamente dedicata all’arte contemporanea italiana, oggi partecipata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MIBAC), dalla Regione Lazio e dal Comune di Roma.
Parteciperà all’importante appuntamento romano in altre tre edizioni.
Nel 1962, all’età di 25 anni, realizza la sua prima “personale” alla galleria “La Pantera” di Lucca.
Da quel momento le coordinate della sua intensa attività artistica sono due: il mondo e il territorio. Espone negli Stati Uniti e in diversi paesi europei ma numerosi sono anche i suoi interventi nella provincia di Viterbo, specialmente negli anni ‘90. Nel ’95 Paternesi realizza il monumento ai facchini di Santa Rosa di piazza della Repubblica; nel ’98 il monumento in bronzo dedicato ai caduti della seconda guerra mondiale di piazza del sacrario di Viterbo. Sei anni dopo, a Friburgo, importante centro della Germania sud-occidentale, vicina al confine francese, viene inaugurata l’opera in bronzo “Lupa Capitolina”, realizzata in collaborazione con la “Società Dante Alighieri”, in occasione dell’apertura di una nuova via dedicata alla Città di Roma.
Nel 2007, a Bagnoregio, realizza la scultura in bronzo dedicata allo scrittore Bonaventura Tecchi insieme alla riqualificazione della celebre piazzetta-gioiello dalla quale si accede al ponte che, scavalcando un ramo della Valle dei Calanchi, collega la “Città che muore” al resto del mondo.
Nello stesso anno, nel mese di ottobre, la Provincia di Viterbo, in coincidenza della duplice ricorrenza degli 80 anni dell’ente locale e dei 70 dell’artista, gli dedica “Parentesi Paternesi: anagramma della vita di un Artista”, una grande mostra allestita nel Palazzo dei Papi.
Nel 2013 a Viterbo viene presentato “Dalla terra alla forma”, un volume interamente dedicato alle opere in ceramica di Paternesi; quattro anni dopo, nella natia Civita Castellana, viene inaugurata la “Fontana delle acque vergini”, opera commissionata all’artista dal comune e, a Viterbo, una mostra antologica a Palazzo dei Priori in occasione del suo 80° compleanno.
Mentre tutto questo andava in scena in provincia di Viterbo il comune di Roma, nel 2005, gli commissiona il “Monumento in ricordo della Liberazione di Roma” in Piazza Venezia, davanti all’Altare della Patria (inaugurato nel 2006) e, su un’idea del pittore surrealista e architetto cileno Roberto Sebastiàn Matta Echaurren, amico personale di Paternesi, allestisce la mostra itinerante “Indovina la Commedia”, formata da una serie di dipinti ispirati al capolavoro dantesco.
Sul piano stilistico la pittura di Paternesi consegna all’interpretazione dell’occhio umano figure tratte da un’umanità distante, talvolta slavate, spesso nude e dotate di espressioni assenti, quasi sempre in gruppo, fermate in muti gesti primari, come ballerini o attori prima della performance, descritte con coloriture trattenute, spesso emergenti da uno sfondo vegetale riccamente ricamato. L’effetto è quello di stimolare, nell’osservatore, stati sensoriali della coscienza.
Nelle sculture Paternesi mantiene una figurazione trattenuta su forme primarie e investe molto su solidità, consistenza, gravità e plasticità della materia prima.
“La tua pittura ha l’odore della terra sa di creta e di fango, di rugiada all’alba
d’ocre dorate, rossi cupi e silenzi sereni che riposano già in un cavallo, un gatto,
una ragazza nuda”. Rafael Alberti; Roma settembre 1975