Università Unimarconi

29 GIUGNO 1798: nasce a Recanati GIACOMO LEOPARDI, il poeta che racconta cosa c’è al di là dell’arido vero

di ANNA MARIA STEFANINI-

Filologo, filosofo, letterato, astronomo, pessimista, gioventù bruciata…; difficile ritracciare nello scenario culturale mondiale figura più complessa, lacerata, disincantata e incantatrice di Giacomo Leopardi.
Leopardi nasce a Recanati (allora stato pontificio) il 29 giugno di 225 anni fa dalla nobile famiglia dei Leopardi; il padre, conte Monaldo, è riportato dalle storiografie come “reazionario”, la madre, marchesa Adelaide Antici, è descritta come “energica e rigidamente religiosa”. Tuttavia qualcosa non quadra nelle ricostruzioni storiografiche perché Monaldo è uno studioso che dilapida una fortuna per allestire la celebre biblioteca di famiglia: ventimila volumi dispiegati tra i più disparati argomenti.
Il bambino Giacomo mostra un talento eccezionale e tutti pronosticano per lui un futuro di scienziato: nel “Museo leopardiano” di Recanati è tuttora conservato il frontespizio del “trattatello di chimica”, redatto insieme al fratello Carlo; di più facile reperibilità è la straordinaria “Storia dell’astronomia”, scritta a due mani dal quindicenne Giacomo con… Margherita Hack, l’astronoma contemporanea che si è presa la briga di continuare l’opera cominciata dal poeta marchigiano aggiornandola con le grandi scoperte intervenute dal primo Ottocento in poi, lasciando inalterata l’intera prima millenaria parte dettagliatamente ricostruita dal sorprendente adolescente.
Chimica, fisica, astronomia attraggono l’avidissimo Giacomo ma i suoi veri interessi sono la letteratura e la poesia e la grande biblioteca paterna diviene presto il paradiso terrestre dove soddisfare la sua inestinguibile sete di conoscenza ed è più che probabile che molti dei suoi futuri problemi di salute vengano dalle lunghe ore, giornate e stagioni trascorse al lume di candela in quelle buie stanze ricolme di tesori.
Il risultato di questo durissimo tirocinio intellettuale è che il giovane Leopardi, a nemmeno vent’anni, è una delle figure più colte, preparate e creative dell’intero scenario culturale europeo; ma anche dei più cagionevoli e malaticci.
Viene dunque il tempo che da apprendista lettore il giovane Giacomo si converte a produttore e scrittore e le sue opere ricercate, studiate e amate da contemporanei e posteri.
Il celeberrimo “Infinito”, scritto a 21 anni, è tuttora una dei massimi gioielli filosofico-poetici, riportato in tutte le antologie del mondo.
Ma i lunghi anni trascorsi alla luce di candela fra scuri scaffali debordanti di carte non fanno sconti e a 17 anni compaiono le prime patologie reumatiche, scoliosi, doppia gobba, asma, colite ulcerosa, debolezza visiva e crisi depressive. Questa la descrizione del contemporaneo marchese Filippo Solari di Loreto: “L’ho lasciato sano e dritto, lo trovo dopo cinque anni consunto e scontorto, con avanti e dietro qualcosa di veramente orribile”.
Questa invece la sua diretta testimonianza: “Ma io non aveva appena vent’anni, quando da quella infermità di nervi e di viscere, che privandomi della mia vita, non mi dà speranza della morte, quel mio solo bene mi fu ridotto a meno che a mezzo; poi, due anni prima dei trenta, mi è stato tolto del tutto, e credo oramai per sempre.”
Leopardi muore a 39 anni a Napoli il 14 giugno del 1837.

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