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Camminata narrata sul Monte Fogliano, un successo dedicato ad Archeotuscia

di EMANUELE FARAGLIA –

VETRALLA (Viterbo) – Una passeggiata in mezzo al bosco è una buona abitudine. Una camminata narrata da esperti del luogo visitato è un’occasione da non perdere. È con questo spirito che nella mattinata del 2 giugno 2021 un bel gruppo di persone ha deciso di seguire il narratore di comunità Andrea Natali, accompagnato dal fidato Amerildo Menditto, per i sentieri del Monte Fogliano.

L’iniziativa è stata organizzata con l’obiettivo di raccogliere fondi da destinare all’associazione Archeotuscia che da anni si occupa di valorizzare e mantenere fruibili siti di particolare interesse storico e culturale a Viterbo e dintorni. Alla passeggiata erano presenti infatti diversi componenti della stessa compreso il presidente Luciano Proietti. Non tutti, evidentemente, apprezzano o conoscono le meritorie attività di Archeotuscia, tanto che in passato sono state perfino rubate alcune attrezzature a Ferento. In ogni caso l’evento ha avuto un’ottima riuscita almeno stando ai volti distesi e ai numerosi applausi indirizzati alla coppia-guida.

Luciano Proietti, Andrea Natali e Amerildo Menditto

Fin dal piazzale di fronte al convento di Sant’Angelo, intitolato a Beniamino Gigli, il cui zio, Fra Simone era un frate cercatore che scendeva in paese per chiedere l’elemosina. Beniamino soggiornò qui e consentì l’arrivo della corrente elettrica.. Dalla prima tappa si è entrati in un’atmosfera quasi magica, accompagnati dal cinguettio degli uccellini, dal verde onnipresente e da una piacevolissima assenza di rumori di sottofondo. Il silenzio, più volte invocato dal prof Natali e da Menditto, ha permesso di ascoltare con maggior attenzione e coinvolgimento i numerosi racconti popolari e le poesie declamate all’ombra di faggi e cerri.

Fino agli anni ’50, ha spiegato il narratore, l’utilizzo del convento per i Passionisti veniva rinnovato ogni anno: “Ogni volta – le parole di Natali – i frati dovevano uscire dai locali, entravano i Priori vetrallesi e si comportavano da ‘padroni’ per ristabilire la proprietà e poi ridavano loro l’uso”. A pochi passi dal rifugio passionista ecco i due maestosi cerri meravigliosamente addobbati di fiori per il noto Sposalizio dell’Albero. passeggiata narrata monte foglianoRito con cui ogni anno i vetrallesi confermano il possesso del monte Fogliano. In realtà, come spiegato da Natali, le cose non stanno esattamente così: “Mi dispiace un po’ quando dico che non è mai stato vero… La verità è un’altra: i vetrallesi tradiscono Giovanni di Vico, aprono le porte alle milizie papali sotto la promessa che in questo modo l’utilizzo del bosco per il legname sarebbe stato consentito ai cittadini vetrallesi e non ai signori che governavano Vetralla. C’è una bolla che dichiara questo e quindi tutti contenti. Nel 1480 i viterbesi producono un documento che dice no, i boschi appartenevano a loro. Si crea un contenzioso e viene incaricato il podestà di Sutri per risolvere la questione. Attraverso documenti quest’ultimo dimostra che i vetrallesi venivano qui in quest’area fin dal 1366 per celebrare la festa di San Michele Arcangelo. Attraverso ciò si stabilisce che i boschi erano di proprietà di Vetralla. Poi si scopre che in realtà il documento era un falso, fatto con malizia dai viterbesi…”.

Ma questa è soltanto una delle tante storie e aneddoti raccontati nel corso della piacevole passeggiata che, dopo il fontanile sotto S. Angelo ha portato la carovana fino alla cosiddetta ‘scorticata’ che attraversa la selva. Qui il biologo Mauro Presciutti ha spiegato cosa rende così unico e rigoglioso il Monte Fogliano: sostanzialmente ci sono vari “influssi, il mare, il lago, l’altitudine graduale che consentono l’esistenza di tante specie tutte diverse. Come la ‘faggeta depressa’, così chiamata non perché triste, ma perché solitamente i faggi crescono tra i 1000 e i 1700 metri ed è una pianta che cresce praticamente ovunque in Europa. Qui da noi, invece cresce dai 500 in su – le parole di Presciutti – sia per gli influssi sia per il terreno vulcanico e quindi particolarmente fertile”.

Tappa finale – e obbligata – del percorso è l’eremo di San Girolamo dove Amerildo e Andrea hanno salutato i presenti citando i versi che Neruda e Trilussa hanno dedicato alla natura che tanto ci dà, senza chiedere nulla in cambio, se non il dovuto rispetto. Una consapevolezza che sicuramente i partecipanti alla camminata hanno riportato a casa con sé.

Per info: www.Archeotuscia.com

Gruppi FB: Vetralla Museo Diffuso e Tuscia Museo Diffuso

 

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