5 gennaio 1437: nasce a Viterbo Annio, il più abile autore di falsi storici di tutti i tempi

di ANNA MARIA STEFANINI-

VITERBO – Papi, umanisti e dotti: tutti tratti in inganno da Joannes Annius Viterbiensis (talvolta “Iohannes Nannis Viterbiensis”). L’abilità di Annio da Viterbo (1437- 1502) sta non soltanto nell’esser riuscito a raggirare contemporanei e posteri ma nell’aver costruito credibili verità parallele inventando fonti storiche, personaggi e toponimi inesistenti e se fosse vissuto in età moderna probabilmente avrebbe conteso a J. R. R. Tolkien il titolo di maggior scrittore fantasy di sempre.
Colto ed erudito domenicano, dal convento viterbese di S. Maria in Gradi scala rapidamente le gerarchie ecclesiastiche, ottiene i favori dei papi Sisto IV e Alessandro VI arrivando guadagnarsi il grado di “Maestro del sacro palazzo apostolico”; tutto questo grazie anche a millantate conoscenze delle lingue orientali e persino della lingua etrusca.
Tracce del suo passaggio si riscontrano anche nel convento di S. Maria Novella di Firenze dove era stato destinato probabilmente per compiere il suo tirocinio di formazione e dove sono rimaste alcune sue postille autografe nella “Summa theologica” di San Tommaso.
Nella seconda metà del 15° secolo è documentata la sua presenza a Genova dove, tra vari altri incarichi, svolge anche quello di predicatore quaresimale, presumibilmente su mandato del cardinale Niccolò Forteguerri, in quel periodo autorevole frequentatore di Viterbo.
È durante questo suo soggiorno nel nord-Italia che Annio avrebbe “scoperto” le antichissime fonti per le sue contraffazioni d’autore.
Il suo maggiore falso storico è un’opera di manipolazione filologica intitolata “Antiquitatum variarum”, meglio conosciuta come “Antichità di Annio”, un ponderoso trattato in 17 volumi recanti testi da lui inventati e attribuiti a numerosi autori antichi effettivamente esistiti, tra i quali il poeta greco Archiloco (7° secolo a.C.), lo storico e geografo greco Megastene (4° secolo circa a.C.) e lo scrittore e politico romano Marco Porcio Catone, il celebre “Cato Censor” (234-149 a.C.).
L’opera è così ben costruita e ingannevolmente documentata da depistare generazioni di studiosi, tanto da venir ripubblicata a stampa, in latino e in volgare, in pratica sino al 17° secolo.
Tra i “meriti” di Annio vi è anche quello di aver spodestato Ercole da mitico fondatore della città di Viterbo
attribuendone l’origine addirittura a Noè, giunto nell’alto Lazio dopo l’approdo sul monte Ararat con il nome di Vetumno ed è da questo nome che poi sarebbe derivato quello di Viterbo.
Degne di nota sono anche le false fonti storiche – ma costruite a regola d’arte – a sostegno della fantasiosa ricostruzione delle nobilissime origini della sua città natale.
Secondo alcune fonti anche il nome “FAUL”, del noto toponimo viterbese, sarebbe una sua invenzione: un acrostico ottenuto unendo le iniziali di Fanum, Arbanum, Vetulonia e Longula, i nomi dei quattro antichi nuclei urbani da cui sarebbe successivamente sorta la Viterbo etrusca.
A sua memoria è intitolata la via cittadina che collega via Cavour con via Cardinal La Fontaine.

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