62esimo suicidio, il boia questa volta è passato da Cremona

“31 anni, originario del Marocco, in carcere per presunte rapina e violenza sessuale, si è impiccato ieri sera verso le 19.15 in una cella della Casa Circondariale di Cremona. È il 62esimo detenuto dall’inizio dell’anno a cui è stata inflitta la pena di morte di fatto, con il boia invisibile che vi dà esecuzione random. A queste morti, vanno aggiunti i sette appartenenti alla Polizia penitenziaria che si sono tolti la vita nel 2024. Numeri assurdi, mai visti in precedenza, indegni per un paese civile che, evidentemente, l’Italia, almeno in questo frangente, dimostra di non essere sino in fondo”. Lo afferma Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.

“Vogliamo peraltro precisare, senza polemica alcuna e senza voler minimamente ingigantire un tema tragico, come quello dei suicidi, che è già di proporzioni abnormi al di là dello scarto di due o tre decessi che da altri non vengono catalogati come tali, che i nostri conteggi sono frutto di risultanze acquisite attraverso nostri canali informativi, autonomi e indipendenti, e che coordiniamo costantemente con RadioCarcere (Radio Radicale), Ristretti Orizzonti e altre associazioni indipendenti. D’altronde, sono ben 14 i decessi di cui, sotto un profilo strettamente tecnico-giuridico, non è stata accertata la causa e che ben potrebbero derivare da suicidio sommandosi al dato ufficiale”, spiega il Segretario della UILPA PP.

“La sostanza è che le prigioni, lungi dal solo sperare di poter adempiere al dettato costituzionale, continuano a dispensare morte e sofferenze sia nei confronti dei reclusi sia nei confronti degli operatori, in primis quelli del Corpo di polizia penitenziaria, abbandonati a sé stessi dalla politica e dall’Amministrazione Penitenziaria, che hanno perso qualsiasi contatto con la realtà. Omicidi, suicidi, rivolte, evasioni, risse, stupri e traffici illeciti richiedono interventi tangibili e immediati che non si rinvengono minimamente nella sterile propaganda di governo. Del resto, se il Vice-Presidente del Consiglio, Antonio Tajani, ha dichiarato che ‘ogni suicidio di un agente penitenziario e di un detenuto è un fallimento dello Stato’ e se le parole hanno ancora un senso, 62 reclusi e 7 appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria che si sono tolti la vita nel solo 2024 dovrebbero indurre ad azioni consequenziali. Ma questo, e ci risiamo, in un paese civile e, aggiungiamo, normale”, conclude De Fazio.

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