7 maggio 1824 – L’evento musicale del secolo: a Vienna viene eseguita per la prima volta la NONA SINFONIA di BEETHOVEN

di ANNA MARIA STEFANINI-

VITERBO – L’inno dell’Europa unita ha un’anima tedesca e quasi due secoli fa risuona per la prima volta in una capitale europea: Vienna. Il prossimo anno ricorre il bicentenario di quell’importante evento.
La nona sinfonia è anche l’ultima di Ludwig van Beethoven ed è definita “corale” perché la sua esecuzione richiede una non semplice integrazione di orchestra, coro e cantanti solisti e perché riunisce in un testo musicale unitario e coerente diversi brani e studi composti in precedenza dal genio tedesco.

Persino il percorso realizzativo ha un andamento corale: il progetto prende avvio da una committenza da parte della Società Filarmonica di Londra del 1817 ma il lavoro compositivo si sviluppa anni dopo, tra la fine del 1823 e il febbraio 1824, quando viene prodotto l’autografo originale. L’idea di Beethoven è quella di un’opera profondamente tedesca, ispirata alla tradizione e all’anima tedesca e il nome inizialmente scelto è “Allemande” (tedesca).
La denominazione ufficiale è “sinfonia n. 9 in re minore per soli, coro e orchestra op. 125”; ma tutti ormai la chiamano semplicemente “la nona”.
Negli anni venti dell’Ottocento Vienna è il maggiore centro musicale del mondo, allora letteralmente dominata dai compositori italiani, in particolare da Gioacchino Rossini; malgrado tanta rilevanza Beethoven vuole che la “prima” sia eseguita a Berlino, opzione però che si scontra con i desiderata dei suoi estimatori e finanziatori che pretendono per la prima della nuova opera il più grande tempio musicale dell’epoca: il prestigioso “Kärntnertortheater” (teatro della porta di Carinzia) di Vienna. Viene persino sottoscritta una petizione pro Vienna e alla fine Beethoven si convince e acconsente. Ma il compositore tedesco è geniale quanto inflessibilmente idealista, animato da principi musicali molto rigidi e considera il Kärntnertortheater un ambiente eccessivamente sfarzoso per un’opera intimista e ispirata come la “Nona” e chiede di utilizzare un modesto ridotto; i suoi amici dovranno faticare non poco per convincerlo a rinunciare a “un guscio di noce”, evitare un incidente diplomatico ed esordire nella prestigiosa sede viennese. Per l’occasione vengono ingaggiate le giovanissime cantanti Henriette Sontag (18 anni) e Caroline Unger (21). La Unger sarà apprezzatissima anche in Italia al punto che Bellini e Donizzetti scriveranno brani appositamente per lei.
L’esecuzione è un trionfo e il pubblico, sapendo della sordità del compositore, oltre agli applausi sventola a lungo i fazzoletti.
Il celeberrimo “finale”, nel 1972, è stato riadattato dal direttore Herbert von Karajan a Inno europeo che viene sempre suonato nelle maggiori circostanze istituzionali.
Nel 2001, spartito e testo sono dichiarati dall’UNESCO “memoria del mondo”.

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