8 aprile 1973: cinquanta anni fa moriva Pablo Picasso, l’Einstein dell’Arte

di ANNA MARIA STEFANINI-

Probabilmente storici e filosofi degli anni a venire consacreranno il primo ventennio del Novecento come l’era delle trasformazioni radicali; trasformazioni per le quali il filosofo USA Thomas Kuhn ha coniato l’espressione “cambio di paradigma”. La teoria della relatività, l’atomo e la fisica quantistica, la scoperta dell’inconscio, il teatro pirandelliano, la composizione musicale dodecafonica di Arnold Shönberg e ben quattro correnti artistiche (Espressionismo, Cubismo, Futurismo e Astrattismo) stabiliscono il più importante cambio di paradigma dopo la rivoluzione scientifica di Galileo Galilei.
Parliamo di un’epoca che ha cambiato le coordinate di pensiero per decine di milioni di persone, contemporanee e posteriori; ma quella è anche l’epoca di Pablo Picasso e non v’è dubbio che senza di lui il ventennio delle avanguardie avrebbe avuto tutt’altra biografia.
Picasso nasce a Malaga (Andalusia) il 25 ottobre 1881 da una famiglia modesta; dal padre Don José Ruiz, insegnante di disegno, apprende i primi rudimenti di quella che poi diventerà la sua scelta di vita; dalla madre Maria, di lontane origini genovesi, prende il nome d’arte.
Durante l’apprendistato col padre rivela rapidamente un talento innato e all’età di 8 anni comincia a dipingere i primi quadri nei quale si intravede già una non comune padronanza tecnica.
Nel 1891, all’età di 10 anni, la famiglia di Pablo si trasferisce a A Coruña, in Galizia, dove al padre Don José era stato offerto un posto da insegnante nella Scuola d’arte. Durante il soggiorno in quella città inizia a frequentare la Scuola di Belle Arti. Nel frattempo nascono le sue due sorelle.
Nel 1895 Don José è nominato professore presso la Escuela de Artes y Oficios de Barcelona, detta anche “La Lonja” e tutta la famiglia si trasferisce nella capitale catalana; una città con una vita civile e culturale estremamente vivace.
Qui, nel 1896, a 15 anni, con l’amico Manuel Pallarès apre il suo primo atelier; in questo periodo realizza opere che conoscono un discreto successo: “L’enfant de choeur”, “La prima comunione” e “Scienza e carità”. Quest’ultima ottiene una menzione alla mostra nazionale di Madrid e un premio a Malaga.
Sull’onda di questi successi il giovane Pablo si trasferisce a Madrid dove viene facilmente ammesso all’Accademia Reale San Fernando e dove ha l’opportunità di studiare da vicino i grandi capolavori del museo del Prado.

Rientrato a Barcellona comincia a frequentare un diverso genere di accademia: il locale “Els quatre gats” (“i quattro gatti”), una “concept taverna” frequentata da artisti, poeti, intellettuali e politici. Qui si incrociano i più creativi fermenti culturali d’Europa e in questo locale stringe amicizia con figure di spicco dello scenario culturale spagnolo.

Sedotto dall’ambiente dei Els quatre gats, nel ‘900, il 19-enne Picasso insieme all’amico Carlos Casagemas si trasferisce a Parigi, proprio nell’anno in cui nella capitale francese si celebra l’esposizione universale e proprio nel padiglione spagnolo viene esposto un suo quadro.
Parigi da decenni è la capitale mondiale dell’arte e meta dei maggiori artisti d’occidente.
Rientrato in Spagna, l’irrequieto Picasso si stabilisce di nuovo a Madrid dove, insieme all’anarchico Francisco de Asis Soler, fonda la rivista “Arte Joven” (Arte giovane).

il sempre più irrequieto Pablo ritorna a Barcellona; qui si compie un tragico imprevisto che avrà importanti ricadute sulla sua produzione artistica successiva: il 17 febbraio del 1901 l’amico Carlos Casagemas si suicida per amore sparandosi un colpo di pistola alla tempia.
È questo l’inizio del famoso “periodo blu”, durato fino al 1904, in cui dipinge quadri inquieti e pessimisti realizzati quasi soltanto con il colore azzurro e azzurro-verde.
Nell’aprile del 1904 Picasso si trasferisce definitivamente a Parigi dove affitta un atelier in Montmartre; qui conosce la bellissima Fernande Olivier, che sarà la sua compagna per 7 anni. Nel tempo l’atelier di Montmartre diviene luogo di frequentazione dei maggiori artisti, letterati e intellettuali francesi dell’epoca.

In un viaggio nel 1906 con Fernande sui Pirenei scopre l’antica arte statuaria iberica, una sorta di arte primitiva che non teneva conto dei tradizionali canoni prospettici e armonici; è lì che concepisce il “cubismo”, un modo di rappresentare la realtà attraverso l’inedita decostruzione dell’unità di volti e corpi, riportando su un unico piano visuale i diversi elementi oggettivi e le diverse esposizioni delle figure.

Nel 1907 dipinge il celeberrimo “Les demoiselles d’Avignon” (in realtà l’interno di un bordello barcellonese) dove i corpi sono sottratti ai vincoli anatomici e ricomposti secondo un criterio formale in modo da conferire contemporanea evidenza a tutti i dettagli espressivi. Ovviamente l’opera, come tutti i capolavori innovativi, viene accolta malissimo, anche dai suoi amici ed estimatori.
Malgrado ciò la sua avventura parigina prosegue fino a superare resistenze e diffidenze e Pablo Picasso è sempre più noto e apprezzato; ma sono questi anche anni difficili, segnati dalla rottura con Fernande, la morte per tubercolosi della sua successiva compagna, Eva Gouel e da ristrettezze economiche.

Negli anni della prima guerra mondiale viaggia molto, anche in Italia. Nel 1918, a 37 anni sposa la ballerina russa Olga Khochlova; dal matrimonio nasce il figlio Paulo.
Gli anni successivi sono gli anni della piena maturità, della fama e della ricchezza; tranne che in Germania dove, a seguito dell’ascesa al potere di Adolf Hitler, la sua pittura viene ascritta al canone della cosiddetta “arte degenerata” e censurata.
Nel 1936-1939 in Spagna scoppia la guerra civile tra repubblicani e le forze del dittatore Francisco Franco, sostenuto proprio da Hitler e Mussolini; è in quel periodo che dipinge l’altro grande capolavoro della sua vita: “Guernica”, in ricordo della città basca, teatro del primo massacro di massa di civili sotto un bombardamento aereo congiunto dell’aviazione tedesca e italiana.
Nel 1945, a guerra conclusa, si ritira nel piccolo centro di Antibes, nelle alpi francesi, dove continua a lavorare, sia pure in modo molto appartato.
Nel 1949, in un viaggio a Roma in occasione dell’incontro dei “partigiani della pace” realizza a matita “La jeune fille de Calabre”, il ritratto del “volto splendente” di Rita Pisano, esponente del PCI, che partecipa ai lavori.
Pablo Picasso muore all’età di 91 anni a Mougins l’8 aprile di 50 anni fa, stroncato da una grave malattia polmonare. Riposa nel parco del castello di Vauvenargues, nel sud della Francia.

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