A Bassano in Teverina la cerimonia per ricordare Giovanni Ricci, finanziere ucciso nella foiba di Bor in Jugoslavia

BASSANO IN TEVERINA (Viterbo)- A Bassano in Teverina la cerimonia per ricordare Giovanni Ricci, finanziere ucciso nella foiba di Bor in Jugoslavia. Fatto prigioniero nel 1945 dalle truppe del Maresciallo Tito, il bassanese Ricci ha trovato la morte in Serbia nel 1946 – Presenti il Sindaco Romoli, il Comandante provinciale della Guardia di Finanza Colonnello Carlo Pasquali e il Consigliere Provinciale Ermanno Nicolai.

Un figlio della Tuscia nato a Bassano in Teverina nel 1915. Un martire italiano ucciso nella foiba di Bor nel 1946. È la triste storia del bassanese Giovanni Ricci, finanziere del I° Battaglione mobilitato della Guardia di Finanza, che come tanti altri italiani ha perso la vita in Jugoslavia al termine della Seconda Guerra Mondiale per mano del sanguinario regime comunista del Maresciallo Tito.

In occasione del recente Giorno del Ricordo, questa mattina a Bassano in Teverina si è svolta la cerimonia di deposizione della corona d’allora al monumento dedicato a Ricci alla presenza del Comandante provinciale della Guardia di Finanza Colonnello Carlo Pasquali, del sindaco di Bassano in Teverina Alessandro Romoli, del consigliere provinciale – nonché sindaco di Tessennano – Ermanno Nicolai in rappresentanza della Provincia di Viterbo e delle autorità militari e civili della Tuscia.

Decorato della croce al merito di guerra, il finanziere Ricci è stato prima internato dai tedeschi il 9 settembre 1943, all’indomani della firma dell’armistizio. Poi è stato fatto prigioniero delle truppe del Maresciallo Tito il 9 maggio 1945, quando ormai la Guerra in Europa era terminata, e barbaramente ucciso il 26 luglio 1946 nella foiba di Bor, in Serbia.

“Quella delle foibe è una vicenda che è rimasta nascosta per troppi anni, come se fosse un passato di cui vergognarsi – ha commentato il sindaco di Bassano in Teverina Alessandro Romoli -. Ma con l’istituzione del Giorno del Ricordo con la legge n.92 del 2004, lo Stato italiano ha finalmente ridato dignità a tutti gli italiani massacrati al fronte orientale e gettati brutalmente nelle foibe. Quei fatti non devono più accadere e spetta a tutti noi lottare affinché, attraverso il ricordo, prevalga sempre il dialogo e il confronto”.

“Giovanni Ricci è stato deportato e ucciso solo perché indossava una divisa, solo perché italiano – ha affermato il Colonnello Carlo Pasquali -. I militari sono stati i primi ad essere attaccati, ma con loro sono stati deportati anche tanti civili, religiosi e insegnanti italiani. Trucidati per la loro nazionalità in un momento in cui la guerra era finita. Da appartenenti al corpo della Guardia di Finanza è per noi un onore ricordare il collega Giovanni Ricci, che ha pagato con la vita per aver servito con coraggio il suo paese e per aver onorato la divisa”.

“Abbiamo il dovere di ricordare cosa sono state le foibe e trasmetterne la conoscenza ai giovani – ha detto infine il consigliere provinciale Ermanno Nicolai -. Nel 1945 la situazione al confine orientale era delle più drammatiche. Da un lato i partigiani stavano infatti liberando l’Italia dal nazifascismo, mentre dall’altro, a pochi chilometri di distanza, altri partigiani stavano invece trucidando gli italiani. È esattamente questo che ha ordinato il sanguinario Maresciallo Josip Broz detto Tito”.

 

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