“A Montefiascone dedicare una strada, una piazza, un giardino a Vincenzo Bologna”

MONTEFIASCONE ( Viterbo) – “Dedicare una strada, una Piazza, un giardino a Vincenzo Bologna, è riconoscere anche la formidabile storia del dopoguerra, dopo il crollo dei muri, ora che le contrapposizioni politiche sembrano ridotte a semplici affiliazioni tribali”. A 101 anni dalla morte a parlare è il figlio Paolo. E con lui una numerosissima schiera di montefiasconesi che sperano che la Giunta della Sindaca Giulia De Santis possa finalmente onorare chi ha fatto ‘fatti e non chiacchiere sul colle’ “Originario di Monteiasi in Provincia di Taranto”, chiosa Paolo, “emigrò a Montefiascone fuggito dopo l’8 settembre da Roma, rientrato ferito dalla guerra d’Africa, nel il secondo conflitto mondiale. Si sposò nel dopoguerra con Olivera Mezzetti. Fu la prima impresa di costruzioni ad iscriversi nella neonata Camera di Commercio di Viterbo. Iniziò il suo percorso politico della Democrazia Cristiana entrando nel direttivo e fondò la sede provinciale. In pochi anni entrò a dirigere l’Ente Maremma del viterbese assieme al Vescovo di Valentano Don Ascenzi. Enorme è stato il proprio contributo alla crescita del paese. Costruì la STRADA DEL LAGO, profuse enorme impegno nella  ondazione della CANTINA SOCIALE. L’unico DOCUMENTARIO SU MONTEFIASCONE DEGLI ANNI ’50, lo fece fare lui, arrivò una troupe Rai da Roma. Presidente dell’OSPEDALE CIVICO per molti anni, da piccola infermeria lo trasformò in grande struttura d’eccellenza. Come Presidente del MONTEFIASCONE CALCIO inanellò successi su successi. Promotore della FIERA DEL VINO EST EST EST, faceva venire le più importanti star nazionali (Gianni Morandi, Rita Pavone Ricchi e Poveri). Come Sindaco fece costruire LA TANGENZIALE che congiunge la Cassia alla Umbro-Casentinese, acquistò il bellissimo Palazzo Pieri-Buti nel centro storico e ne fece la BIBLIOTECA COMUNALE. Impedì il trasferimento della sede comunale NEL PALAZZO DORIA nel centro storico alto, all’epoca malmesso, lo fece invece ristrutturare completamente. Fu anche PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE INDUSTRIALI di Viterbo e PRESIDENTE DELLA CASSA EDILE.”“Sono davvero sconsolato come figlio. Dopo la sua morte anni di politica urbanistica scellerata, hanno coperto gli straordinari panorami di Montefiascone (che il famosissimo marchese De Sade scrisse nel suo Viaggio in Italia ‘ Da qui si apre il panorama più bello del mondo…’. Arrivando da Marta è tutto tappato; proseguendo fino alla chiesa del Riposo, si scopriva la Palanzana e gli appennini. Niente più di tutto questo. Dal ponte di Zepponami la bella siluette del paese con la sua enorme cattedrale è chiusa da anni da una fila di non certo belli alberi di acacia, con o senza foglie. Lo straordinario, invidiabile panorama che si vedeva dalle stupende curve a serpentina, da San Pancrazio verso Bolsena (una delle più belle strade d’Italia) è chiuso da anni da rami, siepi e di incuria. Bisogna andare alla Rocca o Borgheriglia per vedere quella meraviglia: il cratere del vulcano, il lago, 12 paesi (ho una foto che li evidenzia), l’onnipresente siluette dell’Amiata, il mare e le isole toscane. Così pure i Cimini e gli Appennini. Ma la strada, la Bandita dei ristoranti, per arrivarci? Un disastro, tra cemento e fratte incolte… Nessun cartello, come in uso in tanti altri paesi, che pubblicizzi questa ricchezza (senza possesso): semplice metterli venendo da Bolsena, da Orvieto, da Viterbo, da Marta. È centro viario importantissimo, oltre alla fortuna condivisa della Francigena, qui nasce La Umbro Casentinese. Mai pensato ad un gemellaggio con Cesena? Non lo so, non mi pare. Montefiascone sembra abbia un talento incredibile nel tagliare meravigliosi alberi secolari, con scuse spesso ridicole o meschini interessi. Per vedere una grande quercia bisogna andare oramai alla Madonna della Valle. Dopo il cimitero, salendo nessun albero è stato piantato: è quello è l’ingresso del paese! Un grande albero è più importante di tutte le architetture. E gli splendidi pini di Via Bandita li fece piantare mio padre. Il ns più illustre cittadino il grande letterato settecentesco di fama internazionale, Giovanni Battista Casti, nel recente bicentenario della morte non ha avuto cenno di commemorazione.  Spero che ricordare la figura di Vincenzo e della moglie Vera, serva da esempio e confronto, di quando tutto era fatto per migliorare la vita delle persone, con generosità, operosità, spirito sociale e amore per il proprio paese”.

 

 

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