A San Martino al Cimino i bambini della scuola primaria “Alberto Manzi” visitano la Biblioteca di quartiere di TusciaArtLab

di MARIA ANTONIETTA GERMANO –

SAN MARTINO AL CIMINO ( Viterbo) – Martedì 23 aprile, nella Giornata Mondiale del Libro, i piccoli alunni della scuola primaria IC Canevari-plesso scolastico “Alberto Manzi”, accompagnati dalle maestre Elisa, Alessandra e Masha, hanno sfidato la pioggia con i loro ombrellini e mantelline colorate e in fila per due sono andati, seri e composti, in visita alla Biblioteca di quartiere TusciaArtLab, fondata nel novembre 2023 dalla project manager Giulia Marchetti.

Un evento che commuove. Per saperne di più ne parliamo con Giulia Marchetti.

D- Come è nata l’idea di questa eccezionale visita?

R- E’ stato un appuntamento programmato e voluto dalla scuola d’infanzia “Alberto Manzi” di San Martino e dalle maestre che erano già venute in questo spazio per capire l’importanza e l’utilità di questo progetto che si sta emplementando sempre di più.  In realtà la sorpresa più bella e più grande si è rivelata sin dall’apertura di questo spazio che ha creato una finestra nel mondo dei bambini piuttosto che in quella degli adulti, quindi una connessione molto diretta e anche fisica, se vogliamo, con i bambini che entrano in biblioteca perchè incuriositi, aprono la porta e chiedono che cosa c’è all’interno, a volte entrano, si siedono e collaboriamo con degli scambi di idee.

Proprio sulla base di questo, la scuola ha ritenuto opportuno di venire e spiegare ai bambini che cosa è una biblioteca di quartiere e perchè è importante.

D-  Entrando in biblioteca che cosa hanno chiesto i bambini?

R – Appena entrati mi hanno chiesto che cosa è una ‘libreria’, no anzi, una ‘biblioteca’.  Ho spiegato loro che c’è una differenza tra il luogo dove i libri vengono venduti e un luogo dove i libri vengono ceduti in prestito in maniera gratuita, ed anche scambiati e condivisi, perchè questo passaggio dei libri tra le persone crea anche un’unione di affetto, di amicizia, e uno scambio di idee, questa è l’importanza della biblioteca. Questo per spiegare ai bambini che la lettura e condivisione della cultura è assolutamente gratuita e quello che le persone possono dare a una biblioteca è semplicemente un contributo volontario, quindi per prendere un libro in prestito è necessario accendere una tessera.

D- Altre domande di curiosità?

R – La prima domanda che mi hanno fatto, guardandosi intorno in questo spazio, è stata: Che cos’è quella vecchia cosa?  La ‘vecchia cosa’, posta nella libreria, è la macchina da scrivere Underwood  che ha cento anni, è americana, e in un tempo lontano, bisognava prima inserire un foglio di carta e poi si poteva scrivere una lettera, ma solo battendo sui tasti che riportano le lettere dell’alfabeto. Ah, i piccoli pensavano fosse un giocattolo…Questa per loro è stata anche una scoperta che ha dato l’idea del tempo che passa e del progresso.

Ora i bambini nascono già digitali, sono avvezzi ad utilizzare dispositivi mobili, siamo nella fantascienza rispetto a quella che era una macchina da scrivere classica, manuale e analogica.

D- Davanti ai piccoli alunni e alle loro domande si è sentita in difficoltà? 

R – Ovviamente la cosa più difficile soprattutto per me che ho dovuto accogliere i bambini, è stato l’utilizzo di un linguaggio molto semplice, adeguato per i bambini di una scuola d’infanzia.

Ci sono riuscita, forse in parte, perchè per parlare con i bambini bisogna disimparare tutti quei termini, tutte quelle strutture linguistiche che noi acquisiamo nel corso degli anni, anche attraverso la professione che facciamo o che lo richiede. Invece spiegare qualcosa ai bambini diventa talvolta difficile ma se ci si riesce, è molto bello, anzi, bellissimo.

Così ho detto loro che in questo luogo si salvano i libri. Cosa significa salvare i libri? Raccogliere tutti i libri che le persone in qualche maniera se ne vogliono disfare. Questo a noi dispiace perchè i libri dovrebbero vivere sempre, sono una ricchezza, sono un patrimonio dell’umanità, sono stati prodotti da altre menti che vogliono insegnarci qualcosa. Poi ci sono libri più importanti, quelli meno. Non tutti i libri andrebbero letti, però tutti i libri andrebbero salvati.

D- Che cosa fa la Biblioteca di quartiere?

R- Questo luogo è una sorta di rifugio per i libri, quindi le persone portano i libri e io li accolgo tutti. Poi li seleziono, una parte entra a far parte del catalogo della biblioteca, come già ci sono e poi verrano condivisi. Altri verrano portati a Libri randagi per essere salvati. L’importanza della biblioteca di quartiere è di dare ai bambini sin da piccoli, la possibilità di entrare qui e anche se non sanno leggere, possono già sfogliare i libri che più li colpiscono per le immagini o per i colori delle copertine. I bambini hanno un cervello ricchissimo di neuroni, molto più degli adulti,  e sono capaci di apprendere tantissimo, sono come delle spugne, assorbono la conoscenza. Però è riscontrato che se i bambini non esercitano la lettura, l’apprendimento, questo contatto con i libri, da grandi saranno sempre più disconnessi e andranno a perdere tutte quelle pregorative per cui sono nati geneticamente. E se quella parte biologica non viene utilizzata, viene eleminata per natura, è come uno smantellamento di questa capacità che hanno i bambini. I bambini devono imparare a leggere, amare la lettura, se lo faranno da bambini avranno sicuramete da adulti una capacità intellettiva più sviluppata.

Ho un’affezionata lettrice di nove anni che ha chiesto lei stessa di poter collaborare con la Biblioteca, quindi lei, munita del suo cartellino che la qualifica come volontaria, viene e a volte a fare la vetrina, oppure dà dei consiglio sulla disposizione dei libri per bambini, legge qua il suo libro in prestito della Biblioteca ed è una bambina che già dimostra di apprezzare questo spazio, ma dà anche un contributo creativo che è notevole e non è scontato.

D – L’incontro con i piccoli apprendisti lettori, come si è concluso?

R- Mi sono commossa. E’ stato un incontro speciale, per ringraziarmi dell’ospitalità hanno disegnato il mio ritratto, molto fedele, anzi mi somiglia. In più mi hanno portato in regalo il bellissimo libro:“Il talento di Mr. Alce”. Si poteva sciegliere libro più adatto e azzeccato per una biblioteca? E’ un libro ovviamete per i bambini dell’infanzia ed è molto ben illustrato. E’ un libro geniale:  Alce ama raccontare le storie in famiglia, la sera nella sua casa nel bosco. Quando però anche l’ultimo racconto si esaurisce, è sua moglie a suggerirgli di leggere loro un libro. Nel bosco, però, non è facile trovarne: né da Orsa, o dai Cinghiali, né da Tasso, né da Volpe, o da Castoro, Lepre o Talpa, Alce va quindi in biblioteca per prenderne in prestito e, diffusasi la notizia, il suo salotto, sera dopo sera, trabocca di grandi e piccoli lì per ascoltarlo. I libri non bastano mai, così il signor Alce attrezza un furgone: un bibliobus per gli amici del bosco. Nessuno di loro, però, sa leggere e sarà lui ancora una volta a risolvere la situazione: da lettore a maestro!”. Quindi la morale è: l’importanza della lettura che dovrebbe iniziare sin dalla tenera età.

Infine prima di salutarli  ho detto loro: i libri sono i nostri migliori amici. Per lo meno questo è il rapporto che ho avuto da bambina, quando sfogliavo i libri e vedevo le figure. Il vantaggio di tutti i bambini è che tutto ciò che impareranno in questa fase specifica della loro vita, probabilmente rimarrà nella loro mente per sempre. Sono le storie che ascoltiamo da bambini, diventano perenni, vanno nella memoria adulta. Mentre da adulti ci imbattiamo in tante cose, alcune le ricordiamo, altre no. I bambini hanno una capacità ricettiva amplificata al massimo, perchè loro hanno in più rispetto a noi, la curiosità ma anche le emozioni. E le emozioni usano la memoria ……

E ho raccontato loro in parole semplici una storia che mi raccontò la mia maestra da bambina che poi mi ha accompagnato per tutta la vita. Anche le maestre mi hanno ascoltato.

La mia maestra, ho raccontato, mi parlò di un bambino un po’ capriccioso e insofferente, non aveva pazienza di vivere la sua vita, voleva sempre andare oltre. Un giorno è arrivato un angelo e gli ha dato un gomitolo di filo dicendo: “Questo gomitolo è la tua vita. Il filo man mano che scorre, farà diventare sempre più piccolo il gomitolo perchè la tua vita diventa sempre più breve. Ti affido questo gomitolo. Quando tu vivendo, avrai una difficoltà, un problema che non vuoi affrontare, basta che tu tiri il filo, supererai l’ostacolo e farai un salto avanti nel tempo”. Questo bambino ha il gomitolo magico che non è altro che la sua vita, che può utilizzare proprio per sollevarsi dalle difficoltà. Quindi, come si trovava in un momento diffcile, lui tirava il filo. Tirava il filo, tirava il filo….. Morale della favola: il bambino diventa adulto e poi anziano e la sua vita non l’ha vissuta perchè tirando il filo è scappato davanti alle difficoltà che gli si sono presentate. Perchè questa storia mi è rimasta sempre impressa? Perchè nella realtà ho capito che le difficolà che incontriamo, ci insegnano, ci fanno diventare le persone che siamo o che saremo in futuro. E ogni volta che nella mia vita ho avuto un momento difficile, mi sono sempre detta: potessi tirare quel filo, potessi arrivare già a domani!. Ed è bello che io non abbia mai avuto questo gomitolo. La morale ai bambini: vivete ogni momento della vostra vita e affrontate tutto senza mai aver paura, perchè voi sarete da grandi gli ostacoli che supererete”.

I bambini questa fiaba l’hanno compresa. Si sono divertiti ed emozionati e Giulia Marchetti più di loro. E le deliziose e attente maestre hanno promesso che torneranno presto.

 

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