A un anno dopo il conflitto in Ucraina, cito Cioran

di GIANINA ANDREI-

VITERBO- Ad un anno dal conflitto dedico una riflessione del filosofo Emile Cioran: “Una nazione, quando inizia ad armarsi, non può fermarsi. La povertà e la miseria non sono i limiti dell’armamento. Per centinaia di anni, l’umanità ha guardato il cielo attraverso una buca di cannone.
L’ostacolo essenziale alla pace è la lotta dichiarata o segreta per l’egemonia. Il desiderio di un primato esclusivo è così forte nelle nazioni, che per esso sono disposte a violare qualsiasi tipo di obbligo etico o internazionale. Si può immaginare che le nazioni raggiungeranno mai una tale neutralità da essere indifferenti al loro potere e al loro dominio? Finché la storia sarà basata su un ritmo biologico e finché specifici valori storici svilupperanno un imperialismo vitale, questa neutralità non sarà né possibile né desiderabile. Una grande nazione sorge sulle cadute di un’altra o sull’umiliazione di altri. Le glorie nazionali sono bagnate da un mare di sangue, come tutta la storia… Napoleone, accelerando il passo della Francia, ne accelerò la decadenza. Indirettamente, ha gettato la Germania dietro l’Europa e ha fatto al suo paese un dono fatale. È la tragedia storica delle grandi personalità, che, portando le nazioni a un livello di crescita abnorme, ne provocano implicitamente il crollo. La tensione nata dalla visione del cesarismo eleva la nazione oltre il suo livello storico naturale e indebolisce la sua resistenza in seguito. Ecco perché le grandi dittature – non le tirannie – tirano fuori, nel bene e nel male, le nazioni dalle loro faghe… L’ethos aggressivo è una specie di spina dorsale delle nazioni. Non c’è altro modo per spiegare perché lo strumento dell’istinto aggressivo – l’esercito – sia un’istituzione così strettamente legata a tutte le forme di esistenza nazionale. Più che la religione e i suoi templi, tutte le forme statali trovarono nell’esercito una consacrazione. Un’istituzione eterna nella misura in cui sono eterne quelle umane. Così è l’uomo meno spiritualizzato, incitato, dall’istituzione meno spirituale immaginabile, e ne ha fatto un asse della sua vita. L’esistenza permanente dell’esercito è un banco di prova definitivo per ogni antropologia pessimista… L’ethos aggressivo è una sorta di spina dorsale delle nazioni. Non c’è altro modo per spiegare perché lo strumento dell’istinto aggressivo – l’esercito – sia un’istituzione così strettamente legata a tutte le forme di esistenza nazionale. Più che la religione e i suoi templi, tutte le forme statali trovarono nell’esercito una consacrazione. Un’istituzione eterna nella misura in cui sono eterne quelle umane. Così è l’uomo meno spiritualizzato, incitato, dall’istituzione meno spirituale immaginabile, e ne ha fatto un asse della sua vita. L’esistenza permanente dell’esercito è una prova definitiva per ogni antropologia pessimista… In tutti gli stati che non rappresentano un’idea imperialista, l’esercito ha un carattere artificiale, esterno, forzato. Confrontiamo cosa significa essere un soldato in Romania e cosa significa la stessa cosa in Germania o in Russia… Lui (il soldato) vive i problemi del suo paese in tutto il mondo. Sapere che un giorno andrai in una parte del mondo, che l’esistenza è legittimata da future conquiste, pone all’esercito un contenuto ideologico, un significato vasto e come tale giustifica i rigori disumani della disciplina. La funzione principale del soldato è attaccare, non difendere. Gli ideali difensivi svuotano l’esercito di qualsiasi contenuto. Solo i paesi minori intraprendono guerre difensive… Una nazione che inizia una guerra, che si vanta di essere la fonte della conflagrazione, resiste all’aggressione attraverso l’orgoglio e l’automatismo. Una nazione imperialista è sempre forte. E una nazione che non si adatta più a se stessa è imperialista. L’espansione è un segno di vitalità, non di umanità. Ma l’umanità non è sorta in nome dell’umanità. Il problema della miseria è mai stato risolto in nome della misericordia?
Tra i popoli, la lotta tra i forti ei “deboli” assume forme ancora più drammatiche. Ci sono popoli forti la cui forza è consacrata, i cui istinti aggressivi sono controllati e che hanno realizzato in una certa misura i loro obiettivi ideali. Sinceri e coerenti con la loro missione, hanno calpestato tutto ciò che si opponeva alla loro espansione e al desiderio di raggiungere. Tali popoli hanno libero uso della forza e sono fieri della libertà che essa garantisce loro.
Contro chi esercitano il diritto del più forte?
Sono popoli che si abbandonano al corso della storia, senza interventi efficaci e originali, popoli che pagano per il divenire. Vorrebbero vivere tranquillamente e comodamente, vivere e morire in pace, indisturbati da nessuno. Ma si sbagliano di grosso quando pensano che, se mancano del disturbo del demone interiore, il mondo intorno a loro li lascerà in pace. Le cose accadono al contrario. Nazioni senza storia, cioè senza demone interiore, hanno una direzione oscura all’orizzonte: la politica estera. Vivono sotto la pressione di una minaccia costante e assaporano la libertà sotto il terrore. O non possono o non vogliono essere forti. Ed è per questo che la storia è spietata con loro, per il diritto del più forte di inginocchiarsi e umiliarli. Le nazioni deboli non hanno destino; quindi, la loro vita è una caduta inevitabile, che non ispira alcun tipo di rimpianto…. La guerra prende

La guerra assume un carattere drammatico quando scoppia tra un popolo obsoleto nella forza, che ha tutte le capacità di potere e di tradimento derivanti dal potere, e un popolo in ascesa, che vuole diventare forte. In questo caso non si incrociano più spade, ma destini. Popoli di questo tipo non possono più essere integrati tra i deboli, la cui scomparsa non è una perdita, ma costituiscono espressioni del ritmo ascendente dell’umanità. La storia non è la lotta tra nazioni forti e nazioni deboli, ma tra nazioni forti e meno forti.Le disparità di potere determinano variazioni storiche. Il non essere allo stesso livello, all’interno degli stessi valori, genera attriti e incomprensioni…le guerre determinano i rifiuti della storia, come le rivoluzioni, i vertici…penso che non ci sia uomo che non combatta con tutto il suo sentimento contro guerra: ma, comunque, non credo ci sia nessuno che non ne riconosca la fatalità. Teoricamente, non è così facile essere contro di lui… Sia la guerra che la rivoluzione sono fatte dalla nazione: ma non entrambe pongono la nazione come scopo centrale. ..Non ci sono profeti di guerre e nessuno versa sangue per lo spargimento di sangue che è la guerra… Attraverso la guerra, una nazione controlla la sua forza; ma non aumenta sensibilmente la sua coscienza.
La guerra è una soluzione temporanea; la sua frequenza non può essere spiegata diversamente. Dopo ognuno, le persone hanno deciso di non farne un altro. Non hanno il problema di accettarlo prima, ma solo dopo. Nessuno ha dato a nessuna nazione completa soddisfazione. Ecco perché uno arriva, per poi essere incatenato.

IL CAMBIAMENTO DI FRONTE ALLA ROMANIA – Guerra e rivoluzione di Emil CIORAN

La un an de de conflict in Ucraina il citez pe Cioran:

O natiune, cind incepe sa se inarmeze, nu se mai poate opri. Saracia si mizeria nu constituie limite ale inarmarii. De sute de ani, omenirea priveste cerul printr o gaura de tun.
Obstacolul esential in calea pacii este lupta marturisita sau secreta pentru hegemonie. Dorinta primatului exclusiv este atit de puternica in natiuni, incit pentru ea sint dispuse sa calce orice fel de obligatii etice sau internationale. Se poate concepe ca natiunile vor ajunge cindva la o astfel de neutralitate, incit sa le fie indiferente puterea si dominatia? Atita timp cit istoria va avea la baza un ritm biologic si cit valorile specific istorice vor dezvolta deviat un imperialism vital, aceasta neutralitate nu va fi nici posibila si nici de dorit. O mare natiune se ridica pe darimaturile alteia sau pe umilirea altora. Gloriile nationale se scalda intr o mare de singe, ca toata istoria de altfel…Napoleon, accelerind ritmul Frantei, a accelerat decadenta ei. Indirect, el a aruncat in spatele Europei Germania si a facut tarii sale un cadou fatal. Este tragedia istorica a marilor personalitati, care, ridicind natiunile la un nivel anormal de marire, le pricinuiesc implicit prabusirea. Tensiunea nascuta de viziunea cezarismului inalta natiunea dincolo de nivelul ei istoric firesc si i slabeste pentru mai tirziu rezistenta. De aceea, dictaturile mari – nu tiraniile – scot, in bine si in rau, natiunile din fagasul lor….Ethosul agresiv este un fel de sira spinarii a natiunilor. Altcum nu se explica de ce instrumentul instinctului agresiv – armata – este o institutie atit de legata de toate formele existentei nationale. Mai mult decit religia si decit templele ei, toate formele statale si au gasit o consacrare in armata. O institutie eterna in masura in care cele omenesti sint eterne. Asa este omul de putin spiritualizat, incit, din institutia cea mai putin spirituala care se poate concepe, si a facut o axa a vietii lui. Existenta permanenta a armatei este o proba definitiva pentru orice antropologie pesimista….Ethosul agresiv este un fel de sira spinarii a natiunilor. Altcum nu se explica de ce instrumentul instinctului agresiv – armata – este o institutie atit de legata de toate formele existentei nationale. Mai mult decit religia si decit templele ei, toate formele statale si au gasit o consacrare in armata. O institutie eterna in masura in care cele omenesti sint eterne. Asa este omul de putin spiritualizat, incit, din institutia cea mai putin spirituala care se poate concepe, si a facut o axa a vietii lui. Existenta permanenta a armatei este o proba definitiva pentru orice antropologie pesimista….In toate statele care nu reprezinta o idee imperialista, armata are un caracter artificial, exterior, silit. Sa comparam ce inseamna a fi soldat in Romania si ce inseamna acelasi lucru in Germania sau Rusia…El( soldatul) traieste mondial problemele tarii lui. A sti ca vei pleca odata intr o parte a lumii, ca existenta este legitimata de cuceriri viitoare fixeaza un continut ideologic armatei, un sens vast si ca atare justifica rigorile inumane ale disciplinei. Functia principala a soldatului este sa atace, nu sa apere. Idealurile defensive golesc armata de orice continut. Numai tarile minore poarta razboaie de aparare…..O natiune care incepe un razboi, care se mindreste a fi sursa de conflagratiune, rezista prin orgoliul si automatismul agresiunii. O natiune imperialista este totdeauna tare. Si e imperialista o natiune care nu mai incape in sine. Expansiunea este un semn de vitalitate, iar nu de umanitate. Dar omenirea nu s a ridicat in numele umanitatii. S a rezolvat vreodata problema mizeriei in numele milei?….
Intre popoare, lupta dintre tari si “slabi” ia forme si mai dramatice. Exista popoare puternice a caror forta e consacrata, cu instinctele agresive verificate, si care si au infaptuit intr o anumita masura rosturile lor ideale. Sincere si consecvente misiunii lor, ele au calcat in picioare tot ce s a opus expansiunii si dorintei lor de realizare. Astfel de popoare dispun liber de forta si sint mindre de libertatea pe care le o garanteaza ea.
Fata de cine isi exercita ele dreptul celui mai tare?
Sint popoare care se abandoneaza cursului istoriei, fara sa intervina efectiv si original, popoare in plata devenirii. Ele ar vrea sa traiasca linistit si comod, sa vietuiasca si sa moara in pace, netulburate de nimeni. Se insala insa rau cind cred ca, daca le lipseste tulburarea demonului launtric, lumea inconjuratoare le va lasa in pace. Lucrurile se petrec dimpotriva. Neamurile fara istorie, adica fara demon launtric, au o directie intunecata din orizont: politica externa. Ele traiesc sub presiunea unei amenintari continue si gusta libertatea sub teroare. Ele ori nu pot, ori nu vor sa fie tari. Si de aceea, istoria este neindurata cu ele, prin dreptul celui mai tare de a le ingenunchea si umili. Neamurile slabe n au destin; de aceea, viata lor este o cadere inevitabila, care nu inspira nici un fel de regret….Razboiul ia caracter dramatic atunci cind se dezlantuie intre un popor invechit in forta, ce dispune de toate abilitatile puterii si ale perfidiei rezultate din putere, si un popor in ascensiune, care vrea sa devina puternic. In acest caz, nu se mai incruciseaza sabiile, ci destinele. Acest fel de popoare nu mai poate fi integrat in rindul celor slabe, a caror disparitie nu este o pierdere, ci alcatuiesc expresii ale ritmului ascendent al omenirii. Istoria nu este lupta intre natiuni puternice si intre natiuni slabe, ci intre natiuni tari si mai putin tari.Inegalitatile in sinul puterii determina variatiile istorice. A nu fi la acelasi nivel, in cadrul aceleiasi valori, da nastere la frictiuni si neintelegeri…razboaiele determina raspintiile istoriei, precum revolutiile, culmile…Cred ca nu este om care sa nu lupte cu toate sentimentele impotriva razboiului: dar, tot asa, nu cred sa fie vreunul care sa nu i recunoasca fatalitatea. Teoretic, nu este asa de usor sa fii impotriva lui….Atit razboiul, cit si revolutia sint facute de natiune: dar nu amindoua plaseaza natiunea ca finalitate centrala. ..Nu exista profeti ai razboaielor si nimeni nu varsa singele pentru varsarea de singe care e razboiul…Prin razboi, o natiune isi verifica forta; dar el nu i creste sensibil constiinta.
Razboiul este o solutie temporara; altcum nu se explica frecventa lui. Dupa fiecare, oamenii s au hotarit sa nu mai faca altul. Ei nu si pun problema sa l accepte inainte, ci numai dupa. Nici unul n a dat vreunei natiuni o satisfactie deplina. De aceea, unul ajunge, pentru ca apoi sa se tina lant.

SCHIMBAREA LA FATA A ROMANIEI – Razboi si revolutie de Emil CIORAN

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