A Viterbo la protesta degli studenti della Rete Media in piazza del Plebiscito

di WANDA CHERUBINI-

VITERBO- Hanno protestato anche a Viterbo, in piazza del Plebiscito, alcuni rappresentanti della Rete Media di Viterbo. Non molti per la verità, ma motivati a chiedere una scuola sicura ed aperta.  Tra bandiere e striscioni “Tempo scaduto, vogliamo certezze”, “Valutiamo la situazione non le persone”, “Disagio a distanza”. Hanno preso la parola alcune rappresentanti di istituto, che hanno rivendicato il  diritto allo studio ed alla salute. La rappresentante di istituto del liceo classico Buratti, Bianca Piergentili ha detto: “Come scuola siamo scesi in piazza ed abbiamo aderito a questo sciopero perché prima di Natale cercavamo di organizzare un rientro che è stato sempre posticipato. Come scuola e studenti non possiamo più aspettare rinvii o incertezze. Dobbiamo essere coinvolti di più nelle decisioni. Non possiamo più sostenere una situazione del genere. Ormai sono mesi che siamo in Dad e chiediamo un rientro in presenza ed in sicurezza. Non possiamo tenere un’intera generazione in Dad e come studenti abbiamo diritto ad una scuola in presenza, sicura ed accessibile a tutti. Ci sono studenti che non riescono a sostenere più lo stress con la didattica a distanza Dobbiamo pretendere di tornare in presenza il più presto possibile, ma per avere una scuola sicura bisogna risolvere il  problema dei trasporti sul serio, non bastano gli ingressi scaglionati. Dopo 5 mesi siamo sempre qui a chiedere la stessa cosa: investimenti seri e mirati che permettano di rientrare in sicurezza senza contagi sui mezzi. Abbiamo diritto poi di avere orari decenti. La Cotral ha aggiunto 500 corsi queste settimana, così ci hanno detto, ma ci sono ancora paesi e corse scoperte che non permettono agli studenti di tornare a casa per tempo per poter studiare. Forse i tagli sull’istruzione non erano molto sensati.  Lo scorso anno lo Stato ha speso 20 miliardi in armi e spese militari, ma spende molto meno per la scuola e la ricerca”.

 Sulla stessa lunghezza d’onda Teresa Perella, rappresentate di istituto del liceo scientifico Paolo Ruffini. “Non è giusto che i disagi degli studenti restino inascoltati. Sarà capitato a tutti di vedere professori fare lezione utilizzando internet del proprio cellulare perché le connessioni interne a scuola non funzionavano. Questa è una cosa inaccettabile, dobbiamo pretendere una scuola che sia al passo con i tempi garantendo connessioni internet stabili in tutte le scuole. Se oggi sono qui è perchè mi sento presa in giro da chi pensa che noi studenti dobbiamo stare zitti di fronte a decisioni in cui non siamo stati per niente coinvolti. La didattica a distanza non è scuola, lascia indietro gli studenti che hanno bisogno di più supporto e impedisce di creare quei rapporti personali fondamentali nell’istruzione. Il tempo c’è stato per organizzare un rientro decente. Possibile che l’istruzione non venga considerata necessaria? Come faremo noi a credere che la  scuola sia importante quando nessuno la ritiene tale? Vogliamo rientrare a scuola in maniera sicura e definitiva”.

 

 

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