di REDAZIONE-
Abolire i compiti a casa. E’ la petizione online lanciata da Maurizio Parodi, dirigente scolastistico di Genova su Change.org. “Basta Compiti!” ha già ottenuto la firma di quasi 11mila sostenitori. Il dirigente scolastico, che ha un sito (www.bastacompiti.wordpress.com), una pagina su Facebook (Basta compiti!) e un canale su Youtube, spiega le motivazioni: i compiti sono inutili (le nozioni ingurgitate attraverso lo studio domestico per essere rigettate a comando (interrogazioni, verifiche…) hanno durata brevissima), sono dannosi ( procurano disagi, sofferenze soprattutto agli studenti già in difficoltà, suscitando odio per la scuola e repulsione per la cultura, oltre alla certezza, per molti studenti ‘diversamente dotati’, della propria ‘naturale’ inabilità allo studio); sono discriminanti (avvantaggiano gli studenti avvantaggiati, quelli che hanno genitori premurosi e istruiti e penalizzano chi vive in ambienti deprivati, aggravando, anziché ‘compensare’, l’ingiustizia già soffert)a; sono prevaricanti (ledono il ‘diritto al riposo e allo svago’ sancito dall’Articolo 24 della dichiarazione dei diritti dell’uomo e riconosciuto a tutti i lavoratori); sono impropri (costringono i genitori a sostituire i docenti senza averne le competenze professionali, nel compito più importante, quello di insegnare a imparare (spesso devono sostituire anche i figli, facendo loro i compiti a casa); sono limitanti ( lo svolgimento di fondamentali attività formative, che la scuola non offre: musica, sport, oltre gli orari delle lezioni, che richiedono tempo, energie, impegno, esercizio, sono limitate o impedite dai compiti a casa); sono stressanti (molta parte dei conflitti, dei litigi che avvengono tra genitori e figli riguardano lo svolgimento, meglio il tardivo o il mancato svolgimento dei compiti); sono malsani (portare ogni giorno zaini pesantissimi, colmi di quadernoni e libri di testo, è nocivo per la salute, per l’integrità fisica soprattutto dei più piccoli, come dimostrato da numerose ricerche mediche). Ma non è finita qui perchè si fa presente che la Carta internazionale dei diritti dell’infanzia, all’art 31 dice: “Gli Stati membri riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età…”.