Accadde oggi, 27 dicembre 1571: nasce Giovanni Keplero, uno dei massimi fondatori della moderna astronomia

di ANNA MARIA STEFANINI-

VITERBO- Sin dall’antichità profonda i più grandi geni dell’umanità hanno rivolto lo sguardo verso il cielo convinti che in esso fossero custodite le verità segrete del mondo e appare incredibile come grazie a questi studi gli antichi furono in grado di elaborare i “calendari”, come quello “giuliano” (46 a.C.) e, 1628 anni dopo, quello “gregoriano” (1582), in vigore ancora oggi.
In questo grande ciclo multi-millenario Galileo Galilei (1564-1642) stabilisce un prima e un dopo nella storia della scienza. I meriti storici di Galileo sono principalmente quattro: l’unificazione della matematica con la “filosofia naturale” (così era chiamata la scienza ai tempi di Galileo) che, in quanto filosofia, faceva esclusivamente uso del metodo speculativo proprio di questa disciplina scrivendo, come era in uso allora, in latino; l’invenzione del “laboratorio scientifico”, ossia l’impiego sistematico del metodo sperimentale e il perfezionamento del “cannocchiale”, uno strumento di origine olandese che il genio italiano, grazie anche ai mastri vetrai di Murano, trasformerà da poco più di un giocattolo a potente strumento di indagine scientifica. La quarta innovazione metodologica di Galileo consiste nell’impiego dell’italiano, spesso arricchito con disegni realizzati con grande cura, per divulgare le sue scoperte.
In questo grande scenario di rinnovamento il matematico, astronomo e filosofo tedesco Johannes Kepler (1571-1630) occupa un posto di particolare rilievo ma questo spicco non sarebbe completo se non venisse ricordato anche colui che può essere considerato il suo maestro: l’astronomo danese Tycho Brahe (1546-1601), fondatore del celebre osservatorio di “Uraniborg” (“Castello di Urania”, dal nome della musa dell’astronomia), una sorta di “CERN” del Cinquecento. Nel 1599 Brahe prende con sé il 28-enne brillante Johannes e i due, insieme ad altri collaboratori, raccolgono una grande mole di dati e informazioni sul movimento degli astri; è importante notare come questa preziosa scorta di conoscenze viene ricavata ad occhio nudo, senza l’ausilio del cannocchiale. Alla morte di Brahe (1601) Keplero diviene direttore dell’osservatorio ma quasi subito si trasferisce a Praga; qui lavora lungo due importanti direttrici di ricerca: rielaborare i dati raccolti sotto la guida di Brahe e procedere in direzione di nuove osservazioni. Nel 1604 scopre quella che probabilmente è una delle prime “supernove” mai osservate: una stella di grandi proporzioni che al suo fine-vita dà luogo ad un’immane esplosione durante la quale vengono prodotti e diffusi nell’universo circostante i celebri “elementi chimici”, come cloro, ossigeno, sodio, potassio, carbonio, ferro, oro etc. Il pianeta Terra, la luna, l’acqua e noi stessi siamo fatti con gli elementi prodotti da una supernova esplosa dalle parti nostre diversi miliardi di anni fa.
Dopo un lavoro di rielaborazione durato circa dieci anni Keplero scopre che dati e informazioni raccolti presso Uraniborg e negli anni successivi non costituivano elementi sparsi ma potevano essere in gran parte interpretati in modo unitario e coerente in almeno tre grandi “regolarità” che passeranno alla storia come le “tre leggi di Keplero”. Di queste la prima dichiara non soltanto che i pianeti orbitano intorno al sole, come aveva già previsto Copernico, ma che tali orbite hanno forma ellittica e il sole ne occupa uno dei “fuochi”. Le altre due leggi esprimono relazioni matematiche fra i parametri geometrici e cinematici delle orbite planetarie.
Le leggi kepleriane verranno pubblicate in tempi diversi: le prime due nel trattato “Astronomia nova”, del 1609; la terza in “Harmonices Mundi” (le armonie del mondo), del 1618.
In onore del grande astronomo tedesco la NASA ha denominato “missione Kepler” il programma volto alla scoperta di nuovi pianeti simili alla Terra ma orbitanti intorno a stelle diverse dal Sole (detti per questo “esopianeti”), attraverso l’omonimo telescopio spaziale lanciato nello spazio il 7 marzo 2009.

“Misuravo i cieli, ora fisso le ombre della terra. La mente era nella volta celeste, ora il corpo giace nell’oscurità” Epitaffio sulla tomba, andata distrutta, di Johannes Kepler

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