ACQUAPENDENTE (Viterbo)- Comune di Acquapendente e Castello di Torre Alfina assieme per celebrare la scrittrice Clarice Tartufari. Ospite Domenica 1 Dicembre alle ore 16.30 presso la Sala Luzzi dello splenido maniero, Luciana Vergaro (fotografia) con il suo libro il quale, come si sottolinea in una delle più accreditate bibliografie, celebra una “verseggiatrice, commediografa e drammaturga, romanziera apprezzata da Benedetto Croce, conferenziera brillante, Clarice Tartufari (1861-1933), soprattutto nei primi trent’anni del Novecento, ha conosciuto notorietà e fama. Poi il silenzio. Il presente studio monografico ricostruisce la vicenda umana e il percorso artistico della scrittrice, la cui produzione letteraria, al pari di quella di altre donne scrittrici, è stata oggetto di rimozione. Autrice poligrafa, Clarice Tartufari ha dato una rappresentazione realistica della società italiana tra Ottocento e Novecento, con lo sguardo sempre rivolto alla condizione della donna e dei minori. In chiusura, un carteggio della scrittrice, indirizzato allo scrittore e germanista Bonaventura Tecchi, fa emergere la vicenda personale, la rete di relazioni, gli interessi culturali, aperti alla cultura europea e nordamericana”. Clarice Gouzy dopo aver conseguito il diploma magistrale sposa il Signor Tartufari e si trasferisce a Bagnore sul Monte Amiata, in provincia di Grosseto, dove trascorrerà quasi tutto il resto della sua vita. nizia la carriera di scrittrice con bozzetti, poesie e racconti pubblicati in piccoli opuscoli tirati in poche copie (detti plaquettes) o su riviste. L’esordio in campo letterario avviene con la pubblicazione del volume Versi nuovi (1894), che non gode di particolare successo, a cui seguirà una seconda raccolta di poesie intitolata Vespri di maggio (1896). In seguito scrive, per una quindicina d’anni, opere teatrali, tra le quali: Modernissima (1900), Dissidio (1901), Logica (1901), Arboscelli divelti (1903), L’eroe (1904), La salamandra (1906), Suburra, Lucciole sulla neve (1907) e Il marchio (.1914) Decisamente più importante è la sua produzione narrativa, dove la Tartufari riesce a dare il meglio di sé, al punto che Benedetto Croce arriva a reputarla superiore a Grazia Deledda[1][2]. Tra i suoi romanzi più importanti: Roveto ardente (1901), molto apprezzato da Luigi Capuana, Il miracolo (1909), che fu particolarmente elogiato in Germania, All’uscita del labirinto (1914), che Giovanni Boine giudicò positivamente, ed infine nell’ultimo anno di vita Ti porto via! in cui si evidenziano precisi e puntuali riferimenti alla Frazione aquesiana