Acquapendente, ordine del giorno per ripristino del Pronto Soccorso, con guardia anestesiologica h24

ACQUAPENDENTE ( Viterbo) – Riceviamo e pubblichiamo l’ordine del giorno sull’ospedale di Acquapendente: “Il territorio dell’Alta Tuscia è considerato, per le sue caratteristiche socio-demografiche e territoriali, area interna con peculiarità sia di zona montana che di zona rurale, così come riconosciuto dalla Strategia Nazionale Aree Interne (SNAI).

Questo territorio, ormai da lungo tempo, esprime un disagio profondo nei rapporti con le istituzioni centrali, in termini di carenze strutturali e marginalità delle risorse disponibili, con particolare riferimento ai servizi legati alla sanità, i trasporti, l’istruzione, le poste e telecomunicazioni.

I territori rurali e montani vedono i cittadini che si considerano e si percepiscono di serie B rispetto ai loro omologhi che vivono nelle città. Il livello e la qualità dei servizi evidenzia un sostanziale depauperamento, sia in termini qualitativi che quantitativi, e questo è in qualche modo tra le cause principali dello spopolamento.

La sanità rappresenta il settore che prioritariamente può rappresentare elemento di coesione e aiuto alla popolazione residente, salvaguardando e migliorando i livelli di qualità e sicurezza, anche attraverso la revisione dei criteri per il mantenimento dei presidi ospedalieri.

E’ fondamentale pertanto agire prioritariamente sul diritto fondamentale alla salute salvaguardando i livelli di qualità e sicurezza, la revisione dei criteri di mantenimento dei presidi ospedalieri.

Viceversa se si continuerà sulla strada di chiudere reparti nei presidi ospedalieri, svalutando e dequalificando le strutture e obbligando i cittadini a grandi spostamenti per fruire dei servizi sanitari, si minerà in maniera importante la possibilità per questi territori di rinascere a nuova vita.

Quella dell’Ospedale di Acquapendente è una lunga storia, precedente all’istituzione del Sistema Sanitario Nazionale, avvenuta con la legge 23 dicembre 1978, n. 833, che ha dato attuazione all’art. 32 della Costituzione italiana che sancisce il “diritto alla salute” di tutti gli individui. Negli anni seguenti a questa legge, l’Ospedale di Acquapendente è stato una struttura sanitaria di buon livello, rispondente alle necessità del territorio, con momenti anche di eccellenza. La popolazione dell’Alta Tuscia ha un buon ricordo di quel periodo.

Poi a un certo punto sono iniziate le difficoltà per la sanità ormai “regionalizzata”, ed è subentrato un modello di gestione “aziendalista” che ha sempre meno tenuto conto della effettiva realtà dei territori, penalizzando le situazioni più marginali, che per ovvi motivi non potevano avere i “numeri” per reggere il confronto. Ciò ha portato alla riduzione o alla chiusura di alcuni importanti servizi (esempio: Ostetricia e Ginecologia). Nonostante la “visione aziendalista” il Sistema Sanitario Regionale del Lazio ha accumulato un debito consistente che ha portato l’11 luglio del 2008 al Commissariamento, con un disavanzo annuale che ammontava a circa 2 miliardi. Oggi per la prima volta si è chiuso in attivo il consuntivo e i punteggi LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) sono di 30 punti sopra la soglia di adempienza e il 29 gennaio 2020 la Regione Lazio ha ottenuto il via libera dalla Conferenza Stato-Regioni all’uscita dal commissariamento.

Dal 2008 i Presidenti della Regione Lazio che si sono succeduti, in qualità di Commissari, hanno dovuto rendere conto al Governo nazionale circa il rientro di quel debito e ciò ha tolto risorse e condizionato negativamente la programmazione in campo sanitario. Dieci anni fa, nel 2010, veniva emanato il Decreto 80 dalla giunta Polverini, che metteva fine all’Ospedale di Acquapendente, riconvertendolo in Centro Clinico Assistenziale Distrettuale (CeCAD) e con la trasformazione del Pronto Soccorso in Punto di Primo Intervento e la chiusura della Chirurgia.

Il 18/01/2013 il Consiglio Comunale di Acquapendente approvava all’unanimità un ordine del giorno in cui si chiedeva, in applicazione del “Decreto Balduzzi”, il riconoscimento di ospedale “in zona disagiata”, chiedendo così il pieno ripristino del Pronto Soccorso con guardia anestesiologica, l’implementazione dell’attività chirurgica in Day Surgery, il mantenimento della Medicina Generale e della diagnostica di base. Nel 2014 la Giunta Regionale Zingaretti proponeva per Acquapendente una Casa della Salute, rivedendo successivamente questa posizione, istituendo l’Ospedale di Zona Disagiata con decreto del Commissario ad acta n. U00368/2014. Con delibera del Commissario straordinario della Asl di Viterbo n. 898 del 14/10/2014 la struttura sanitaria di Acquapendente stata riconfigurata come “presidio ospedaliero di zona particolarmente disagiata”.

Con questo atto in linea teorica l’ospedale è salvo ma nella pratica continuano i problemi, per la carenza di personale ed attrezzature e per il blocco dei lavori di ampliamento della struttura.
Negli ultimi anni buona parte degli impegni presi, anche pubblicamente, dalla ASL non sono stati mantenuti e continua una situazione di precarietà e di incertezza che non giova all’operatività dell’ospedale, che è ben lontana da quella di un tempo.

Chiediamo perciò che si adottino tempestivamente le misure organizzative idonee a garantire il rispetto formale e soprattutto sostanziale del ruolo strategico ed indefettibile riconosciuto all’Ospedale di Acquapendente per l’intero, ampio e disagiato, bacino di utenza affidatogli nel contesto del Sistema Sanitario Regionale e Provinciale.

Nel territorio dell’Alta Tuscia il “diritto alla salute” riconosciuto dalla Costituzione deve essere garantito e rispettato.

Perciò deve esserci corrispondenza tra come si chiamano le cose e la realtà dei fatti. Posto che un Pronto Soccorso ad Acquapendente c’è ed è essenziale ed ineludibile che ci sia, questo deve essere degno di questo nome, con personale e mezzi adeguati e dunque deve essere rimesso e mantenuto nelle condizioni di svolgere il ruolo vitale che gli è proprio perché se così non fosse, il cittadino si troverebbe esposto, oltre che ad una inaccettabile violazione di un diritto di rango costituzionale, anche ad un altrettanto inaccettabile potenziale pericolo.

CONSIDERATO CHE

La Costituzione italiana, in modo esplicito, protegge la salute come “diritto fondamentale dell’individuo” e come “interesse della collettività. Il diritto alle cure, quale emanazione funzionale del diritto alla salute di ogni individuo (ex art. 32 della Costituzione) prevale su ogni altro interesse, ed è indisponibile al legislatore.

Lo Stato ha l’obbligo di erogare «livelli» di prestazioni da garantire a «tutti i cittadini» per assicurare «condizioni e garanzie di salute uniformi per tutto il territorio nazionale» (1).

Gli strumenti dell’uguale esercizio dei diritti costituzionali sono i livelli essenziali delle prestazioni. In altri termini: esiste un livello minimo essenziale (uguale per tutti e su tutto il territorio nazionale) di tutela del diritto alla salute come diritto a ricevere determinate prestazioni sanitarie che, pur in un sistema caratterizzato da un livello di autonomia regionale e locale decisamente accresciuto e, alla luce dei fatti, inadeguato, vi è l’obbligo di assicurare.
Tale livello minimo essenziale non tollera lesioni perché costituisce nucleo irriducibile del diritto alla salute protetto dalla Costituzione (Corte Costituzionale, tra le altre sentenze 509/00, ma prima 267/98 e 309/99).

Il legislatore pone le norme necessarie per assicurare a tutti, sull’intero territorio nazionale, il godimento di prestazioni garantite come contenuto essenziale di tali diritti, senza che la legislazione regionale possa limitarle o condizionarle (Corte Costituzionale, sentenza n. 282 del 2002).

TENUTO ALTRESI’ CONTO CHE

I provvedimenti prot. n. 21781 del 19.3.2020 e prot. n. 26222 del 9.4.2020 emessi dalla Direzione Sanitaria Aziendale della ASL Viterbo, in quanto incidenti negativamente sulla organizzazione dell’unità di Pronto Soccorso dell’Ospedale di Acquapendente e sulla presenza di personale medico anestesista, hanno compromesso l’operatività della unità stessa con conseguente pregiudizio della capacità del servizio di pronto soccorso ad operare nelle condizioni di emergenza proprie della funzione ad esso demandata, secondo standards e tempistiche idonee a garantire la gestione e messa in sicurezza delle criticità sanitarie che si dovessero presentare.

Tale indirizzo manifesta una chiara confliggenza, sia con le norme nazionali del D.M. 70/2015, sia con i successivi provvedimenti commissariali ed organizzativi sulla scorta delle cui disposizioni la stessa ASL annovera ad Acquapendente una unità di Pronto Soccorso operativa h24 (peraltro nella provincia presente, oltre che ad Acquapendente, solo presso gli Ospedali di Viterbo, di Civita Castellana e di Tarquinia).

Le succitate decisioni assunte dalla Direzione Sanitaria si pongono peraltro in aperto contrasto anche con le norme emergenziali di cui al D.L. 9 marzo 2020 n. 14, emanate su scala nazionale dal Governo in ragione della gestione della contingente emergenza sanitaria ed in funzione della quale è stato previsto ed autorizzato un reclutamento straordinario di personale medico e sanitario per potenziare la capacità delle strutture sanitarie in funzione dell’emergenza Covid-19, senza pregiudicare la capacità delle stesse di fronteggiare correttamente le altre emergenze alla cui gestione tali strutture – in primis quelle di pronto soccorso già operative – sono e devono rimanere deputate.

CHIEDIAMO

1) l’immediato e pieno ripristino del Pronto Soccorso, con guardia anestesiologica tutti i giorni e per 24 ore al giorno. Se ciò non avverrà i rappresentati istituzionali del territorio hanno il dovere di difendere i diritti fondamentali dei cittadini che rappresentano anche compiendo azioni legali;

2) la definizione del ruolo dell’Ospedale di Acquapendente, in modo chiaro ed operativo, nel contesto della programmazione sanitaria regionale;

3) l’impegno della ASL di Viterbo per fare in modo che a quanto enunciato corrispondano sempre azioni concrete e verificabili, secondo una tempistica ben definita”.

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