di ANNA MARIA STEFANINI-
ROMA – Bruno Pizzul è sempre stato un grande commentatore, una delle voci più iconiche dell’Italia nel mondo dello sport, noto principalmente per il suo lavoro come telecronista di calcio. La sua carriera è iniziata negli anni ’60 e si è estesa per diverse decadi, durante le quali ha guadagnato una reputazione invidiabile per la sua capacità di catturare l’attenzione degli spettatori con uno stile coinvolgente e appassionato.
La voce di Pizzul era caratterizzata da una timbrica calda e avvolgente, che riusciva a trasmettere emozioni forti durante le partite. La sua conoscenza approfondita del gioco e la sua abilità nel raccontare le azioni in tempo reale hanno fatto sì che molti lo considerassero non solo un cronista, ma anche un narratore capace di creare storie attraverso il calcio.
Uno degli aspetti più apprezzati della sua telecronaca era la sua capacità di mantenere un equilibrio tra l’analisi tecnica e la narrazione coinvolgente, rendendo ogni incontro un evento unico. Il suo modo di commentare è rimasto nel cuore di molti tifosi, contribuendo a creare un legame profondo tra gli ascoltatori e il popolare sport.
Oltre al calcio, Pizzul ha anche commentato altri sport, ma il suo nome è indissolubilmente legato al mondo del pallone, dove ha lasciato un’impronta duratura e riconoscibile. La sua carriera, segnata da numerosi momenti indimenticabili, continua a essere un punto di riferimento nel panorama della telecronaca sportiva in Italia.
Marino Bartoletti, su Facebook, ha commentato così la notizia della sua morte.
“La morte di Bruno Pizzul fa male. Ma proprio male. Per chi, come me, ha diviso una buona parte della sua vita con lui, ma anche per chi ha avuto la fortuna di godere – dall’altra parte dello schermo – del suo essere gentiluomo in ogni cosa che ha fatto
Era stato assunto in Rai per concorso: cioè perché era BRAVO. Trasmetteva sentimenti, non chiacchiere e numeri. Avrebbe compiuto 87 anni fra tre giorni. Ha voluto andarsene nel suo amato Friuli.”