Aggressione Mammagialla, Uspp Lazio: “Il nuovo esecutivo intervenga il prima possibile”

VITERBO – Riceviamo da Uspp Lazio e pubblichiamo: “Nuovo esecutivo intervenga prima possibile a tutela della credibilità dello Stato intaccata da modello detentivo fallimentare e da continue concessioni extra ordinamento penitenziario, che vengono concesse indistintamente a tutti i detenuti, siano essi riottosi e violenti che impegnati nel percorso di recupero, sicché ogni giorno agenti incolpevoli finiscono all’ospedale” questa la richiesta che il Presidente dell’Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria (USPP) Giuseppe Moretti invia a chi dovrà guidare il nuovo Governo, anche alla luce di quanto accaduto nella casa circondariale di Viterbo solo l’ultimo episodio dello stillicidio di continue aggressioni sempre più efferate che colpiscono donne e uomini della polizia penitenziaria.

“Altri tre poliziotti penitenziari finiti in ospedale per futili motivi” rincara il Segretario Regionale del Lazio Daniele Nicastrini“e per la violenta reazione di un detenuto che, a quanto riferito voleva video chiamare i propri familiari visto che gli stessi non avevano raggiunto l’istituto per un colloquio, quando non ne poteva avere diritto. Di certo solo un pretesto per aggredire con inaudita violenza chi stava soltanto facendo rispettare le norme penitenziarie, nella convinzione di restare impunito nonostante le sue azioni delittuose”.

Per Moretti “se il nuovo esecutivo non metterà mano seriamente al sistema penitenziario con la dichiarazione dello stato d’emergenza delle carceri, il rischio che accada l’irreparabile è altissimo, visto che ormai la percezione è che i detenuti non abbiamo più alcun alcun timore di essere sanzionati o perseguiti penalmente ma esattamente il contrario, ovvero che si sentano tutelati da leggi ipergarantiste come quella sulla tortura che imbriglia l’operatività degli agenti, costretti a sentirsi minacciati di denuncia ogni giorno solo per la pretesa del rispetto delle regole penitenziarie”.

Il Presidente dell’USPP nel rivolgere l’appello a chi si appresta a governare auspica “misure efficaci a ripristinare sicurezza e legalità nelle carceri evitando concessioni, come quelle appena emanate dal capo del dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Carlo Renoldi (l’estensione praticamente illimitata delle video chiamate ai familiari dei detenuti), diventino il motivo per accentuare la progressiva perdita di controllo dei penitenziari”.

Rispetto a questa ulteriore incombenza” aggiunge Moretti “che ricade sopra le scarse 35 mila unità in servizio a fronte di una pianta organica di 41 mila agenti e una reale necessità che supera le 57 mila unità (dato scaturito da uno studio di un qualificato gruppo di lavoro istituito nel 2019 dall’allora Capo DAP, che giace nei cassetti di Via Arenula),raccogliamo le forti preoccupazioni espresse da ogni livello funzionale, a cominciare dai Comandati di Reparto fino all’ultimo degli agenti arruolati, rispetto al carico di lavoro che determinerà questa ennesima concessione a chi in carcere si trova per scontare una pena e non certo per soggiornare in un albergo dove tutto gli è dovuto. Un conto è la dignità umana che deve essere costituzionalmente garantita, un altro è che chi delinque possa pensare di poterlo tranquillamente continuare a fare senza pagarne le conseguenze anche sotto l’aspetto disciplinare ancorché penale con smisurate concessioni extra legis”.

In conclusione per il Presidente USPP unitamente al  Segretario Regionale del Lazio chiosano sottolineando che “la situazione è esplosiva anche a causa della progressiva destrutturazione del Corpo che soffre dell’assenza di risorse umane, strumentali e strutturali tali da contrastare efficacemente tentativi di destabilizzazione della sicurezza interna delle carceri” per queste ragioni ritengono inevitabile misure straordinarie che “affrontino seriamente il problema aggressione, ma anche quello dei detenuti con problematiche psichiatriche, nell’ambito di una riforma complessiva del sistema penitenziario in cui si delinei esattamente il ruolo affidato alla polizia penitenziaria oggi costretta anche a supplire alle carenze di altre professionalità”.

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