Agricoltura, Parenti: “Siamo in presenza di una forma di intolleranza”

VITERBO – Riceviamo da Remo Parenti (presidente Confagricoltura Viterbo-Rieti) e pubblichiamo: “Sto notando con rammarico l’accrescersi nel nostro territorio di una intolleranza nei confronti degli agricoltori, evidente nelle esternazioni e negli atti sia di alcuni amministratori locali, sia da parte di dirigenti e componenti associazioni ambientaliste. Intolleranza che si manifesta attraverso accuse di inquinamento non suffragate da alcuna evidenza scientifica di ciò, nell’imposizione di metodi di coltivazione non sottoposti preventivamente ad un’analisi agronomica e di sostenibilità economica e sociale, ma anche nei commenti lasciati sui socials dagli elementi più radicali di questo “ambientalismo”. Si continua a soffiare sul fuoco delle polemiche contrapponendo e isolando una categoria rispetto alle altre, lasciandola a livello locale priva di riferimenti istituzionali, e cercando quotidianamente con essa uno scontro che può portare alla peggiore forma di intolleranza: quella contro chi è diverso da te, la pensa diversamente da te e quindi non può avere che torto. “Il problema della tolleranza di colui che é diverso per ragioni fisiche, sociali e culturali, è un problema che mette in primo piano il tema del pregiudizio ed eventualmente della discriminazione”. Cito Bobbio per riflettere e fare delle considerazioni a questo punto quanto mai necessarie. Credo che dividere un territorio e la sua comunità in categorie contrapposte sia una responsabilità enorme, foriera di comportamenti irrazionali ed emotivi. Credo che dietro il tentativo di colpevolizzare gli agricoltori si nascondano opportunistici interessi di vario genere che cinicamente stanno artificiosamente alimentando insofferenza nei nostri confronti. È mio dovere ricordare che esistono leggi nazionali in materia di agrofarmaci estremamente rigide ( il ministero della transizione economica si era schierato con i ricorrenti nei confronti dell’ordinanza del sindaco Vita); che certe scelte riguardanti i modi di coltivare sono attento oggetto di studio da parte delle università e degli scienziati e non possono essere lasciate al libero arbitrio di presidenti di associazioni o di singoli amministratori locali (soprattutto in assenza, oltre che di competenze, di evidenze scientifiche di danni ambientali o di pericolo per la popolazione). Ricordo ancora che esiste giá un tavolo presso la commissione ambiente della Provincia di Viterbo che sta studiando e analizzando le linee guida per l’uso degli agrofarmaci sul nostro territorio, sulla scorta della esaustiva legislazione nazionale in materia, con il contributo dell’università, dei periti agrari e degli agronomi, e al quale partecipano sindaci e organizzazioni agricole. La strada per avere un ambiente migliore è quindi già tracciata e non può essere che quella di un dialogo basato prima di tutto sul rispetto reciproco, sull’ uguale considerazione delle parti, sulla disponibilità a parlare e ad ascoltare le ragioni degli altri e sull’accettazione imprescindibile di una metodologia di lavoro scientifica. Pensiamoci tutti un po’ sopra. L’esperienza e la storia ci hanno insegnato che molto spesso si sa come si inizia ma che poi diventa spesso complicato trovare una via soddisfacente e pacifica per arrivare alla meta”.

 

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