Al via l’iter per la decisione per il deposito nucleare nella Tuscia

Riceviamo da Stefano Sebastiani, segretario della Regione Lazio di Orizzonte e pubblichiamo: “Una spada nucleare di Damocle pende sulla testa dei cittadini di Montalto di Castro e Pescia Romana! Infatti il 7 settembre inizia ufficialmente il seminario nazionale promosso dalla Sogin, società pubblica incaricata di costruire il deposito nazionale delle scorie nucleari e quindi incaricata di dove collocarlo nel territorio. La Tuscia ha 23 siti possibili, alcuni considerati preferibili ad altri. Tra questi a Pescia Romana e altri a Montalto, come indicato nella carta nazionale resa pubblica dalla Sogin. Come Orizzonte siamo stati tra i primi ad uscire pubblicamente con una posizione nettamente contraria alla realizzazione sul territorio della Tuscia di questo deposito. Sono arrivate molte osservazioni contrarie alla localizzazione a Pescia Romana, a Montalto e nella Tuscia da varie associazioni di cittadini tra cui La Cooperativa Il Chiarone e Montalto futura, dai Comuni di Montalto, Canino, dalla Provincia, dalla Regione Lazio, da altre associazioni di vario tipo di comuni della Tuscia, perfino da Capalbio.
Tutte queste osservazioni contrarie al deposito delle scorie nucleari a Pescia Romana, a Montalto di Castro e nella Tuscia.
Gli argomenti portati per motivare sono pesanti e diversi.
Dalle ragioni ambientali, parchi in particolare, ai parchi archeologici, agli aspetti turistici che verrebbero danneggiati pesantemente.
Da sottolineare i rischi per la salute della popolazione gia’ sottoposta a ingiurie sanitarie rilevanti, compreso un poco invidiabile primato nei tumori.
Altri aspetti rilevati sono le condizioni idrogeologiche delle zone costiere, oggetto di bonifica alcuni decenni fa, per le foci dei fiumi e dei torrenti che potrebbero subire inquinamenti delle falde, utilizzate per gli insediamenti umani e le coltivazioni, con conseguenze sulle acque del litorale, sul turismo e sugli insediamenti. Verrebbero sconvolte le attività agricole, la viabilità subirebbe vincoli per decenni, per non tacere dei rischi di incidenti e perfino attentati.
Forse la questione più grave e’ che la Sogin propone un deposito fintamente provvisorio delle scorie nucleari radioattive a lunghissimo deperimento (migliaia di anni) nell’ambito di un deposito di quelle che dovrebbero esaurirsi in 300/350 anni, comunque tanto tempo. Il deposito cosiddetto provvisorio rischia di diventare permanente perche’ nessuno a partire dalla Sogin ha la più pallida idea di dove mettere le scorie piu’ pericolose.
Tutto questo pur sapendo che le normative internazionali sulle scorie pericolose prevedono che le scorie a lunga radioattività debbono essere separatamente tombate in una zona supersicura per le persone e l’ambiente.Queste scorie torneranno per contratto dopo il trattamento da Francia e Inghilterra entro il 2025 e l’Italia non sa dove metterle.
Le associazioni che si sono espresse con documenti e le istituzioni locali, Comuni, Provincia, Regione hanno detto finora un No chiaro. Un No ben diverso dal classico “not in my garden”. Vedremo dopo il seminario nazionale, che terminera’ il 24 novembre dopo l’incontro con il Lazio, se questo No avra’ raggiunto l’obiettivo di bloccare la costruzione del deposito delle scorie nucleari nella Tuscia”.

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