Alla scuola di Martin Buber

Quest’oggi, 13 giugno, ricorre l’anniversario della morte di Martin Buber (Vienna, 8 febbraio 1878 – Gerusalemme, 13 giugno 1965), una delle figure piu’ luminose dell’umanita’. Per chi scrive queste righe e’ stato uno dei maestri piu’ grandi, alla meditazione delle cui opere sovente siamo tornati ogni volta in esse trovando di nuovo nutrimento e conforto, la testimonianza viva e calda della responsabilita’ e della solidarieta’ che ogni essere umano riconosce e raggiunge e l’intero mondo vivente ama e difende, l’appello all’impegno nonviolento contro tutte le violenze, contro tutte le menzogne, contro tutte le ingiustizie e le oppressioni.
Molte cose da Martin Buber abbiamo appreso: da lui abbiamo attinto, come da Hannah Arendt ed Emmanuel Levinas, da Aldo Capitini e Guido Calogero, da Rosa Luxemburg e Virginia Woolf, da Albert Camus e Simone Weil, da Andre’ Chouraqui e Germaine Tillion, da Tzvetan Todorov e Luce Fabbri, da Primo Levi e Franca Ongaro Basaglia, alcune delle idee migliori che ci hanno guidato lungo i tornanti del cammino della vita.
Molti doni ci ha recato l’opera di Martin Buber, e il maggiore di essi e’ stato la sua viva testimonianza di fedelta’ al vero, al giusto, al bene, alla relazione di ascolto, di amicizia e di aiuto.
L’uomo di pace, il difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani, il pensatore del principio dialogico, il socialista libertario che si batte’ per la convivenza tra ebrei e arabi nella terra promessa – e quindi dell’umanita’ intera in quest’unico mondo casa comune di tutte e tutti, di tutti i popoli e tutte le persone – in eguaglianza di diritti, viva solidarieta’, sincera condivisione, fraternita’ e sororita’ benefica e frugifera.
Il traduttore della bibbia ebraica in tedesco, impresa grandiosa iniziata con Franz Rosenzweig e portata a termine da solo molti anni dopo la morte dell’indimenticabile collaboratore e amico.
Il preservatore della memoria dei Chassidim, i cui racconti ogni persona di volonta’ buona dovrebbe amare e leggere e rileggere e meditare nelle ore del silenzio e del dubbio, dell’amarezza e della ricerca, della quiete e della tempesta.
Martin Buber e’ stato un maestro nel significato pieno e forte della parola: maestro di umanita’ per l’intera umanita’; maestro d’impegno, di responsabilita’, di condivisione, di lotta nonviolenta per la giustizia e la misericordia, per la liberazione comune, di vita attiva e contemplativa ad un tempo, nel sentimento profondo che la struttura esistenziale dell’essere umano e’ nella relazione, nel rapporto Io-Tu.
Sappiamo bene che in Buber il fondamento della relazione Io-Tu e’ teologico, ma anche a chi (come l’umile autore di queste poche righe) ha una visione del mondo ateista e materialista – leopardiana e diderotiana, lucreziana e feuerbachiana, alimentatasi alla scuola dell’autore dei Manoscritti economico-filosofici del 1844, di quello dell’Homme revolte’, di quello della Conquista della felicita’, di quello dello Spirito del’utopia e del Principio Speranza, di quello de L’uomo e’ antiquato – la sua riflessione, la sua ricerca, il suo pensiero, la sua testimonianza apportano una preziosa ricchezza di valori e motivi, talche’ una volta di piu’ ci sembra che la differenza tra chi dice non piu’ che il dovere del bene e l’amore per il mondo, e chi dice l’Eterno, e’ piu’ di linguaggio che di sostanza, se cosi’ possiamo esprimerci: quel che conta e’ sapere e volere recare aiuto a chi di aiuto ha bisogno, quel che conta e’ fermarsi a soccorrere il rapinato, il ferito, l’abbandonato sulla strada per Gerico. Salvare le vite e’ il primo dovere.

Una minima notizia su Martin Buber
Martin Buber, filosofo, educatore, scrittore e straordinario uomo di pace, e’ nato a Vienna nel 1878 ed e’ deceduto a Gerusalemme nel 1965. Per almeno tre ragioni Martin Buber e’ uno dei nostri maestri piu’ grandi: per essere il grande filosofo del principio dialogico, che pone alla base del nostro esserci la relazione io-tu; per essere il grande uomo di pace che sempre oppose la civilta’ e la comprensione alla violenza e alla chiusura; per essere il grande amorevole ricercatore delle tradizioni e delle memorie dei pii, degli umili e dei dimenticati.
Opere di Martin Buber: tra le sue opere segnaliamo Il principio dialogico, Comunita’, Milano 1958, San Paolo Edizioni, Cinisello Balsamo (Milano) 1993 (contiene anche il saggio Ich und Du); Il problema dell’uomo, Patron, Bologna 1972, , Ldc, Leumann (Torino) 1983, Marietti, Genova 2004; Sentieri in utopia, Comunita’, Milano 1967; Immagini del bene e del male, Comunita’, Milano 1965, Gribaudi, Torino 2006; L’eclissi di Dio, Comunita’, Milano 1965, , Mondadori, Milano 1990, Passigli, Firenze 2001; Sette discorsi sull’ebraismo, Israel, Firenze 1923, Carucci, Assisi-Roma 1976; Israele. Un popolo e un paese, Garzanti, Milano 1964; Gog e Magog, Bompiani, Milano 1964; La leggenda del Baal-Schem, Israel, Firenze 1925, Gribaudi, Torino 1995; I racconti dei chassidim, Longanesi, Milano 1962, 1978, Garzanti, Milano 1979; La regalita’ di Dio, Marietti, Casale Monferrato 1989; La fede dei profeti, Marietti, Casale Monferrato 1985; Mose’, Marietti, Casale Monferrato 1983. Confessioni estatiche, Adelphi, 1987; Sion, storia di un’idea, Marietti, 1987; Il cammino dell’uomo secondo l’insegnamento chassidico, Qiqajon, 1990; Profezia e politica. Sette saggi, Citta’ Nuova, 1996; Discorsi sull’ebraismo, Gribaudi, Torino 1996; Incontro. Frammenti autobiografici, Citta’ Nuova, 1998; (con Elie Wiesel), Elia, Gribaudi, Torino 1998; Le storie di Rabbi Nachman, Tea, 1999, Guanda, 2004; Due tipi di fede. Fede ebraica e fede cristiana, San Paolo Edizioni, Cinisello Balsamo (Milano) 1999; La modernita’ della parola. Lettere scelte (1918-1938), La Giuntina, Firenze 2000; Racconti di angeli e demoni, Gribaudi, Torino 2000; Beato l’uomo che ha trovato la saggezza. Meditazioni per ogni giorno, Gribaudi, Torino 2001; Il cammino del giusto. Riflessioni su alcuni salmi, Gribaudi, Torino 2002; L’uomo tra il bene e il male, Gribaudi, Torino 2003; Daniel. Cinque dialoghi estatici, La Giuntina, Firenze 2003; La passione credente dell’ebreo, Morcelliana, Brescia 2007; Cfr. anche, con Franz Rosenzweig, Prigioniero di Dio, Studium, Roma 1989; e il dibattito con Gandhi, in M. K. Gandhi, M. Buber, J. L. Magnes, Devono gli Ebrei farsi massacrare?, in “MicroMega” n. 2 del 1991 (pp. 137-184). (Questa notizia bibliografica abbiamo steso ormai molti anni fa, confidiamo di riuscire ad aggiornarla prossimamente).
Opere su Martin Buber: per un’introduzione cfr. Clara Levi Coen, Martin Buber, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Firenze) 1991.

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