Allevamenti, solo l’Italia vota contro la direttiva sulle emissioni

MILANO – I ministri dell’Economia e delle Finanze dell’Unione europea hanno approvato la revisione della direttiva europea sulle emissioni industriali che include anche i grandi allevamenti zootecnici, tra cui quelli di maiali, polli e galline. L’unico Paese a opporsi alla decisione del Consiglio dell’Unione europea è stata l’Italia, che continua a compiere scelte orientate al profitto e non alla tutela del benessere animale e della salute dei cittadini.

La direttiva sulle emissioni industriali è il principale strumento dell’Unione europea che regola l’inquinamento provocato dagli impianti industriali. Al fine di ridurre ulteriormente le emissioni industriali, la direttiva rivista include ora nel suo campo di applicazione un maggior numero di allevamenti intensivi.

In particolare, la direttiva impone ai grandi allevamenti di maiali (oltre 350 unità), di polli sfruttati per la loro carne (oltre 280 unità) e di galline ovaiole (oltre 300 unità), di rendicontare e monitorare le proprie prestazioni ambientali e impegnarsi per controllare le rispettive emissioni. Gli Stati membri, Italia compresa nonostante il voto contrario, dovranno quindi stabilire sanzioni effettive, proporzionate e dissuasive per il mancato rispetto della direttiva. In caso di violazioni gravi, gli operatori rischiano sanzioni non inferiori al 3% del fatturato annuo.

“Il nostro governo si dimostra non solo ancora una volta tra i più retrogradi in Europa rispetto agli interventi necessari per limitare gli effetti disastrosi dell’inquinamento zootecnico, ma anche poco interessato a schierarsi contro le brutalità che gli animali sono costretti a subire a causa dello sfruttamento dell’industria” dice Matteo Cupi, Vicepresidente di Animal Equality Europa.

“Il problema è anche di carattere etico – aggiunge Cupi – Milioni di animali allevati a scopo alimentare affrontano sofferenze estreme ogni giorno, ma il governo italiano si volta dall’altra parte, anche quando la maggior parte dei cittadini chiede chiaramente di porre fine a pratiche inaccettabili. È il caso dell’alimentazione forzata imposta a migliaia di anatre e oche per produrre foie gras in alcune nazioni dell’Unione Europea. Il governo italiano potrebbe intervenire, ma resta silente, nonostante l’88% dei cittadini italiani desideri che il benessere degli animali allevati a scopo alimentare sia maggiormente tutelato e oltre 90mila persone abbiano firmato la petizione di Animal Equality, che chiede al Ministro dell’Agricoltura Lollobrigida di sostenere a livello europeo il divieto di questa pratica crudele”.

 

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