“Amore, Morte e Rock’n’Roll” – Intervista allo scrittore e giornalista musicale, Ezio Guaitamacchi

di ARIADNA BULAT –

MILANO – E’ uscito il 6 novembre il nuovo libro dello scrittore e giornalista musicale, Ezio Guaitamacchi – “Amore, Morte e Rock’n’Roll – le ultime ore di 50 rockstar: retroscena e misteri” – dedicato agli ultimi istanti di vita delle icone che hanno per sempre segnato la storia del rock. In questo contesto abbiamo deciso di rivolgere alcune domande all’autore dell’opera.

Quale è stata l’idea che l’ha portato a investigare sulla morte tragica delle 50 rockstar? Come mai questa curiosità?

Tutto nasce molti anni fa. Nell’anno 2010 ero impegnato in un progetto diverso e per certi versi analogo che si chiamava “Delitti rock”. Era un libro, un programma radiofonico, 10 puntate della serie televisiva omologa e uno spettacolo teatrale. Era un progetto diverso anche se raccontava in maniera enciclopedia i finali di vita di 200 star della musica, raggruppate in ordine per decenni. Sono ritornato sulla “scena del crimine” perché l’attualità, purtroppo, ci racconta di perdite dolorose per gli appassionati di musica, ma anche perché ho trovato delle chiavi di racconto diverso, ossia esporre le ultime ore di vita e scrivendo delle storie che io mi auguro che siano interessanti.

Il titolo è diverso in questo caso perché c’è presente la parola “Amore”. A suggerirmi questa chiave di lettura è stata Laurie Anderson, compagna di Lou Reed, che in una conversazione di qualche anno fa, mi diceva che, secondo lei, la morte può essere vista anche come l’espressione dell’amore che noi provavamo per la persona che non c’è più. Il dolore che noi proviamo è direttamente proporzionale al bene che abbiamo voluto a quella persona. Riflettendo su questo concetto, da una parte è consolatorio e anche dà una spiegazione meno macabra alla fine delle nostre vite, dall’altra, dietro i finali di vita di questi artisti, c’erano sempre delle grandi storie di amore oppure, al contrario, la solitudine. Io ho cercato di raccontare anche questo aspetto: è stato rilevante nella vita e nelle espressioni artistiche dei protagonisti.

Come ha funzionato questa ricerca? Quanto è stato difficile raccogliere informazioni, testimonianze e metterli tutte insieme?

Io parto da un vantaggio perché sono 40 anni che mi occupo di musica per cui, in tutto questo tempo, ho incontrato delle persone, li ho intervistati, abbiamo fatto lunghe conversazioni e tutta quell’informazione mi è servita come fonte di prima mano. Poi ho fatto una ricerca di tipo bibliografico e poi la ricerca online per non perderci l’attualità, siccome alcune storie, nel tempo, hanno portato qualche rivelazione in più.

Quale delle 50 storie è stata la più complessa da realizzare? In termini di difficoltà nel raccogliere le informazioni?

Una storia molto difficile da raccontare è quella di Sid and Nancy la quale conclude il libro. E’ molto complicata nello svolgimento dei fatti, sono presenti tanti personaggi ed entrambe le morti sono ancora avvolte nel mistero. La droga era un elemento che distorceva la realtà e poi anche i racconti di chi testimonia quella vicenda.

Più difficile nel reperimento di informazioni sono invece le due più recenti che mi lasciano moltissimi dubbi soprattutto per come sono state condotte le indagini. La prima è la morte del Dj svedese, Avicii, che si dice che si è suicidato a Mascate, Oman. Un posto dove la democrazia e la trasparenza dell’informazione sono un miraggio e che mi ha fatto ulteriormente dubitare per i buchi nel racconto che non sono stati colmati né dalla famiglia né dagli amici.

La seconda storia riguarda l’omicidio del giovane trapper XXXTentacion il quale, nel giorno della sua morte, era accompagnato con un amico il quale però è scappato ed anche scomparso dalle cronache. Non c’è un interrogatorio, non c’è un’intervista.

Dal suo punto di vista, quale delle storie ha colpito di più l’opinione pubblica?

Ce ne sono alcune che hanno scioccato l’opinione pubblica, una di queste è stato l’omicidio di John Lennon, assassinato l’8 dicembre del 1980 da un psicopatico che gli scaricò 5 colpi di pistola addosso. Quell’omicidio fu per certi versi la fine di un’epoca perché colpì uno dei personaggi più leggendari non solo della storia della musica, ma del Novecento. Quella fu una morte, secondo me, assolutamente scioccante e traumatica per tutta l’umanità.

Per quanto riguarda invece il mistero in cui certe storie si avvolgono fino ad oggi, in gran parte artisti che fanno parte del Club 27, quale è la più misteriosa ed intensa?

Una storia che si avvolge nei misteri, dubbi e retroscena è quella di Brian Jones, il fondatore di Rolling Stones morto a 27 anni, che però, è stato un po’ dimenticato dalla giovane generazione. Viene trovato morto il 3 luglio nella piscina della propria casa. Due settimane prima però, una delegazione del management dei Rolling Stones  ha fatto una visita per cercare di liquidare la faccenda. Ossia, avevano proposto a Brian dei soldi in cambio dell’uso del nome inventato da lui, “Rolling Stones”. Brian non accettò l’offerta e questo atteggiamento non è andato bene per qualcuno, da lì il movente del delitto. In realtà, la morte di Brian Jones viene archiviata come incidente, lui annega nella piscina di casa sua.

Io sono stato lì, ho visto la piscina, ho conosciuto l’unica persona vivente di quella scena, la fidanzata di Brian, oggi una signora, che racconta la sua storia. E’ un caso irrisolto anche se per la polizia inglese è stato archiviato come incidente. Il caso non è stato più aperto.

Secondo lei, le modalità tragiche in cui gli artisti sono morti hanno influito sulla loro fama post-mortem?

No. In realtà è un aspetto opposto perché noi, gli appassionati, siamo stati privati da tutte quelle opere che questi grandi artisti avrebbero potuto scrivere, suonare, cantare. Quanto abbiamo perso di musica di Jimi Hendrix o di Amy Winehouse o del Dj Avicii? Ragazzi morti prima di 30 anni che avevano non solo una vita artistica, ma una vera vita davanti loro. Io penso che questo sia il crimine più grande e non ha reso più leggendarie le loro carriere, lo erano già, erano già tutti dei miti. La morte ne ha cristallizzato l’immagine, li ha resi forever young (giovani per sempre) però ad essere immortali sono le loro opere a prescindere.

Ha in vista dei prossimi lavori e qual è il suo sogno nel cassetto?

Sullo specifico, il mio prossimo lavoro ed anche il mio sogno nel cassetto, sto cercando di rendere e trasformare in un programma televisivo le storie contenute nel libro “Amore, Morte e Rock’n’Roll”. E’ un sogno poter vedere un tuo progetto che parte in un modo, si evolve e certifica l’interesse e la forza di una tua idea.

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