Anche Confartigianato dice NO al deposito di scorie radioattive

VITERBO – Per quanto ancora la Tuscia dovrà pagare il prezzo di scelte governative sbagliate? Mentre ancora attendiamo il completamento della Trasversale Orte-Civitavecchia, in piena emergenza Covid-19 che sta mettendo in ginocchio l’economia del paese oltre che del nostro territorio, nella calza della Befana il Governo Conte ci fa trovare non carbone, ma addirittura scorie radioattive!

Non è bastato il fallimento della centrale nucleare di Montalto di Castro, adesso addirittura la Tuscia viene scelta tra le aree più accreditate ad ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani. Nella Cnapi, Carta delle aree potenzialmente idonee, uscita nel cuore della notte mentre l’Italia aspettava il nuovo decreto anti Covid-19, sono state infatti inserite le 67 aree delle cinque macrozone che soddisfano i 25 criteri stabiliti nel 2014-2015 dall’Ispra per ospitare i rifiuti radioattivi.

Viterbo, secondo il documento, è tra i territori idonei nella macroarea Toscana-Lazio, che comprende 24 comuni tra le province di Siena, Grosseto e, appunto, Viterbo, dove i centri destinati a diventare la pattumiera d’Italia sono Ischia di Castro, Montalto di Castro, Canino, Tuscania, Tarquinia, Vignanello, Gallese, Corchiano. Le altre province interessate sono quelle di Torino, Alessandria, Potenza, Matera, Bari, Taranto, Oristano e la parte sud della Sardegna, Trapani, Palermo e Caltanissetta.

Una decisione strategica incomprensibile, visto che tale mappa, che prima di capodanno ha ricevuto incredibilmente l’ok dei ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente, va a interessare territori di bellezza artistica, naturalistica senza pari, che vivono di turismo e danno da vivere a centinaia di imprese artigiane. L’impatto del deposito delle scorie radioattive sarebbe devastante!

Parliamo, infatti di un progetto da 900 milioni di euro che si estenderà su una superficie di 150 ettari – 110 per il deposito e 40 per il parco tecnologico –, superficie che ospiterà 78 mila metri cubi di rifiuti a bassa e media intensità e 17 mila metri cubi di rifiuti ad alta attività. Sui quali non c’è alcuna certezza sulla cessazione in tempi brevi della radioattività, e quindi della pericolosità.

Confartigianato farà tutto il possibile affinché la nostra provincia non venga nuovamente penalizzata da scelte che si rivelerebbero letali per lo sviluppo futuro di un territorio che ha ben altra vocazione e che non vuole passare alla storia come il deposito radioattivo d’Italia. Ci auguriamo che i parlamentari eletti sul territorio, i consiglieri regionali e i sindaci dei comuni interessati costituiscano con noi un fronte compatto per dire no ad una vera e propria violenza perpetrata ai danni dei cittadini del Viterbese.

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