Anno Santo 1650, tra maledizioni e preghiere

C’è molta Tuscia viterbese nell’Anno Santo del 1650. Tutto merito di Olimpia Pamphilj cognata del pontefice Innocenzo X e originaria di Viterbo, che di fatto ne assunse il comando, la gestione e le questue dei pellegrini per le indulgenze. Non se n’erano mai visti tanti come quell’anno (si parla di 700mila) con soddisfazione per artisti di strada, opportunisti, osti, albergatori, mariuoli e baldracche. Molti vip, alcuni di rango, come re, principi, duchi, marchesi e ambasciatori. Spettacolare il corteo che accompagnò Filippo IV di Spagna con un seguito di 300 carrozze.
Ce ne parlerà Luciano Osbat, direttore scientifico del Centro Diocesano Documentazione di Viterbo, nella quarta conferenza dei “Pomeriggi Touring” di venerdì 26 aprile alle ore 16,30 presso la sala delle Assemblee di palazzo Brugiotti a Viterbo (via Cavour 67) sede della Fondazione Carivit.
Non erano certo tempi tranquilli per Roma e il papato, tanto che pochi mesi prima dell’apertura dell’anno giubilare nel dicembre 1649 l’esercito pontificio invase e rase al suolo la città di Castro degli odiati e maledetti i Farnese che sorgeva a pochi chilometri di Viterbo, ai confini con la Toscana. Praticamente Innocenzo X il 31 agosto di quell’anno con una mano dava il colpo di grazia alla città farnesiana e con l’altra, alla vigilia di Natale, apriva la porta santa.
Roma intanto si rifaceva il trucco come accadeva in ogni anno santo. Piazza Navona, soprattutto, quartiere generale dei Pamphilj, ebbe un restyling griffato da artisti tipo Bernini, Borromini. Rainaldi, Algardi, Pietro da Cortona ed altri. Il clou delle celebrazioni fu la messa pasquale il sabato santo celebrata davanti alla chiesa di Sant’Agnese in Agone, dove venne allestito l’altare pontificio.
I pellegrini di quell’anno giubilare vennero accolti a Roma in ospizi appositamente allestiti tra cui quello della Trinità dei Pellegrini capace di dare un letto e una minestra a duemila romei al giorno. Più raffinato quello riservato a vescovi e sacerdoti dove furono ospitati “con regia magnificenza e liberalità”.
Ovviamente c’era una corsa ai cortei organizzati “tutto compreso” per far fronte ai pericoli lungo il viaggio. Tra i tanti va ricordato quello della Confraternita del SS. Sacramento di Acquapendente con circa 400 partecipanti (tra confratelli e consorelle). Dopo una decina di giorni tra preghiere, visite guidate e cene in refettori stellati serviti da nobili e cavalieri, se ne ritornarono a casa come erano venuti. A piedi. .
La Confraternita del Rosario e del SS Sacramento di San Martino al Cimino non fu da meno e commissionò per l’occasione a Mattia Preti uno stendardo processionale che è tuttora visibile nella chiesa abbaziale: raffigura San Martino a cavallo nell’atto di donare il mantello ad un povero e nel retro Cristo in pietà.
I “Pomeriggi Touring” sono organizzati dal 2009 dal Gruppo Consolare di Viterbo del Touring Club Italiano, con il patrocinio nella Fondazione Carivit e il sostegno di Fidapa, Associazione Culturale “Nimpha” e Inner Wheel.

Vincenzo Ceniti (nella foto Luciano Osbat)
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