Antigone presenta il primo rapporto sulle donne detenute in Italia

2392 le donne presenti negli istituti penitenziari. Circa 1400 sono madri, e sono quasi quattromila i figli con la madre in carcere. Un momento della presentazione del rapporto “Dalla parte di Antigone” nella sala Zuccari di Palazzo Giustiniani.
Il tasso di affollamento ufficiale delle carceri femminili risulta del 112,3%, superiore al tasso di affollamento ufficiale generale delle carceri italiane (pari al 109,2%). Lo rileva l’associazione Antigone nel primo rapporto, presentato a Roma mercoledì 8 marzo, in occasione della giornata internazionale delle donne, sulle donne detenute, in cui sottolinea inoltre che “l’affollamento delle sezioni femminili, rilevato durante le nostre visite, è invece risultato essere del 115%, contro il 113,7% degli uomini. Le donne, con il piccolo peso numerico che arrecano al sistema penitenziario, non sono responsabili del sovraffollamento carcerario – osserva l’associazione nel suo rapporto “Dalla parte di Antigone “- ma lo subiscono più degli uomini, quando non soffrono al contrario di isolamento”. Le celle che ospitano le donne, si legge ancora nel dossier, “generalmente non differiscono molto da quelle che ospitano gli uomini. Le condizioni strutturali sono però spesso migliori, e solitamente appaiono anche più pulite e più curate”.

Il Garante Anastasìa e il presidente di Antigone, Gonnella.

La presenza delle donne nelle carceri italiane è ormai stabile da molti anni attorno al 4% del totale dei detenuti: al 31 gennaio di quest’anno sono 2.392 le donne presenti negli istituti penitenziari, di cui 15 madri con al seguito 17 bambini di meno di un anno.
È stata la pandemia, e la conseguente paura per le carceri, spiega Antigone, a ridurre drasticamente il numero delle bimbi reclusi, passati da 48 della fine del 2019 ai 29 della fine del 2020, fino a raggiungere i 17. Segno che, aggiunge l’associazione, “per risolvere il problema dei bambini in carcere si debba e si possa lavorare nella prassi della magistratura agendo caso per caso sulle singole situazioni”. Dei bambini oggi in carcere, il nucleo più cospicuo – otto donne con 9 bambini – si trova nell’Icam di Lauro. Delle donne presenti, circa 1.400 sono madri, e sono quasi quattromila i figli con la madre in carcere. In generale, la popolazione detenuta femminile è più anziana di quella maschile e le donne con oltre 70 anni sono 31. Per quanto riguarda la provenienza, le straniere sono il 30,5% del totale: un dato in calo rispetto al 40% del 2013. Ci sono anche circa 70 donne trans, in apposite sezioni protette all’interno di carceri maschili a Belluno, Como, Ivrea, Napoli Secondigliano, Reggio Emilia e Roma Rebibbia Nuovo Complesso.

Ergastolo, alta sicurezza e 41 bis

Sono trenta le ergastolane nelle carceri italiane, 72 hanno pene oltre i 20 anni. Dodici sono le donne sottoposte al 41 bis, tutte presso l’istituto penitenziario dell’Aquila.
Una donna su 10 è in regime di Alta sicurezza, nel caso degli uomini la percentuale sale al 16,8%. Otto donne sono nel regime AS2 (detenuti appartenenti ad associazioni terroristiche nazionali e internazionali) e 218 nell’AS3 (organizzazioni criminali di stampo mafioso). Sono presenti in Italia tre sezioni destinate ad ospitare donne collaboratrici di giustizia o parenti di collaboratori, per un numero complessivo di sei donne.

Le donne arrestate o denunciate sono 151.860, in base ai dati del 2021, gli uomini 679.277: le donne sono circa il 18% del totale, quindi. Ma è molto inferiore la percentuale di donne in carcere, il 4,2%, rispetto al totale dei detenuti, segno che hanno pene meno severe e stanno in carcere per meno tempo.
Riguardano le donne il 20,2% delle denunce per furto, il 23,2% delle truffe o frodi informatiche, il 7,7% delle violazioni della legge sulle droghe, il 6,1% degli omicidi e il 16,8% delle denunce di associazione a delinquere di stampo mafioso.
I reati delle donne sono in primo luogo quelli contro il patrimonio, che pesano il 29,2% su tutti i reati ascritti alla popolazione detenuta femminile. In detenzione domiciliare, più usata che per gli uomini, ci sono 1.185 donne, altre 2.113 sono in affidamento.
Le quattro carceri femminili di Trani, Pozzuoli, Venezia e Roma – quest’ultimo è il più grande d’Europa – ospitano 599 donne, pari a un quarto del totale. La maggior parte delle donne sono distribuite nelle 44 sezioni femminili ospitate all’interno di carceri maschili. Secondo quanto rilevato dai volontari di Antigone nelle loro visite, il tasso di sovraffollamento è del 115%, contro il 113,7% degli uomini. “Le donne, con il piccolo peso numerico che arrecano al sistema penitenziario, – sottolinea l’associazione – non sono responsabili del sovraffollamento carcerario ma lo subiscono più degli uomini, quando non soffrono al contrario di isolamento”.

Autolesionismo e suicidi

E’ drammatico il numero dei suicidi in carcere lo scorso anno: 84 persone si sono tolte la vita all’interno di un istituto di pena, una ogni 4 giorni. Un numero così alto non era mai stato registrato. E tra loro, cinque donne, di cui tre straniere. Sia il 2020 che il 2021 avevano registrato un unico suicidio femminile in carcere.

Due soffrivano di disagio psichico, altre due avevano problemi di tossicodipendenza. Noto il caso di Donatella Hodo, che aveva solo 27 anni e si è uccisa una notte nel carcere di Verona. Un’altra ragazza di 29 anni si è impiccata nel carcere di Messina dove si trovava da soli due giorni. Sono tanti anche gli atti di autolesionismo: 30,8 ogni 100 presenti, contro i 15 degli istituti che ospitano solo uomini. Le donne con diagnosi psichiatriche gravi sono il 12,4% delle presenti. Sono in trattamento per tossicodipendenze il 14,9% delle donne detenute.

A presentare i dati del rapporto nella Zuccari di Palazzo Giustiniani, una delle sedi del Senato, il presidente dell’associazione, Patrizio Gonnella. Numerosi gli interventi nel corso della mattinata. Oltra al Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasìa, sono intervenuti, tra gli altri, le senatrici Ilaria Cucchi e Anna Rossomando, il Capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Giovanni Russo, il Garante nazionale, Mauro Palma, la Provveditrice regionale della Campania, Lucia Castellano.

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