Antonella Bruni: “L’aborto non è un gioco politico di compromessi e di scambi”

VITERBO- Riceviamo e pubblichiamo: “Stiamo scambiando un delitto per diritto. Qua si ha paura di dire che l’aborto è un omicidio” , questa è la frase pronunciata da una donna, giornalista , vice direttrice del TG1, Incoronata Boccia.
Credo che vada sempre garantita e rispettata la libertà di pensiero e di parola di tutti, compresa, quindi, quella di chi è contro l’aborto, ma anche una Legge va rispettata ed è indiscutibile che una frase così netta e forte va a colpirne il principio fondante, riportandoci pericolosamente indietro di cinquanta anni.
La questione è di stretta attualità e nasce con un emendamento , inserito all’interno del Pnrr, che dà legittimità, a livello nazionale, all’ingresso delle associazioni Pro-Vita nei consultori. Una norma che potrebbe pregiudicare un diritto che resta, per ogni donna, sempre difficile e doloroso da esercitare.
Il governo ha precisato che non si tratta di un tentativo di modifica delle legge 194, ma di un rafforzativo dell’art.2 , il che è tecnicamente vero perché la legge già prevede delle misure di valutazione delle ragioni per le quali una donna decide di abortire e di sostegno nel caso queste siano soprattutto di natura economica o attengano ad altre difficoltà pratiche, quindi è sbagliato parlare di una novità inedita, perché le associazioni antiabortiste nei consultori ci sono già. Non sono previsti nemmeno fondi ulteriori per finanziare l’iniziativa e viene demandata la facoltà ad ogni singola regione di dare attuazione o meno alla norma stessa.
Se è giusto riconoscere quindi che il governo non sta modificando la L.194 e se l’emendamento – ormai legge con il voto del Senato il 23 aprile u.s. – non introduce nulla di nuovo, a che scopo inserirlo?
Che ci sia un supporto psicologico per la donna che sceglie di abortire o che ci siano delle misure per chi non vorrebbe realmente farlo, va benissimo, ma che si rafforzino e prevalgano quelle con le quali la donna debba essere dissuasa da estranei che , con posizione di dichiarata non terzietà, dovrebbero interferire ed intervenire nel momento di maggiore sofferenza e fragilità di una donna, non è assolutamente accettabile. L’unico ruolo dei soggetti Pro vita dovrebbe essere quello di informare la donna sulle altre opzioni possibili, solo se questa lo richiede. Anche in questo caso però, la presenza di personale qualificato già presente nei consultori, fa risultare del tutto superflua la presenza di ulteriori soggetti.
Io credo che quando parliamo di leggi e di diritti sanciti dalle stesse, sarebbe necessario parlarne solo in termini laici e razionali: abortire è un diritto e nessuno deve interferire con il suo esercizio. Più che mandare missionari nei consultori a scoraggiare le donne occorre intervenire, ma in modo concreto e non propagandistico, sulle politiche sociali, del lavoro e dei servizi a sostegno delle donne lavoratrici e della maternità, perché nella scelta estrema di abortire c’è anche il fallimento della politica.
Sono certa che quelle come me , sostenitrici e difensori del diritto di chiunque di scegliere cosa vuole per se stesso, senza che nessuno pontifichi o precluda tale sacrosanta libertà, concordino che qualunque ostacolo all’applicazione reale dell’aborto vada rimosso a partire dalle premesse , troppo spesso moralistiche che, se sottovalutate, finiscono con il dare spazio a chi l’aborto vorrebbe, se non proibirlo, senz’altro limitarlo progressivamente”.

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