Apertura nuovo padiglione carcere di Rebibbia, Uspp Lazio: “Con aumento dei servizi il rischio default è vicino”

ROMA – “Dopo l’apertura nel 2012 dei padiglioni di Velletri e poco dopo quello di Frosinone per circa 300 posti detentivi complessivi, nessun incremento di organico è stato previsto per queste sedi ed è inevitabile la preoccupazione per un aumento indiscriminato dei carichi di lavoro con  i prossimi che sono destinati all’apertura come quello di Rebibbia Nuovo Complesso denominato G10 per 500 posti detentivi”. È quanto dichiara il Segretario regionale USPP Daniele Nicastrini sulla volontà del ministero della giustizia di aprire nuovi padiglioni detentivi nel Lazio.

Il carcere romano di Rebibbia “Nuovo Complesso” oggi già ospita 1580 detenuti su 1178 posti disponibili e 103 non disponibili in fase di ristrutturazione, con un organico di poliziotti presenti che sulla carta risultano circa 700 di cui 160 destinati al servizio traduzioni a disposizione esclusiva del Provveditorato regionale per una carenza complessiva rispetto all’organico previsto di circa 200 unità.

“Rileviamo che in molti istituti penitenziari del Lazio e non” prosegue Nicastrini “con una media di 500 posti detentivi, l’amministrazione penitenziaria prevede una pianta organica di circa 300 unità, risultando però sempre una media di 200 unità in servizio effettivo assegnate negli stessi; quindi, se dovessero aprire il padiglione di Rebibbia come previsto per dicembre 2024 è chiaro che serviranno in quella altrettante unità oltre all’integrazione delle attuali coprire tutti servizi essenziali alla gestione corretta della sicurezza interna alle buio e strutture.”

USPP Lazio ribadisce che ogni ulteriore servizio in più costa in termini di organico in più sulla pianta organica già carente nella regione di 900 unità, altrimenti davvero si corre il rischio default delle nostre carceri in termini di personale, motivo per cui vicino e già stato proclamato lo Stato di Agitazione degli aderenti in regione. 

In considerazione di quanto rappresentato dal segretario regionale, interviene il Presidente USPP Giuseppe Moretti ribadendo che: “l’USPP sin dal 2017, quando fu falcidiata la pianta organica dalla legge cd “Madia”, aveva proposto di rendere automaticamente aumentabile la pianta organica in modo ad ogni nuova apertura di posti di servizio, corrispondesse un ampiamento del numero del personale in servizio e affinché non si aumentassero le scoperture già esistenti Richiesta che purtroppo è stata ignorata anche nella nuova rideterminazione dell’organico appena licenziata, nella quale, se è vero che sono state previste 1000 unità in più rispetto alla dotazione del 2017, sono pur sempre un numero esiguo in riferimento alla necessità di garantire sicurezza delle carceri nel rispetto dei diritti contrattuali in particolare in riferimento alla turnazione e ai carichi di lavoro degli agenti.

Incomprensibilmente fino ad ora si è continuata ad ignorare la necessità di arruolare le unità necessarie anche e non ultimo per far loro adempiere in modo efficace al mandato costituzionale dell’attività di sicurezza e legalità nelle strutture penitenziarie, ma anche di partecipazione al recupero del reo .”

Auspichiamo “conclude Moretti – che il Governo accolga la nostra richiesta di dichiarare lo stato d’emergenza, certi attraverso interlocuzioni informali, nell’apertura di un tavolo a settembre, proprio per discutere anche di carichi di lavoro e misure per mettere urgentemente in sicurezza il lavoro della polizia penitenziaria. Siamo certi che solo un confronto serrato e permanente  possa dare dignità al lavoro della Polizia Penitenziaria e confidiamo nella volontà di ascolto soprattutto dal sottosegretario Del Mastro che ha la delega per la polizia penitenziaria, vista anche l’assenza di un minimo confronto diretto con l’attuale capo DAP Giovanni Russo. 

 

Print Friendly, PDF & Email