Apertura scuole, genitori e studenti non ci stanno: “Le promesse diventino fatti”

VITERBO – Riceviamo dal Comitato Genitori Organizzati, dalla Rete degi Studenti Medi e pubblichiamo: “Lunedì 11 gennaio gli studenti delle scuole superiori del Lazio dovrebbero tornare sui banchi per seguire al 50% le lezioni in presenza, una decisione non accolta all’unanimità ma ad ogni modo avvallata a livello nazionale dagli esperti del Comitato Tecnico Scientifico.

Calandoci nel contesto viterbese scopriamo che quella che dovrebbe essere una ripartenza si preannuncia come un nuovo flop: stando infatti alle ultime dichiarazioni del sindaco Giovanni Arena, sembra che il rientro del prossimo lunedì sia prematuro e che sarebbe verosimile aspettarsi ulteriori restrizioni se la curva dei contagi dovesse aumentare: in “perfetto” tempismo, a pochi giorni dal fantomatico suono della campanella, si continua a navigare a vista in un clima di incertezze.

Nel ribadire fermamente che la salute pubblica sia un tema delicato e prioritario, il Comitato Genitori Organizzati di Viterbo assieme alla Rete degli Studenti Medi di Viterbo vogliono riportare all’attenzione delle istituzioni competenti alcuni semplici interrogativi: perché ci troviamo, di nuovo, impreparati di fronte all’emergenza scolastica? Perché, a distanza di nove mesi dall’inizio della pandemia, dobbiamo rassegnarci a una scuola che sembra essere ferma al punto di partenza? Perché, se è vero che da più parti sono state messe a punto precise strategie di contenimento del contagio, la macchina organizzativa che dovrebbe ridare “corpo” alla scuola secondaria di secondo grado sembra arrancare?

Abbiamo bisogno di un’analisi più accurata da parte di chi ci governa, un’analisi che vada oltre la retorica del rimpallo ideologico-politico.

Abbiamo bisogno di risposte mature, che non si paralizzino di fronte ai troppi “si sarebbe potuto fare” e che trovino il coraggio di far dialogare tutti gli attori coinvolti.

In questi lunghi e faticosi mesi abbiamo sentito schiere di docenti e pedagoghi ribadire che la didattica a distanza non è scuola e, nonostante ciò, mettersi in gioco per fare di necessità virtù, dimostrando che la missione educativa non conosce limiti. Di questo ne siamo grati ma siamo davvero sicuri che nel medio e lungo periodo, almeno fino a quando durerà l’emergenza sanitaria, non valga la pena insistere in ottica solidale e corale – studenti, famiglie, personale scolastico, istituzioni locali – affinché si arrivi a un modello lungimirante che riporti la scuola in presenza e in sicurezza? Siamo davvero sicuri che non ci sia stato il tempo per farlo e che sia ormai troppo tardi per rimediare?”

 

 

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