VITERBO – «Arci Solidarietà Viterbo, impegnata da anni nella promozione dei diritti di migranti, rifugiati e profughi, nel contrasto al caporalato e allo sfruttamento lavorativo esprime la propria solidarietà – dichiara Sergio Giovagnoli, presidente di Arci Solidarietà Viterbo – alla famiglia di Satnam Singh, bracciante indiano che, dopo un grave incidente avvenuto in una azienda agricola dell’Agro Pontino, ha perso un braccio e è deceduto in ospedale a causa dei gravi ritardi dovuti al comportamento criminale del suo padrone che, invece di soccorrerlo, lo ha semplicemente scaricato davanti casa insieme al suo braccio tranciato e alla moglie disperata».
«Un comportamento barbaro, aggravato in queste ore dalle allucinanti dichiarazioni del padre del titolare della ditta che intende scaricare le responsabilità dell’accaduto sulle spalle di Satnam, e si preoccupa delle conseguenze per la sua azienda.
A fronte di tanti casi di aziende che approfittano della vulnerabilità e ricattabilità di persone straniere che hanno bisogno di lavorare e di riscattare la loro condizione di persone senza uno status giuridico garantito, vicende di questo genere di brutalità pur non essendo all’ordine del giorno rappresentano comunque la punta di un iceberg sotto la quale c’è una grande massa di illegalità e sfruttamento, con delle forme di razzismo molto esplicite che permettono a tanti padroni senza scrupoli di trattare i lavoratori stranieri come se fossero ancora nei campi di cotone dell’Alabama.
Esprimiamo solidarietà alla comunità indiana dell’Agro Pontino che ciclicamente veste il lutto per fratelli che perdono la vita mentre lavorano, tornano a casa in bicicletta, impiccandosi nelle serre perché non sopportano più i carichi di lavoro disumani, mentre subiscono il ricatto del lavoro, sono costretti ad accettare salari bassi e scarsa sicurezza, sono costretti a doparsi per resistere ai pesanti carichi di lavoro come, più volte, ha denunciato l’attivista e studioso Marco Omizzolo in tanti suoi interventi e pubblicazioni.
Esprimiamo solidarietà ai sindacalisti e agli attivisti che cercano di sostenere le lotte di questi lavoratori soggiogati da fenomeni di tratta e caporalato, a volte anche etnico.
Solidarietà alla forze dell’ordine e alla Istituzioni quando si impegnano seriamente e con determinazione per estirpare un fenomeno umano e che, come disse Falcone per la mafia, “come tutte le cose umane ha avuto un inizio e deve avere una fine”.
Solidarietà agli imprenditori onesti che rimangono vittime essi stessa della pessima reputazione che colpisce l’agricoltura in generale, quando questa dovrebbe essere sostenuta come il settore primario, non solo dal punto di vista prettamente economico, ma anche nella promozione della valorizzazione della qualità sociale del prodotto e dell’impatto ambientale delle coltivazioni.
Sosteniamo i diritti di tutti i lavoratori e cittadini – conclude Giovagnoli –, indipendentemente dal colore della pelle, della lingua che parlano e del luogo in cui lavorano. L’Agro pontino è un concentrato particolare con una considerevole presenza di lavoratori stranieri ma non è un caso isolato e nessun territorio è esente dai rischi dello sfruttamento anche senza arrivare all’orrore di calpestare la vita umana. Solidarietà alla memoria di Satnam è anche contrastare ogni forma di sfruttamento nei nostri territori».
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