Arrestata per corruzione la preside antimafia che rubava cibo e tecnologia agli alunni

di REDAZIONE

Palermo – D. L. V., una delle più note esponenti dell’antimafia palermitana, è finita ai domiciliari con l’accusa di corruzione e peculato. La preside dell’Istituto Comprensivo Giovanni Falcone del quartiere Zen, insignita nel 2020 del titolo di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana per il suo impegno contro la mafia, si sarebbe appropriata di computer, tablet, iPhone e perfino del cibo della mensa scolastica destinati agli alunni. Il materiale elettronico era stato acquistato con i fondi europei destinati a progetti educativi mai realizzati o realizzati solo in parte.

Con lei sono stati arrestati anche il vicepreside D. A. e A. C., una dipendente di un negozio che forniva alla scuola il materiale informatico in cambio di regali alla preside. I tre sono stati fermati dai carabinieri nell’ambito di una indagine coordinata dai pm della Procura Europea Gery Ferarra e Amelia Luise.

Secondo le indagini, la preside avrebbe attestato falsamente la presenza degli alunni a scuola anche in orari extracurriculari per accaparrarsi i cospicui finanziamenti comunitari. Inoltre avrebbe favorito la dipendente del negozio facendole fare preventivi su misura a discapito di altre aziende per la fornitura di materiale elettronico nell’ambito di progetti finanziati dal Pon o da enti pubblici. Tra questi il finanziamento di 675mila euro per la scuola dell’infanzia, il progetto denominato “Stem”, il progetto P.o.. denominato “Edu Green” di 17.500 euro e il Decreto “Sostegni Bis” per le scuole.

La notizia dell’arresto della preside antimafia ha suscitato grande stupore e indignazione nella città di Palermo, dove Daniela Lo Verde era considerata un esempio di impegno civile e sociale in una zona difficile come lo Zen.

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