Arte e Cultura per il progetto LINEAMENTI

Il Teatro delle Condizioni Avverse presenta le due prossime iniziative che fanno parte del progetto Lineamenti. Lineamenti è un progetto artistico e culturale volto a riflettere nello specifico sulla legalità, l’integrazione e la memoria e in primis su importanti protagoniste e protagonisti del panorama culturale e politico che hanno segnato la storia italiana in nome della giustizia e delle verità. Queste donne e questi uomini vogliono essere ricordati e riscoperti attraverso spettacoli, laboratori, incontri pubblici con docenti universitari e giornalisti, incontri a scuola al fine di giungere ad un confronto proficuo e sempre costruttivo con il pubblico giovane e adulto del territorio.
Lineamenti ha visto la partecipazione attiva e attenta di una rete con le Amministrazioni Comunali di Poggio Mirteto e Montopoli di Sabina, il Sistema Bibliotecario della Bassa Sabina, l’Atelier Solidale Ikwa e ARCI Rieti.
Le prossime attività saranno:
– il Laboratorio teatrale LINEA_Menti_Tracce di Legalità – condotto da Lidia Di Girolamo del Teatro delle Condizioni Avverse – ogni mercoledì a partire dal 5 ottobre dalle 19 alle 20.30 presso la sede operativa del Teatro delle Condizioni Avverse in Via Diego Eusebi n. 17, Poggio Mirteto (RI). Il laboratorio è rivolto ad un target adulto e vuole essere un intenso percorso teatrale ed espressivo sui temi della legalità ma soprattutto sulle protagoniste e i protagonisti che hanno illuminato con coraggio la strada della giustizia e della verità. Il laboratorio concluderà con esito finale aperto al pubblico venerdì 2 dicembre p.v.. Il Laboratorio intende svolgere con i partecipanti un percorso individuale di ricerca ed esplorazione di testi, testimonianze video e audio al fine di creare un filo narrativo costruito insieme ad ogni allievo. Ogni filo narrativo testimonierà il contributo di un protagonista impegnato nel presente e/o nel passato nella legalità in Italia. I fili narrativi dei partecipanti si collegheranno in un tessuto teatrale collettivo per poi giungere ad una restituzione finale che sarà soprattutto una riflessione artistica collettiva e condivisa portata al pubblico presente. Il laboratorio è gratuito.
– Venerdì 7 ottobre presso la Biblioteca Comunale “Peppino Impastato” a Poggio Mirteto (RI):
– alle 17:00 Incontro aperto al pubblico “Riscoprire Aldo Moro. Le nostre radici tra storia e memoria”.
L’incontro è focalizzato sulla necessità di una riscoperta delle proprie radici sociali e culturali, sulla memoria e sull’importantissimo contributo che ha dato Aldo Moro e che ora più che mai e’ necessario portare all’attenzione del pubblico giovanile e adulto.
Interverranno:
Agnese Maria Moro, Giornalista e Pubblicista, collabora con La Stampa e il mensile Madre. Laureata in Psicologia. Ha lavorato per dieci anni presso la sede nazionale della CISL. Si è dedicata poi alla politica culturale per enti sociali e alle relazioni istituzionali italiane ed europee. Ha lavorato per organizzazioni sociali finalizzate alla tutela dei diritti umani e dei cittadini. E’ socia del “Centro di documentazione Archivio Flamigni fa parte del progetto “Rete degli archivi per non dimenticare” promosso dal Centro. Oltre alla stesura di articoli e saggi, nel 2003 ha pubblicato con la casa editrice Rizzoli il libro “Un uomo così”, dedicato al padre, ristampato nel 2008.

Ilaria Moroni, Direttrice e Vicepresidente del Centro documentazione Archivio Flamigni. Coordinatrice del progetto della Rete degli archivi per non dimenticare e responsabile, curatrice e testi del portale www.memoria.san.beniculturali.it in collaborazione con il Ministero della Cultura. E’ stata creatrice e curatrice del sito www.fontitaliarepubblicana.it e nel 2016 ha curato le attività del Centenario della nascita di Aldo Moro con il sito dedicato (www.aldomoro.eu) collaborando anche alla realizzazione della mostra on line Immagini di una vita. Una mostra per Aldo Moro.

Ilenia Imperi, Dottore di ricerca in Storia d’Europa, si è dedicata negli ultimi anni allo studio dei mezzi di comunicazione di massa, approfondendo l’analisi e lo studio della TV. Collabora con il Disucom / Università della Tuscia (VT) . È tra i redattori della rivista di storia Officina della Storia, membro del comitato scientifico della Rete degli archivi per non dimenticare e del direttivo del Centro Documentazione Archivio Flamigni. E’ autrice del libro edito nel 2016 dalla casa Franco Angeli “Il caso Moro: cronaca di un evento mediale. Realtà e drama nei servizi TV dei 55 giorni”.

– alle 19.30 Aperitivo;

– alle 20.30 Spettacolo Teatrale “Ajio Ojio e Petrolio” – L’Italia dal ’68 al’ 75 vista attraverso gli occhi di un oste comunista.
Monologo con musica dal vivo
Produzione Eremo Teatro Celleno, con Aldo Milea e Marco Marsili.
Lo spettacolo rievoca il clima e ripercorre le vicende di quel denso e ancora oscuro periodo storico che va dalla Battaglia di Valle Giulia all’omicidio di Pier Paolo Pasolini. Sono due gli strumenti utilizzati in questa ricerca e nella rappresentazione: le canzoni di lotta di quegli anni e i racconti di Peppe l’Oste, l’oste dei lotti di Primavalle, quartiere della periferia nord di Roma, che aveva bottega al seminterrato delle case popolari proprio di fronte la sezione del P.C.I. di via Federico Borromeo. Peppe era comunista, dico era perché, purtroppo, qualche anno fa ci ha lasciati e proprio da qui è nata la voglia di fare questo spettacolo e di dedicarglielo. Le canzoni di Giovanna Marini, Paolo Pietrangeli, Joe Fallisi, vivono e tramandano gli stessi episodi e i fatti storici raccontati da Peppe, ed è questo il criterio con cui sono state selezionate, ma li mostrano con tutta la forza evocativa propria della musica eseguita dal vivo. Così la morte di Pinelli, il corteo sindacale del ‘72 a Reggio Calabria, La Battaglia di Valle Giulia echeggiano non come racconti ma come emozioni e sensazioni fisiche, quelle che si sentivano e respiravano al tempo.
Peppe, dicevo, era comunista, più precisamente era un comunista, uno come ce n’era tanti, iscritto dalla prima ora, convinto, sicuro, fedele alla linea. Per il Partito aveva preso le botte e le aveva date senza riceverne nulla in cambio, nemmeno un grazie. Certo i compagni frequentavano la sua osteria, la moglie faceva da mangiare, ma con quattro soldi si mangiava primo, secondo, contorno e vino. Peppe era romano, di quell’antica stirpe popolare che amava parlare e colorire i racconti di un misto di saggezza popolare e di certezze che il Partito gl’infondeva. All’osteria era uno strano alternarsi di lunghi silenzi, coi tavoli mezzi pieni di vecchietti che bevevano zitti e lenti, e di racconti, a volte affabulanti e suadenti come favole della buona notte, altre aspri e strillati come i comizi. Silenzi densi del fumo delle MS e di meditazioni per me, che ero ancora ragazzino ma già bevitore e militante, e racconti che mi affascinavano a volte più per il modo in cui venivano esposti che per cosa dicevano. Peppe aveva fatto il camionista: racconti di viaggi, incontri, personaggi, storie di donne e soprattutto di politica e naturalmente io Io ascoltavo a bocca aperta, dal basso all’alto, perché io stavo seduto e Peppe in piedi, appoggiato al tavolo o in giro per l’osteria a portare qualche piatto o qualche mezzo litro. Continuava a parlare Peppe, se aveva iniziato un discorso, fino a completarlo in tutte le sue sfaccettature e interpretazioni, ripetendo più volte i punti salienti e intercalando proverbi, battute, slogan e modi di dire. L’osteria era piccola: un rettangolo di cinque metri per otto, con un’anticamera dove si appendevano i cappotti e si spillava e vendeva il vino sfuso e, alle sue spalle, la cucina, regno incontrastato della moglie di Peppe, che usciva raramente e solo a prendere gli ordini dei pochi che mangiavano; non dei compagni, però, perché ai compagni ci pensava solo e sempre Peppe. Beh la finisco qui, sennò m’immalinconisco. Invece lo spettacolo non è malinconico o almeno non solo: si canta, si ride, si piange forse, si prova amarezza, ci si arrabbia ma sempre lucidi e ironici, rigorosamente di parte e col sostegno e la forza della musica. (Aldo Milea)
Lo spettacolo, andato in scena per la prima volta nel marzo del 2013 nella casa di Pier Paolo Pasolini a Chia (Soriano nel Cimino), in questi anni è stato rappresentato solitamente in “acustico”, (spesso in Circoli Arci e Case del Popolo), anche se alcune volte, nelle oltre 100 repliche realizzate, si è reso necessario amplificare sia gli strumenti che le voci (in particolare nei teatri e nelle piazze con platee numerose). La messa in scena si presta, oltre al canonico palco, anche ad un allestimento in cui gli attori possano avere un maggiore contatto con gli spettatori. Tra i vari luoghi che hanno ospitato “Ajio e Ojio”, ci piace ricordare il Circolo “Aurora” di Arezzo, il Festival “Senza Filo” di Pisa, il Teatro “Arciliuto”, il “CentoFormiche” di Roma e il “S’ArzaTeatro” di Sassari, oltre al “SursumCorda” e al Movimento Terra Contadina di Verbania.

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