Arte e Mancinismo. Dalla “mano del Diavolo” a quella della creatività

di ANGELO RUSSO-

VITERBO- In passato la mano sinistra è stata oggetto di grandi quanto infondati pregiudizi: veniva individuata come la “mano del diavolo”. Nella bibbia è scritto che nel giorno del Giudizio Universale i giusti sederanno alla destra di Cristo e gli empi, candidati all’inferno, alla sua sinistra. In Grecia gli dei usavano la mano destra per benedire e la sinistra per maledire. Ma sono tanti i rimandi storici che, per fortuna in epoche passate, richiamano alla colpevolizzazione dell’uso della mano sinistra. Oggi, al contrario essere mancini è anche sinonimo di creatività. Si dice che i mancini siano amanti del bello, potenziali artisti e grandi sensuali. Resta comunque il fatto che non sono poche le difficoltà di chi usa la mano sinistra, anche nelle piccole cose quotidiane: scrivere sporcandosi la mano nel momento in cui la si passa sopra al foglio, fare leva su di una maniglia, oppure usare un paio di forbici. La società favorisce, e da un punto di vista numerico è anche comprensibile, l’uso della mano destra. I mancini sono in netta minoranza, circa il 10% della popolazione.  Non molto tempo addietro il mancinismo era considerato una vera patologia da curare. Si conoscono casi in cui il bambino veniva addirittura costretto con mezzi poco ortodossi alla correzione dell’arto nell’uso della scrittura, la legatura della mano da non usare alla sedia era il più comune. Emblematico il caso di un uomo di 55 anni che costretto all’uso della destra nell’infanzia, si è lasciato fortunatamente uno spiraglio, usa la mano sinistra per disegnare esprimendo tutta la sua creatività e la destra per scrivere e le altre comuni attività. Può scrivere e disegnare

Dama con ermellino di Leonardo

contemporaneamente usando entrambe le mani e favorendo due attività cerebrali simultanee. II mancinismo può esser fissato prima della nascita per una serie di meccanismi genetici, ma deve entrare in rapporto con le effettive stimolazioni dell’ambiente per potersi sviluppare. Il cervello umano è formato da due emisferi, quello sinistro ha le funzioni verbali, ed è collegato con la parte destra del corpo, quello destro ha le funzioni visivo spaziali ed è collegato all’altra parte del corpo, la sinistra. Pur essendo separati, i due emisferi, possono comunicare tra loro attraverso fasci di fibre nervose. Questo consente, in alcuni casi di non perdere del tutto, la funzione specifica anche in caso della distruzione di parte delle cellule nervose. Anche la plasticità dei neuroni, che pur non potendo riprodursi tendono ad allungarsi, contribuisce a far riacquistare in parte la capacità perduta. In linea di massima quando si verifica un danno in uno dei due emisferi vi sarà una perdita specifica di una o dell’altra funzione correlata ad essi. Un caso assai noto è la perdita del linguaggio che riguarda sia la comprensione (afasia sensoriale) che la produzione delle parole (afasia motoria). Le afasie sono generalmente dovute a lesioni dell’emisfero cerebrale sinistro.  L’emisfero destro, quello delle funzioni visivo spaziali e quindi anche dell’arte e della creatività controlla direttamente la mano sinistra. La preferenza del lato da usare comincia a comparire sui tre quattro anni. A 4-5 anni c’è ancora un 40% di bambini non ancora lateralizzati, a 5-7 anni il 20%. Lo studio della lateralità viene effettuato a livello dell’occhio della mano e del piede. L’occhio dominante è quello che resta aperto quando si chiede ad un bambino di chiudere un occhio, o quello con cui guarda attraverso un rotolo di carta. La mano dominante passa sopra all’altra quando si chiede di mettere i pugni chiusi l’uno sopra l’altro. II piede dominante calcia spesso il pallone. Quando la lateralità dominante è identica ai tre livelli si dice omogenea. Oggi, quando è sinistra, viene accettata con più tranquillità. Nel caso la lateralizzazione non fosse omogenea, bisogna lasciare il bambino del tutto libero fino ai 5 anni, successivamente si può iniziare a favorire la mano destra per la scrittura. Se è vero che in epoche passate il mancinismo è stato oggetto di forte repressione, ci sono stati anche richiami alla tolleranza: “coloro che ritengono il lato sinistro inferiore al destro agiscono contrariamente alla natura” (Platone). Anche nell’arte c’è stata sempre una grande ambivalenza: Michelangelo e Leonardo da Vinci sono stati tra i più grandi artisti di tutti i tempi, erano mancini ma il fatto che fossero anche omossessuali ha contribuito a generare ancora più confusione rispetto all’uso della mano del cuore. ( Da considerare che allora l’arte era prevalentemente sacra). Nello sport ai primi posti, tra i campioni, troviamo spesso dei mancini. Da molti dati risulta un alto numero di mancini tra gli artisti, architetti o creativi. Nell’arte visiva tra gli artisti mancini più famosi, oltre ai già citati ricordiamo: Maurits Cornelis Escher, Pablo Picasso, Ernst Paul Klee, Albrecht Durer, Raffaello Sanzio, Vincent Van Gogh, Rubens, Diego Velàzquez, Anita Malfatti.

 Da uno studio, degli psicologi Mabert e Michel, che confrontava gli studenti di una scuola artistica con quelli di un istituto non artistico, risultò che su 28 mancini (in un totale di 204 studenti) 2l erano artisti.  Lasciare che il proprio figlio usi la mano per cui la natura lo ha programmato oltre i ad essere un gesto di estremo rispetto è anche un modo per favorire quella creatività di cui la natura lo ha dotato. La società deve sempre più impegnarsi a diffondere una cultura ambidestra.

 

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