Arte visiva e psicologia nelle fiabe: Wassily Kandinsky – Il Cavaliere azzurro. Olio su tela 55 x 60 – 1903

di ANGELO RUSSO-

VITERBO- Il 15 ottobre 2023 si è celebrato il centenario della nascita di Italo Calvino, scrittore poliedrico quanto geniale, tra l’altro autore delle Fiabe Italiane (1956). Le fiabe sono state un punto di riferimento anche per grandi artisti. Wassily Kandinsky prima di dedicarsi all’astrattismo, nella fase precedente, anteriormente al 1910, ha dipinto alcune opere dedicate alla Fiabe, storie provenienti dalle tradizioni contadine russe che l’artista seppe genialmente recuperare alla modernità e alla pittura, dandone una connotazione fantastica sia nel segno che nel colore. Una di queste opere è “Il cavaliere azzurro”. In particolare Kandinsky era affascinato dalla figura dei cavalieri che per combattere il male affrontavano le prove più ardue e i pericoli più spaventosi: essi sono quindi il simbolo della lotta fra bene e male, della battaglia dello spirito contro il materialismo. L’artista prende spunto da storie di vita reali, racconti contadini, per portarle nella metafora simbolica nel suo mondo pittorico.

A proposito di fiabe, in questi giorni a Vetralla, c’è stato un bellissimo evento dedicato al centenario della nascita di Calvino, denominato “Le Fiabe sono vere”. I concetti di base possono configurarsi analoghi alla pittura pre-astrattista e figurativa di Kandisky.

L’evento si è svolto con successo con una mostra dell’artista Lidia Scalzo dedicata alle fiabe italiane e un convegno proprio sui temi dell’opera calviniana. Lidia e la sorella Rosaria gestiscono la bottega d’arte “Il papiro art” a Cura di Vetralla.

La mostra racconta molto dell’infanzia dell’artista con suo nonno Mauro narratore. I quadri, volutamente fanciulleschi per essere recepiti da bambini ed adulti, rappresentano secondo l’autrice, una parte di valori per lei molto importanti, valori che sono stati trasmessi anche attraverso le fiabe.

LA FATA MADRINA – LA FATA BELLA E TERRIBILE  

Vogliamo parlare di FATE… 

Questi esseri incredibili, queste DONNE, ognuno di loro diverse: Materne, Terribili, DONNE 

Possono essere tenere ed amorevoli.  

Insomma esaudiscono i nostri desideri pur di vederci “felici”, ma possono essere terribili quando non vengono rispettate.  

Non è questione di forza è VITA. 

Si possono presentare in molteplici aspetti agli occhi di chi li desidera, possono essere vecchiette, lacere, sporche, POVERE, bellissime, tremende …ma sempre DONNE 

Pregi o difetti non importa … siamo     FATE 

 

Lidia Scalzo

autrice anche dei 2 quadri sulle fate. Supporto ligneo (50 x 160 cm.)

in mostra presso il museo della Città e del territorio a Vetralla il 4 e 5 novembre

 

 

 

Il convegno, LE FIABE SONO VERE si è svolto nella sala consiliare del Comune di Vetralla, dove l’Amministrazione capitanata dal Sindaco Sandrino Aquilani è sempre sensibile a tutto ciò che è arte e cultura.

Era presente al convegno l’Assessore alla Cultura Daniela Venanzi. Relatori: oltre al sottoscritto, Lidia Scalzo, Andrea Natali, Stefano Donati e, ospite d’onore, Paola Vegliantei presidente della Prima Accademia della Legalità nel mondo. Moderatrice Antonella Frontoni Presidente del Movimento Artistico Vetrallese.

Le favole da un punto di vista psicologico.

Nel linguaggio comune, c’è qualcuno che non ha mai sentito dire: “ …mi stai raccontando favole? Inteso nel senso di prendersi gioco dell’interlocutore, di dire bugie, frottole…

D’altra parte c’è un’immensa quantità di letteratura che prende sul serio le fiabe, parliamo in particolare di Italo Calvino che ci lascia una grande eredità di racconti e in più, aggiungendo la potente affermazione: “Le favole sono vere”.

Nel caso della fiaba/favola/frottola è logico che non è credibile che ci siano draghi volanti con tanto di ali oppure che una bestia si trasformi in un bellissimo principe semplicemente per mezzo di quella energia vitale che è l’amore. Certo ci piacerebbe!

Per Calvino le favole sono vere in quanto rappresentano un catalogo simbolico delle vicende umane, spaccati di vita che nascono in tempi remoti e vengono tramandati fino ai giorni nostri, con la possibilità di darci spunti per intravedere i propri destini.

Calvino intravede nelle favole il veicolo di valori profondi come ORDINE e ARMONIA che la narrazione fiabesca tende a ristabilire. Le vicende della sorte, il mito dell’eroe, sono equilibratrici e ribaltano l’elemento irrazionale e grottesco. La fiaba diventa una sorta di “fidata consigliera” (Concetto espresso da Bruno Bettelheim, psicoanalista austriaco naturalizzato statunitense (1903-1990).

Anche Jung, seppur con altri punti di vista era interessato alle fiabe, intese come pura ESPRESSIONE DELL’INCONSCIO COLLETTIVO. Esso contiene gli ARCHETIPI ovvero simboli che si manifestano in tutti i popoli e in tutte le culture.

Per inconscio collettivo si intende un deposito delle esperienze dell’umanità presente in ogni singolo individuo. Un contenitore psichico universale, quella parte di inconscio che è comune a quello di tutti gli esseri umani.

Immaginiamo una palazzina a più piani: dove c’è un piano terra e poi altri piani interrati. Il piano terra rappresenta la parte abitata, la luce dove tutto è cosciente.

Poi scendiamo attraverso una scalinata nel piano sotto suolo, una stanza dove c’è del materiale rimosso, prodotto nella prima infanzia, è un materiale spesso doloroso, personale e formato da traumi. Per questo che viene relegato senza che abbia molte possibilità di arrivare alla luce.  Questo materiale secondo il papà della psicoanalisi Sigmund Freud è l’Inconscio. Questa stanza non ha chiavi pertanto ogni tanto affiora qualcosina al piano soprastante, poi riscende e ci lascia una flebile traccia di qualcosa che non comprendiamo Se scendiamo un altro piano troveremo materiale sempre familiare, qualcuno l’ha chiamata la stanza dei nonni, ovvero materiali che rimandano alle nostre origini personali, da dove proveniamo.

Infine, e qui si deva a Jung, lo psicologo del profondo, l’archeologo dell’anima, questa rivoluzionaria intuizione: L’INCONSCIO COLLETTIVO. Immaginiamo che questa casa si trovi situata a Viterbo uno dei luoghi medioevali per eccellenza, nella terza stanza potremmo trovare dei reperti archeologici, come è successo realmente nei famosi butti, reperti medioevali, questo materiale è patrimonio non solo del possessore della casa ma di tutto l’universo ed è conosciuto da tutti. L’inconscio collettivo è formato da esperienze che si tramandano di generazione in generazione.  Queste esperienze o configurazioni sono dotate di struttura universale e hanno una valenza affettiva universale che Jung definì, come già detto, archetipi. In questa parte della casa troveremo anche le favole le quali sgorgano direttamente dagli strati più arcaici della psiche.

L’archetipo nella psicologia analitica Junghiana è un processo psichico che esprime i modelli elementari di comportamento e rappresentazioni derivanti dall’esperienza umana e mettono in connessione il mondo conscio e quello inconscio utilizzando il linguaggio universale dei simboli. Questi materiali del sottosuolo (inconscio) possono essere resi coscienti attraverso i sogni, le psicoterapie e/o anche strati alterati di coscienza, come l’ipnosi o alcune forme di training autogeno.

https://www.angelorussoviterbo.it/

 

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