“Artigiani del futuro”, Maurizio Feliziani di Scagliola stucchi d’arte premiato a Mantova

Mantova – Solo 100 in tutta Italia. E Maurizio Feliziani è uno di loro, uno degli “Artigiani del futuro”. La sua Scagliola Stucchi d’arte di Oriolo Romano è stata premiata ieri al teatro Bibiena di Mantova libronel corso dell’iniziativa organizzata dalla Fondazione Symbola in collaborazione con le associazioni di categoria dell’artigianato, tra cui la CNA. “Un riconoscimento di cui andiamo fieri: Maurizio merita questo e altro”, commenta Alessio Gismondi, presidente della CNA di Viterbo e Civitavecchia.

“Esemplare testimonianza di impresa italiana ispirata ai valori del’artigianato. Per la capacità di tenere insieme tradizione manifatturiera, tensione all’innovazione, sostenibilità, legami con il territorio e le comunità, contribuendo così ad un’economia più a misura d’uomo e per questo più coesiva e competitiva”: questa la motivazione del premio consegnato all’impresa di casa CNA.

Eccolo dunque, l’artigiano del futuro. “Una bellissima iniziativa – dice Feliziani – di grande livello. E’ andata molto bene, c’era anche il vice presidente della CNA nazionale, Daniele Parolo. Siamo fieri, è stato prodotto un libro con le storie delle 100 imprese, compresa la mia. Sono molto orgoglioso, perché tra queste ce ne sono di altissimo livello”.

E svela il retroscena. “Tutto è nato grazie alla CNA: mi fece scoprire la scuola per imparare la tecnica della scagliola, tramite Ferindo Palombella. Parliamo di 30 anni fa, ero disposto ad andare a premiazionelavorare gratis, invece trovò una scuola a Venezia, il centro europeo di formazione degli artigiani: da lì ho iniziato questo percorso”.

Tutti sul palco per la foto di gruppo, insieme anche a Ermete Realiacci, presidente di Symbola. “Siamo fieri del riconoscimento a Maurizio – spiega Gismondi – perché ha saputo reintrodurre una tecnica antica e reinterpretarla in chiave moderna, ma soprattutto riesce a comunicarla anche a livello nazionale e internazionale con l’insegnamento”.

Un premio che è anche “il riconoscimento a un mondo che per troppo tempo è stato tenuto in disparte e invece merita un’ampia considerazione: se siamo famosi nel mondo – conclude Gismondi – è per le cose che facciamo”.

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