Associazione Il Cinghiale Bianco, Burratti: “Appello ai cittadini sul deposito di scorie radioattive”

VITERBO – “Controllate se il vostro Comune decide di candidarsi ad ospitare il Deposito Nazionale di Scorie Radioattive. Da cittadini, pretendete trasparenza, informatevi, opponetevi all’ennesimo scempio del nostro territorio”: questo l’appello di Federico Burratti, dell’Associazione Il Cinghiale Bianco, attiva in tutta la provincia e con molti rappresentanti tra Viterbo, Tarquinia, Blera e Caprarola.
Negli ultimi giorni sono tornate insistenti sui media le voci della Tuscia come luogo “potenzialmente idoneo” ad ospitare il Deposito, ed i rappresentanti del Cinghiale Bianco invitano i cittadini ad una opposizione che non vuole essere il solito “no a prescindere all’italiana”, ma un contrasto consapevole ed informato.
Secondo il rapporto Unscear 2000 (Comitato Scientifico delle Nazioni Unite per lo Studio degli Effetti delle Radiazioni Ionizzanti) la Tuscia è tra i cinque posti al mondo con maggior radioattività naturale di fondo, a causa di particolari rocce vulcaniche. Ad aggravare lo stato di elevata radioattività naturale di fondo è intervenuta, negli ultimi anni, la presenza di una grande centrale a carbone, impattante su vari comuni della Tuscia. I livelli di radioattività emessi dal carbone sono bassi e non allarmanti, tuttavia sono cumulativi nel tempo e, da questo punto di vista, possono rappresentare comunque una minaccia che non dovrebbe essere ignorata.
Burratti invita all’informazione: “online è possibile trovare le osservazioni del medico Giovanni Ghirga, Membro del Comitato Scientifico della Società Internazionale dei Medici per l’Ambiente, all’installazione nella Tuscia del deposito. Si tratta di informazioni con solide basi scientifiche e fonti ben indicate. Invito tutti a prenderne visione per capire a cosa andiamo incontro. Ma, al di là dei rischi, teniamo a sottolineare come la Tuscia sia un’area che ancora fatica a svilupparsi pienamente dal punto di vista turistico, ma con potenzialità fortissime. Il deposito costituirebbe un fattore fortemente impattante sull’immagine del Comune e della zona scelti. Ciò di cui abbiamo bisogno sono politiche di marketing territoriale serie, infrastrutture utili ed ammodernamento delle esistenti, sostegno allo sviluppo agricolo ed enogastronomico, valorizzazione dei beni archeologici e storici… non certo un deposito di scorie radioattive. Difendiamo il territorio, difendiamo le nostre radici!”

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