di MARIA ANTONIETTA GERMANO –
VITERBO – Il libro scritto da Gino Cecchetin con Marco Franzoso“Cara Giulia. Quello che ho imparato da mia figlia” (Rizzoli Editore) termina con questo pensiero: Questo libro è iniziato con una porta rimasta aperta (quella della camera di Giulia, mai più tornata a casa) e termina con una porta che invece si apre sul futuro e sulla speranza nei giovani, affinchè trovino la voglia e la forza di costruire un mondo migliore.
Nell’ambito della prestigiosa rassegna “I Pirati della Bellezza, festival della parola e del pensiero 2024” giunta alla quarta edizione e dedicata quest’anno alla battaglia contro la violenza sulle donne, ideata dal giornalista Carlo Galeotti, direttore del giornale online “TusciaWeb”, lunedì 21 ottobre nel Centro Culturale della Fondazione Carivit, Auditorium Aldo Perugi (via Faul 24), è stato accolto un attesissimo ospite, Giulio Cecchettin con il suo libro “Cara Giulia”. Sala pienissima, tanti giovani, posti in piedi. Nessuna ripresa, né selfie, né firma copie, con l’intero incontro trasmesso in streaming sulle pagine online di TusciaWeb. Questo perchè Giulio Cecchettin, faccia serena ma scolpita dal dolore, non è qui per chiacchierare ma per onorarare la memoria di sua figlia Giulia con un progetto a sostegno delle vittime di violenza.
Giulia era una studentessa di ingegnaria biomedica all’Università di Padova, prossima a laurearsi con la discussione sulla tesi di laurea, uccisa da un ex fidanzato, Filippo Turetta, che si dichiarava innamorato. Poi la laurea l’ha ricevuta postuma, giustamente, dal Rettore dell’Università di Padova.
Con grande coraggio Gino Cecchettin ha deciso di ‘attraversare il dolore immenso’ e per il bene anche degli altri due figli, Elena e Davide, si è messo in viaggio per promuovere il suo libro in giro per l’Italia, i proventi netti derivanti dai diritti d’autore servono a sostenere la nascita della ‘Fondazione Giulia’, ormai arrivata quasi in porto. Cinquanta copie del libro sono state acquistate dalla Fondazione Carivit e donate ad altrettanti ospiti entrati per primi in fila indiana nell’Auditorium. Ha dialogato con lui Patrizia Prosperi e Carlo Galeotti.
Gino Cecchettin, al tavolo dei relatori, serio e composto nel suo immenso dolore ha espresso i più intimi pensieri “se una figlia muore prima dei genitori, e in modo così violento, è tutto finito”. “I figli non hanno bisogno di essere protetti, hanno bisogno del nostro tempo, di essere ascoltati”. Racconta la sua infanzia e giovinezza non molto felice, tutta trascorsa tra i NO del padre, niente amici, niente feste, niente gite. E ricorda un No che lo ha ferito molto all’età di 19 anni quando si è innamorato di una ragazza, l’ha raggiunta in bicicletta percorrendo 40 km, le ha dichiarato il suo amore, ma la ragazza non lo ha condiviso e gli ha detto No. Si è ripreso, racconta ancora, cinque anni dopo quando ha incontrato l’amore della sua vita, Monica, con la quale ha vissuto 27 anni magnifici di matrimonio. Ma la sorte ha voluto che purtroppo la sua sposa si ammalasse di cancro e nell’ottobre del 2022, è morta. Poi la tragedia immensa di Giulia. E per arginare rabbia e odio verso il ragazzo assassino, nelle notti insonni Gino Cecchettin ha ricordato il viso sempre sorridente di Giulia, ragazza dolce e solare, e ha deciso di ‘attraversare il dolore’ ed aiutare tante donne che o per mancaza di denaro o di lavoro, sono costrette a stare in casa con un marito violento e hanno paura di denunciare. E dal dossier del Viminale 2024: sono già 65 i femminicidi dall’inizio dell’anno.
La serata si è conclusa con gli applausi calorosissimi del pubblico toccato da tanta sofferenza, occhi lucidi, mesti sorrisi di conforto e con l’acquisto del libro “Cara Giulia”.
NOTA – Il 20 novembre 2023 il Corriere della Sera ha pubblicato una lettera di Elena Cecchettin in cui la ragazza ha denunciato la responsabilità della società nel creare quelli da lei definiti “figli sani del patriarcato e della cultura dello stupro”, indicando con tale espressione chi assume comportamenti che ledono la figura della donna, come il controllo, la possessività, la gelosia e chi cerca di giustificare coloro che compiono gesti violenti contro le donne definendoli “mostri” o malati di mente. La sorella maggiore della vittima ha dunque invitato tutti gli uomini a responsabilizzarsi, richiamando amici e colleghi che tengono comportamenti tollerati dalla società ma che potrebbero essere il preludio del femminicidio definito da lei un “omicidio di Stato” e un “delitto di potere” a cui occorre reagire con l’educazione sessuale e affettiva.
Le parole di Elena Cecchettin hanno scatenato una grande ondata di commozione, dolore e rabbia in Italia, dove si è aperto un dibattito e si sono tenute manifestazioni spontanee in molte città e con la partecipazione di migliaia di persone. In occasione della ‘Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne’, il 25 novembre, si è radunato a Roma circa mezzo milione di persone. Il caso ha sollevato importanti questioni riguardo alla prevenzione della violenza di genere e all’efficacia delle leggi esistenti.