Papa Francesco in una sua “Lettera ai poeti” pubblicata nel libro “Versi a Dio” (Crocetti editore, 2023) scrive: “… pensiamo a quando Dostoevskij nei Fratelli Karamazov racconta di un bambino piccolo, figlio di una serva, che lancia una pietra e colpisce la zampa di uno dei cani del padrone. Allora il padrone aizza tutti i cani contro il bambino. Lui scappa e prova a salvarsi dalla furia del branco, ma finisce per essere sbranato sotto gli occhi soddisfatti del generale e quelli disperati della madre. Questa scena ha una potenza artistica e politica tremenda: parla della realtà di ieri e di oggi, delle guerre, dei conflitti sociali, dei nostri egoismi personali…” (pag. 8). L’ho letto e riletto. Pensando e riflettendo. Mi è tornata alla mente la scena raccontata nel libro “La notte” di Elie Wiesel, quando tre persone, tra cui un bambino di 7 anni, vengono impiccati davanti a centinaia di internati nel campo di concentramento di Auschwitz, in silenzio sotto lo sguardo armato delle mitragliatrici dei soldati nazisti. E il bambino che fa fatica a morire per la leggerezza del suo corpo. Una agonia lenta davanti a chi non poteva fare nulla. L’autore del libro che riuscirà a sopravvivere all’orrore aggiunge:…. “a cena, la sera, la zuppa aveva sapore di cadavere”. Perché mi permetto di condividere l’orrore della malvagità umana o meglio “disumana”? Perché questo orrore deve prendere tutto di noi mentre assistiamo impotenti a quello che sta succedendo davanti ai nostri occhi annebbiati dai media che fanno passare notizie orrende come se fossero annunci di mercato. Non abituiamoci all’orrore, alla malvagità, alla cattiveria… non possiamo fare nulla? Possiamo, si! La nostra coscienza deve poter dire dentro il nostro spirito: “Basta”. Cresca in noi il senso di rispetto per chi soffre. Cresca in noi l’abominio per certe scelte fatte da chi non morirà nelle trincee, o di fame e freddo, sotto le bombe. Sono scelte di persone false e bugiarde. Di persone ipocrite che parlano di cammini di pace mentre la stanno distruggendo nella vita di chi non può fare nulla se non piangere i morti e i vivi. Non so se “Dio” vuole questo, ma che assaggino il loro fuoco, perché la loro vita e scelte sono già un “fuoco” per tanti. A Natale molti di loro andranno in Chiesa… a fare cosa? A dire cosa? A pregare chi? Posso garantirvi che in quella Chiesa non ci sarà per loro Dio, ma solo i fiori e le candele e un celebrante che non ha il coraggio di chiudere le porte. Forse un segno forte di coscienza sarebbe stato chiudere le Chiese il giorno di Natale. Ma qui so che sto “esagerando”. Per cui anche io aprirò le porte, ma inviterò i presenti a offrire il silenzio per chi non può più parlare, ma solo lasciare che altri piangano per loro…
GESU’, aiutaci a Ri-Nascere e a dare VITA
Solo TU sei la nostra unica speranza
don Gianni Carparelli
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