Aurum Amphora, un’opera d’arte che applica integralmente le proporzioni auree

Di WANDA CHERUBINI-
Un’anfora che diventa un’opera d’arte e che riesce, rispettando le leggi della natura, a preservare, come la natura stessa, la bontà del prodotto in esso contenuto, il vino. Stiamo parlando dell’Aurum Amphora, realizzata da Oscar Filippeschi, laureato in Chimica, che ha proseguito parallelamente i suoi studi dedicandosi alle regole auree applicate alla fluidodinamica ed elettrodinamica, applicando le proporzioni auree, ovvero quella costante matematica geometrica che utilizza la natura, molto cara a Platone, oltre che a Leonardo Pisano detto il Fibonacci e lo stesso Leonardo Da Vinci. Luca Pacioli realizzò la “Divina Proportione” e da Vinci realizzò le relative tavole dell’opera. “Il discorso delle proporzioni auree abbraccia tantissime cose- spiega Filippeschi – tant’è che Pacioli l’ha definita l’impronta digitale del Creatore”. Aurum Amphora è stata studiata e realizzata applicando le regole auree per tutte le sue proporzioni, in modo non banale, ispirandosi ai disegni che la natura utilizza per fare i semi, i frutti. La natura utilizza proporzioni auree e la aurum amphora (1)geometria non euclidea – precisa Filippeschi – ed Aurum Anphora è stata ideata secondo queste regole della natura”.
L’ideatore spiega come un’anfora sia sempre meglio di una bottiglia convenzionale perché assomiglia di più ad opere di design che la natura utilizza per preservare la vita. Questa anfora è il frutto di due anni di studio, ancora in itinere. “Con Stefano Amerighi abbiamo imbottigliato alcune anfore ed altrettante bottiglie posizionate nello stesso ambiente e allo stesso giorno e già dopo pochi mesi, alla prima degustazione, abbiamo subito sentito le differenze marcate tra anfora e bottiglia, in quanto l’anfora ci ha regalato un prodotto superiore, con un gusto del vino più morbido, più profondo. A Cortona Amerighi produce il Syrah e questo vino è stato valorizzato nell’anfora. Abbiamo avuto l’ultima degustazione circa una settimana e mezzo fa. Sapevamo che avrebbe funzionato. Del resto il materiale opaco dell’anfora non fa passare la luce e permette al vino di essere più isolato, di non subire choc termici. Il design è poi determinante anche dal punto di vista elettrodinamico, in quanto serve a canalizzare e convogliare meglio le energie presenti nell’ambiente”. Filippeschi poi ricorda come siano stati svolti interessantissimi studi sul grano ritrovato dentro anfore dopo millenni di aurum amphora (3)inattività biologica e come questi semi abbiano avuto una germinazione incredibile grazie al materiale e design dove si sono mantenuti.
Aurum Amphora è il massimo dell’espressione di questi principi condensati in questo prodotto – prosegue – Essa esiste dal 2019 dopo un lungo e difficoltoso percorso di prove: prima abbiamo realizzato anfore in vetro a Napoli, poi in terriglia bianca e poi terracotta rossa per arrivare a questa definitiva in grès, che è assolutamente impermeabile. Forse, in futuro, faremo una versione in vetro per avere un prodotto a basso costo, sfruttando caratteristiche del design. Quello che caratterizza le proporzioni auree è espresso nella frase “Ciò che è più bello funziona meglio” e la natura funziona così.
L’anfora è un oggetto che viene utilizzato per il vino da 12 mila anni – ricorda Filippeschi – ma non esiste un’anfora come questa che abbia rispettato in modo così perfetto le relazioni che la natura aurum amphora (4)crea”. Questa anfora però ancora non si trova sul mercato. “Pensiamo di entrarci nel giro di uno, massimo due anni – afferma Filippeschi – Il nostro scopo è quello di creare delle riserve d’eccellenza, in modo tale che l’Aurum Amphora faccia da capsula del tempo a vini prodotti nel rispetto della natura che decideremo di preservare e che sono anche opere d’arte. L’anfora ha un importante valore estetico, di design ed è un oggetto unico. Selezioneremo dei vini eccellenti e si creeranno delle collezioni annuali, limitate, andando a preservare la bontà e l’eleganza dei vini che verranno imbottigliati nel tempo. Entreremo sul mercato con il vino di Stefano Amerighi e poi faremo selezionare ai nostri sommelier altri vini. Aurum Amphora sarà dedicata soltanto al vino e valorizzeremo i vini buoni, quelli che raccontano un territorio. Amerighi, ad esempio, ha un occhio di riguardo per le cadenze e le ciclicità naturali, fa attenzione alla luna, alle tante cose che in antichità erano importanti per la coltivazione delle uve, mentre oggi va più di moda dedicarsi alla chimica industriale. Vorremmo realizzare una collezione d’arte aulica, realizzando queste capsule del tempo. La bottiglia diventa un’opera d’arte naturale dalle grandi capacità tecniche attraverso l’applicazione integrale delle proporzioni auree. Selezioneremo i più raffinati vini naturali per dare vita all’unica collezione d’arte enologica aurea della storia. Aurum Amphora – conclude Filippeschi – è diventata un marchio tridimensionale grazie all’intervento di Alfonso Branca, che ha creduto nel progetto già nello stato post embrionale. Si tratta, quindi, di un pezzo d’arte e di storia accessibile quasi a tutti”.

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