‘Suor Angelica’ di Puccini all’Opera di Roma: dal cast, ce ne parla il soprano Laura Cherici

di CINZIA DICHIARA-
Con ‘Suor Angelica’, opera in un atto raramente rappresentata e tuttavia diffusamente espressiva dell’arte pucciniana, viene portato a compimento il progetto ‘Trittico ricomposto’ svoltosi nelle ultime tre stagioni liriche e fortemente voluto da Michele Mariotti, direttore musicale del Massimo romano, in collaborazione col Puccini Festival di Torre del Lago nell’ambito delle celebrazioni del centenario della morte del compositore lucchese (1858-1924).
L’allestimento, con la direzione dello stesso Mariotti per la regia di Calixto Bieito, è posto in dittico con Il Prigioniero di Luigi Dallapiccola (1904-1975), opera che intende onorare il cinquantenario della scomparsa del compositore di Pisino d’Istria, anch’essa ispirata alla privazione della libertà individuale. La tristissima vicenda verista è in scena già dal 23 aprile e fino al prossimo 2 maggio. Una recita è fissata per il 30 aprile in sostituzione della recita dello scorso sabato 26, annullata per i funerali solenni di Papa Francesco.
Con la sua vocalità omogenea tutta al femminile, ‘Suor Angelica’ è l’opera centrale della trilogia di Puccini, fra ‘Gianni Schicchi’ e ‘Il Tabarro’, opera complessa che richiede particolari vocalità. Attraverso la storia di una donna costretta a entrare in convento per aver avuto un figlio, Puccini, che aveva una sorella suora dalla quale apprese i particolari della vita monastica, propone il tema del sacrificio di sé, con i risvolti dell’aspirazione alla libertà e del suo rimpianto, nonché della redenzione conclusiva. Ed è nel chiuso della segregazione conventuale che si consuma il dramma: la giovane infelice viene a sapere che il suo bimbo, del quale non ha più notizie, è deceduto da due anni per una grave malattia cosicché decide di darsi la morte bevendo una pozione da lei stessa preparata con erbe velenose, raccolte nell’orto di notte. Soltanto in extremis la Madonna le appare in segno di grazia, riconducendole il bambino appena un attimo prima che esali l’ultimo respiro.
Per conoscere direttamente da una componente del cast questo allestimento di ‘Suor Angelica’ incontriamo il soprano Laura Cherici che mancava dall’Opera di Roma dal 2006, quando aveva cantato come Zerlina nel Don Giovanni di Mozart con la direzione di Hubert Soudant e la regia di Franco Zeffirelli.
La cantante e didatta recita nel ruolo di Suor Genovieffa e con l’occasione, felicissima, festeggia i suoi quarant’anni di carriera.
«Ci tenevo davvero molto a una collaborazione. Ho amato e amo l’Opera di Roma, teatro al quale mi lega una lunga serie di recite negli anni passati.” – afferma il soprano. E così prosegue: “I ruoli principali sono quello del titolo e quello della Zia Principessa, le due antagoniste. Io interpreto una delle suore e avevo già affrontato il ruolo, anni fa, in forma di concerto col maestro Bartoletti, a Lucca. Poi avevo fatto la registrazione del Trittico con Mirella Freni; questa è stata una bellissima opportunità, per me, di tornare a Roma».
Ci può illustrare la visione del regista? «La lettura di Bieito è molto particolare, addirittura potrebbe essere percepita con irritazione da parte di chi sia abituato a concepire ‘Suor Angelica’ in modo tradizionale, vale a dire con la figura della Zia Principessa inflessibile e distaccata e la protagonista remissiva nel subire l’infausto destino, mentre le suore a un certo punto quasi spariscono. Diversamente, la visione di Bieito mette a fuoco tutta la solitudine del personaggio. Il regista spagnolo ha voluto concentrare l’intera azione nel giardino, hortus conclusus della vita quotidiana della comunità monastica visto come luogo claustrofobico nel quale le consorelle sono sempre presenti, tranne che nel finale, allorquando, ingerita la pozione venefica, la protagonista muore in solitudine».
L’aspetto saliente di questa lettura? «Senz’altro lo sguardo sulla storia nel suo complesso. Accadeva spesso che giovani ragazze madri, ripudiate dalla famiglia per disonore, o diseredate e incapaci di provvedere a sé stesse, fossero destinate alla vita claustrale. Chiaramente una scelta subita, una decisione non operata per fede, mancando del richiamo vocazionale. E sottostare alle regole della vita monastica senza condividerne la motivazione determinava un tormento interno. Tale aspetto Bieito ha inteso mettere in luce, considerando una varia umanità femminile accomunata da casi diversi, come quello della giovane gestante che perde il bambino, o quello della ragazza madre, nella fattispecie Suor Angelica, che non ha più notizie del figlio. Situazioni di significativo disagio psicologico celate dietro il ritiro dal mondo, al riparo del rituale conventuale. In modo particolare, a Bieito interessa far emergere che la sofferenza e i sentimenti che albergano nell’animo di una sorella non coincidono con la sua obbedienza».
Quale trattamento dei personaggi ne scaturisce? «L’intento del regista è quello di valorizzare ogni suora nel suo specifico dolore e accento. Io ho impiegato qualche momento a calarmi totalmente nella sua idea di lavoro. Di grande utilità è stato il suo metodo icastico, ricco di riferimenti artistici che spaziavano da quadri importanti a scene di film, con esempi spesso tratti i da nostri grandi artisti come Visconti o De Sica: immagini adottate affinché noi comprendessimo esplicitamente i momenti che intendeva cristallizzare sulla scena».
Può citare un esempio? «All’inizio dell’azione, il mio personaggio si rivolge agli altri esclamando: “Oh, sorelle, sorelle! Poiché il Signore vuole, io voglio rivelarvi che una spera di sole è entrata in clausura!” Accade, così, che tutte le suore si stringono in gruppo, l’una addossata all’altra, per godere della luce e prenderla sul viso. È in tal caso che Bieito ha fatto riferimento a una scena che ritrae tante persone, tutte raggruppate, nel famoso film di De Sica ‘Miracolo a Milano’, quello in cui alla fine volano in aria le biciclette.»
Il rapporto con i vostri personaggi? «Sulla base delle proprie caratteristiche vocali e attoriali ognuna di noi ha introiettato e ha fatto propri i molti spunti di riflessione della regia. Inoltre Bieito ci ha lasciato la libertà di proporre e al tempo stesso di modificare gli atteggiamenti appartenenti a ciascun personaggio, ponendosi alla ricerca di una verità scenica che non fosse tipicamente didascalica. Una ricerca continua che ha fatto sì che siamo in continua evoluzione anche al momento di andare in scena, quando, al di là delle prove, subentrano emozioni che cambiano di serata in serata, in base alla risposta del pubblico e alla tensione del gruppo-cast. Un mutamento in divenire, insomma. In tal modo Bieito ha contribuito a determinare un bel gruppo di lavoro».
Siete davvero entrate in convento! «Infatti abbiamo creato un gruppo denominato ‘Sorelle in Amore’»- sorride divertita – «citazione di Genovieffa, la quale rivolgendosi alla protagonista prorompe con altruismo: “O sorella in amore, quando arriva una visita, noi preghiamo la stella delle stelle che quella visita sia per voi».
Com’è, dunque, la sua Suor Genovieffa? «Posso affermare che all’interno del convento, dove convive una varia umanità, Suor Genovieffa è la persona dotata di maggior inclinazione alla carità umana, alla tenerezza, a sentimenti di pura dolcezza e comprensione».
Il rapporto tra le due suore, Suor Angelica, vittima del destino, e Suor Genovieffa? «Rispetto alle altre figure Suor Genovieffa ha con la protagonista un rapporto privilegiato, più amichevole e quasi protettivo. Anche esaminando la scrittura del libretto di Giovacchino Forzano, al di là della Badessa che ha un ruolo importante nel contesto, Suor Genovieffa è il personaggio musicalmente molto lirico e vocalmente esposto. Lo contraddistingue una linea melodica diffusamente gentile e affettuosa, del tutto in empatia con la protagonista. Inoltre il suo carattere sfaccettato la rende la più coraggiosa delle suore, tanto che riesce a manifestare le proprie idee senza timore, a differenza delle altre, più reticenti e sottomesse. Alla Sorella Zelatrice che ricorda a tutte, nella loro condizione di sacrificio, la proibizione di nutrire desideri, ha l’ardire di esternare il suo desiderio segreto, argomentandolo: “Soave Signor mio, tu sai che prima d’ora facevo la pastora… Da cinqu’anni non vedo un agnellino. Signore ti rincresco se dico che desidero vederne uno piccino, poterlo accarezzare, toccargli il muso fresco e sentirlo belare?” E, con grande effetto in questa versione scenica, tira fuori la pelle di un agnello scuoiato, porgendo un’immagine, terribile e struggente al contempo, che rivela un vissuto. Probabilmente anche lei è stata rinchiusa in convento per qualche avvenimento allora considerato indecoroso, e, parimenti, ha dovuto subire l’allontanamento dal mondo».
Sembra rivelare il rimpianto dell’esistenza rubatale… «Io l’ho vissuta come personaggio dolcissimo e umanamente buono. Il suo altruismo emerge a fronte di espressioni di generosità e solidarietà. Basti pensare che, al momento dell’annuncio di una visita per Suor Angelica, lei ne è felice davvero come una sorella. Le è vicina col cuore in modo autentico».
Come è considerata dalle altre Suor Angelica? «Tutte le consorelle si domandano perché sia finita in convento; sembra che sia stata mandata lì dentro per punizione. La Badessa ha raccontato che la fanciulla era un’aristocratica ricchissima, chissà che cosa deve essere accaduto! Nessuno lo sa. O, forse, come sostiene Calixto, tutti lo sanno. Riguardo a questo aspetto la regia non vuole essere realistica ma preferisce inquadrare la vicenda come se fosse tutta partorita dalla mente di lei, in un microcosmo fuori dal mondo».
Difficile nel nostro tempo secolarizzato e laico entrare in un contesto subordinato alla volontà celeste per le convenzioni sociali. Bieito dice in sostanza che non c’è salvezza. Ha evitato ogni forma di buonismo, ha sfrondato gli echi di pietismo, ha eliminato il velo del perbenismo. Tutto asciugato fino all’essenziale, cosa che può essere talora imbarazzante per la crudezza della veridicità».
E il direttore musicale? «Michele Mariotti è un direttore che ormai si colloca tra quelli di massimo rilievo. Anch’egli sceglie un approccio moderno. È riuscito a conferire all’esecuzione una cifra che sia, anche a tratti, belcantistica, con grande attenzione alla partitura.
La sua sensibilità affiora certamente nella straziante aria “Senza mamma”, difficile soprattutto in fondo, per un La tenuto, tutto nel ‘piano’, molto arduo da eseguire. Qui Mariotti ricerca la morbidezza e la tenerezza disperata di una madre che scopre dopo sette anni di avere perso il figlio, avendo vissuto sempre nel domandarsi come fosse il suo bambino e quale aspetto potesse avere il suo volto. E desidera che emergano vivamente il dolore e lo strazio che Puccini evoca musicalmente sui versi dolenti, accompagnati dall’inizio con un ‘pianissimo’ affranto. Fino a quando, in “Ora che sei un angelo del cielo”, la melodia si apre in un canto simile a una ninna nanna, con uno di quegli squarci lirici dei quali Puccini è maestro sapiente. Peraltro le due Suor Angelica, Corinne Winters e Yolanda Auyanet, con caratteristiche diverse danno vita al personaggio in maniera oltremodo commovente. Molto brave nel trasfondere forza espressiva nella figura della protagonista attraverso una gamma di accenti strazianti e rassegnati, fino agli aneliti tragici dell’invocazione e della preghiera.
Il risultato della conduzione di Mariotti si rivela anche nel finale, con il coro fuori scena mentre Suor Angelica sta per morire. A quel punto noi interpreti siamo già uscite e, ascoltando da dietro, ci giunge davvero una valanga di suono. È un finale che strappa le viscere. È Puccini! Da buon toscano riusciva ad arrivare alla pancia della gente. La sua carnalità penetrante scava dentro. Per alcuni è sconvolgente al punto che il confronto col suo forte aspetto emotivo risulta faticoso, probabilmente anche rispetto all’emotività personale. Molti, invece, amano essere toccati nel profondo da questa musica. Certamente, le maestranze del Teatro dell’Opera sono eccellenti e l’orchestra suona magnificamente.»
Che cosa sente di avere in comune con Suor Genoveffa? «L’attenzione, la sensibilità verso gli altri. E la tenerezza la provo per persone in situazioni che mi colpiscono. Sono accogliente, so ascoltare e penso di essere umanamente disponibile, pertanto trovo che questo per me sia un ruolo giusto. Mi somiglia caratterialmente, mi ci ritrovo quale alter- ego. Ci accomuna, inoltre, la dolcezza del rimpianto. Al mio ritorno a Roma si è creato un bell’ambiente anche con le persone di nuova conoscenza ma mi si sono dischiusi molti ricordi. Ho ritrovato tanti amici che avevo lasciato da tempo. Qui ho sempre interpretato ruoli che amo molto e ho solo bei ricordi. Per me è stato come tornare a casa».
Roma, Teatro dell’Opera, Stagione 2024/25, G. Puccini, Suor Angelica, Calixto Bieito-regia, Michele Mariotti-direttore, Angelica Winters / Yolanda Auyanet, Marie Nicole Lemieux (Zia Principessa), Annunziata Vestri (la Badessa), Irene Savignano (Suora Zelatrice), Carlotta Vichi (Maestra delle Novizie), Laura Cherici (Suor Genovieffa), Ilaria Sicignano (Suor Dolcina). Scene di Ana Kirsch, Costumi di Ingo Krügler, Luci di Michael Bauer, Maestro del Coro Ciro Visco, Coro di Voci Bianche preparato da Alberto De Santis.
Laura Cherici chi è
Diplomata in Canto e Musica vocale da camera, ha debuttato giovanissima al Teatro Regio di Torino in “Der Rosenkavalier” di Strauss, quindi come Susanna ne “Le nozze di Figaro” sotto la direzione di Gustav Khun.
Nel 1997 ha cantato nel concerto d’ inaugurazione della stagione dei Münchner Philarmoniker interpretando Lisette ne “La Rondine” con G.Gelmetti, ruolo poi ripreso all’Opera di Roma ed alla Sydney Opera House.
Ha spesso interpretato il ruolo di Susanna ne “Le nozze di Figaro” (Regio Torino, Opera Roma, Deutsche Opera am Rhein di Düsseldorf, Festival de la Musique di Strasburgo, Carlo Felice Genova, Filarmonico Verona), Zerlina nel “Don Giovanni” (Scala Milano, Comunale Bologna, Opera Roma, Regio Torino, Teatro Filarmonico Verona), Despina in “Così fan tutte”(Teatro Lauro Rossi Macerata, Teatro Nazionale Roma) e Pamina/Papagena in “Die Zauberflöte” (Teatro Carlo Felice Genova, Teatro Bellini Catania, Teatro dell’Opera Roma, Piazza del Popolo Roma).
Tra gli altri ruoli interpretati ricordiamo Lauretta/La Ciesca in “Gianni Schicchi” (Filarmonico Verona, Regio Torino), Norina nel “Don Pasquale” ( Festival de la Musique Strasburgo, Teatro Ponchielli Cremona, Teatro Grande Brescia, Teatro Donizetti Bergamo), Musetta ne “La Bohème” (Teatro dell’Opera Roma), Berta ne “Il barbiere di Siviglia” (Opera e Teatro Nazionale Roma, Maggio Musicale Fiorentino, Filarmonico e Arena di Verona, Teatro Liegi, Corum Montpellier, Comunale Bologna), Marcellina ne “Le nozze di Figaro”(Maggio Musicale Fiorentino, Teatro La Fenice Venezia, Teatro Petruzzelli Bari, San Carlo Napoli, Teatro Massimo di Palermo), Micaela / Frasquita in “Carmen” (Teatro Comunale Alessandria, Regio Torino, Maggio Musicale Fiorentino, Sferisterio Macerata), Ninetta ne “La finta semplice” (Teatro Filarmonico Verona), Anaide ne “Il cappello di paglia di Firenze”(Bellini Catania, Carlo Felice Genova), Kristina ne “Il caso Makropulos” (Regio Torino, San Carlo Napoli), Karolka in “Jenufa” ( Theatre de la Monnaie Bruxelles), Najade nell’”Ariadne auf Naxos” (Carlo Felice Genova), Flora ne “La traviata” (Teatro Massimo Palermo), Samaritana in “Francesca da Rimini” (Regio Torino), Olga Sukarev in “Fedora” (Teatro Verdi Trieste), Xenia nel “Boris Godunov” (Maggio Musicale Fiorentino), Clorinda ne “La Cenerentola” ed Elisetta ne “Il matrimonio segreto” (Ravenna Festival, Opera Roma) etc…
Ha collaborato con direttori tra i quali ricordiamo S.Accardo, B.Bartoletti, F.Biondi, I.Bolton, A.Curtis, R.Clemencic, O.Dantone, A.De Marchi, G.Ferro, M.Mariotti, D.Gatti, G.Gelmetti. G.Noseda, P.Maag, Z.Metha, R.Muti, S.A.Reck, C.Rizzi, J.Webb e registi come H.Brockhaus, G.Cobelli, R.De Simone, G.Gallione, G.Marini, J.Miller, C.Muti, Pier’Alli, L.Ronconi, M.Placido, G.Proietti, D.Michieletto, F.Zeffirelli.
Nel Repertorio Barocco ha ricoperto il ruolo di Melanto -“Il ritorno di Ulisse in patria” (dir. T.Pinnock) e Drusilla -“L’incoronazione di Poppea” (dir. I.Bolton) al Maggio Musicale Fiorentino), Checca nel “Flaminio” al San Carlo di Napoli (dir.S.Accardo), alla Fondazione Pergolesi-Spontini di Jesi ed al Festival di Beaune diretta da Ottavio Dantone e Giannetta ne “Le cantatrici villane” al San Carlo di Napoli. Ha cantato a Vienna con il Giardino Armonico diretta da Giovanni Antonini un concerto con musiche di Vivaldi, Händel e Fux, trasmesso dalla ORF in Eurovisione ed al Festival di Innsbruck nell’opera “Dal male il bene”. Nel 2006 ha interpretato il ruolo di Martesia nell’ “Ercole su’l Termodonte” di Vivaldi al Festival di Spoleto sotto la direzione di Alan Curtis e la regia di J.Pascoe. Sempre con Curtis ha inciso i ruoli di Amanzio e La Fortuna ne “Il Giustino” di Vivaldi, quello di Tigrane nel “Radamisto” di Händel e Morgana/Oberto in “Alcina”.
Nel 2008 è stata al Lufthansa Festival di Londra interpretando con personale successo il ruolo di Esilena nel “Rodrigo” (dir. F.Bardazzi) e, diretta da Curtis, Calisto nel “Giove in Argo” entrambi di Händel. Nel 2010 ha inciso con il complesso de Il Rossignolo in prima mondiale “Germanico”, opera scoperta dal M°Ottaviano Tenerani attribuita ad Händel, nel ruolo di Antonia. E’ stata una Teutile di successo nel “Motezuma” di Vivaldi al Teatro Sao Carlo di Lisbona, al Teatro Arriaga di Bilbao e nei teatri di Ferrara, Piacenza e Modena ed ha inoltre ricoperto il ruolo di Ginevra nell’ “Ariodante” di Händel al Festival di Spoleto.
Ha partecipato alla produzione “Ein Sommernachtsträume” di Mendelsshon al Teatro Filarmonico di Verona con l’etoile Eleonora Abbagnato e al “Pulcinella” di I. Stravinskiy, al Teatro San Carlo di Napoli nel 2017 e 2019.
Ha debuttato al Concertgebouw di Amsterdam ne “L’Orlando paladino” di Hyden e, nel 2013, ne “La scala di seta” diretta da Alessandro De Marchi. Di successo la sua Vannella ne “Lo frate ‘nnamorato” al Teatro Pergolesi di Jesi diretta da Fabio Biondi. Nel 2013 ha cantato nell’Oratorio “Santa Flavia Domitilla” di Antonio Caldara in collaborazione con il Rossignolo nella prima esecuzione in tempi moderni.
Attiva nel REPERTORIO CONTEMPORANEO ha interpretato molte prime mondiali fra le quali “Vite Immaginarie” (recite a Bologna, Modena, Firenze, Parma, Roma, Milano, Como, Reggio Emilia, Trento, Bolzano, Merano) “La lupa”, “Vita”, “Il gatto con gli stivali” e “Fedrico II” di Marco Tutino, “Canzoni d’amore” di Lorenzo Ferrero, “Amin” di Matteo D’Amico, “Rimini addio!” di Carlo Boccadoro, “La brocca rotta” di Flavio Testi, “La Tempesta” di Carlo Galante con la regia di Giancarlo Cobelli. E’ stata Stella Kovalski in “A Streetcar named Desire” di Andrè Previn con la direzione di Steven Mercurio e la regia di Giorgio Gallione al Regio di Torino e, nel 2013, Mrs.Grose in “The Turn of the Screw” di Britten diretta da Jonathan Webb e la regia di Giorgio Marini.
Nel giugno del 2019 è stata protagonista della fortunata tournée in Giappone con il teatro Comunale di Bologna ne “Il Barbiere di Siviglia “e “Rigoletto” nelle città di Tokyo, Nagoya, Otsu, Osaka, Fukuoka e Yokohama.
Tra i numerosi concerti ricordiamo “Rocklied”(alla ricerca del classico nel Pop) con musiche dei Beatles, A.Lennox, K.Busch, S.Wonder, Al Jarreau, “Suono, Sogno, Swing” con musiche di Porter e Gershwin in collaborazione con Antonio Ballista, “American Weill” e “ Kaleidoscope” ( i mille colori della Musica dal Barocco al Musical) in collaborazione con Massimo G. Bianchi e “Love, Passion and Springtime” con Nicola Ventrella, “Scent of Italy” con Nazareno Ferruggio.
In occasione del 150° Anniversario Rossiniano è stata ospite dell’Istituto Italiano di Cultura a Lima e Santiago del Cile con il concerto “Rossini!” accompagnata dal M° Nicola Ventrella.
Nel 2009 ha ricevuto il premio “Gianni Poggi” per il ruolo di Teutile nel “Motezuma” di Vivaldi per la sua “voce soave, di specifica e raffinata vocazione belcantistica”.
Ha inciso CD e DVD per Decca, Deutsche Grammophone, Dynamic, Forlane, Sony Classical, Sony Deutsche Armonia Mundi, Unitel Classica, Virgin Classic, Vergin Veritas.
È stata docente di Canto nei Conservatori “Giuseppe Martucci” di Salerno (A.A. 2014/2015), “Niccolò Piccinni” di Bari (A.A. 2016/2017), “Gesualdo da Venosa” di Potenza (A.A.2019/2020 -2020/2021), presso l’ISSM “Claudio Monteverdi” di Cremona (A.A 2020/2021) e “G.B Martini”di Bologna (A.A 2021/2022), nonché VISITING GUEST PROFESSOR al Conservatorio “Niccolò Piccinni” di Bari con un Laboratorio sul repertorio vocale del periodo Barocco. Attualmente è docente presso il Conservatorio “Cesare Pollini” di Padova.
Ha tenuto Masterclasses in Italia e Finlandia.
È autrice del libro “ESERCIZI PER IL RISCALDAMENTO E L’EDUCAZIONE DELLA VOCE” edito da UT ORPHEUS EDITORI (2021)