Bambino rinvenuto solo e spaventato a Viterbo

di REDAZIONE-

VITERBO- Un episodio drammatico ha scosso Viterbo, con un bambino di soli sei anni, proveniente dalla Guinea, che si è allontanato da un centro di accoglienza nel capoluogo. La vicenda si è svolta intorno alle 7:30 di ieri, lunedì 28 agosto. L’avvocato Giuseppe Picchiarelli ha trovato il bambino, di nome Mamadou, vicino al suo studio in via Cardarelli. Il piccolo, completamente nudo e scalzo sotto la pioggia, è stato soccorso dall’avvocato, che ha immediatamente dato l’allarme. Il personale sanitario del 118 è intervenuto, portando Mamadou all’ospedale di Belcolle.

Le forze dell’ordine hanno poi localizzato la madre del bambino, a cui Mamadou è stato riaffidato. La madre avrebbe dichiarato di non essersi accorta dell’allontanamento del figlio. Tuttavia, è stata denunciata per abbandono di minore. Le autorità stanno anche indagando su presunti maltrattamenti nei confronti del bambino.

Il racconto dell’avvocato Picchiarelli rivela un lato straziante di questa vicenda. Il bambino, che evidentemente ha attraversato zone popolate senza ricevere aiuto, ha confidato all’avvocato di avere paura di tornare a casa perché temeva di essere picchiato dalla madre. La sua testimonianza sottolinea la profonda vulnerabilità di Mamadou e la necessità di risposte adeguate in situazioni come questa.

L’avvocato ha offerto un po’ di conforto al bambino, mettendogli a disposizione un costume e una maglietta per ripararlo dal freddo. Tuttavia, il racconto fa emergere un lato oscuro della società: l’indifferenza. Il fatto che nessuno si sia fermato per aiutare un bambino così piccolo e vulnerabile mentre camminava sotto la pioggia rappresenta un grido di allarme su quanto la società possa diventare insensibile e distante dai bisogni dei più deboli.

L’avvocato Picchiarelli così ha scritto sul suo profilo Facebook: ” Questa mattina sotto il mio studio trovo sdraiato in terra un bambino , completamente nudo e scalzo, mentre fuori diluviava e non era affatto caldo.

Mi avvicino , chiedo se stesse bene, si alza, si avvicina a me e cominciamo a parlare. Mi dice che si chiama Mamadou e che è fuggito di casa . Fortunatamente in studio avevo un costume che avevo comprato per mio nipote sbagliando taglia e glielo metto , mentre un ragazzo che lavora in un negozio vicino gli fa indossare una maglietta così da ripararlo dal freddo del primo mattino. Nel frattempo lo faccio entrare e mi racconta di avere sei anni , che a settembre sarebbe andato a scuola e tante altre cose . Cerco di tranquillizzarlo poi lo prendo in braccio e gli dico che forse sarebbe stato il caso di tornare a casa perché la mamma era sicuramente preoccupata. Mi risponde di non volerci andare perché aveva paura che lo avrebbe picchiato. Intanto arriva la polizia e l’autoambulanza che avevamo prudenzialmente contattato e anche loro si sono prodigati per portare indumenti e calore umano. Mamadou è probabilmente tornato nel centro da cui era fuggito ma non riesco a togliere dalla mente il suo sguardo perso nel vuoto tra paura e smarrimento e il fatto che sia potuto accadere che un bambino di sei anni cammina nudo e scalzo sotto la pioggia in una delle vie centrali più trafficate di Viterbo a quell’ora senza che nessuno si sia fermato. Mamadou è invisibile perché la sua fragile esistenza ci richiama alle nostre responsabilità sbattendocele in faccia , Mamadou è un fantasma che i tanti onesti cittadini che a quell’ora attraversavano Viterbo hanno preferito non vedere, girando il capo dall’ altra parte. Buona vita, piccolo Mamadou, anche se in questo squallido mondo non sarà facile”.

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