di REDAZIONE-
VITERBO- La reliquia del Beato Rosario Livatino è giunta questo pomeriggio a Viterbo e questa sera, alle ore 21, nonostante il freddo pungente, la comunità si è ritrovata per una fiaccolata della legalità, dal titolo “Sempre liberi e indipendenti”, organizzata dall’ufficio pastorale sociale e politica e ufficio legalità, con partenza da piazza del Comune. La marcia silenziosa, con il Vescovo Piazza, la sindaca Frontini, il questore Luigi Silipo, il prefetto Gennaro Capo ed altre rappresentanze politiche, civili e religiose, tra cui Suor Francesca Pizzaia, è giunta fino a piazza San Lorenzo. La fiaccolata ha visto la presenza dell’alfiere della Repubblica, Lucia Ferrante e del magistrato Carlo Maria Scipio.
Rosario Livatino, nato a Canicattì nel 1952, è stato ucciso il 21 settembre 1990 lungo la statale 640, tra Caltanissetta e Agrigento, mentre si recava al tribunale. Attaccato da sicari della Stidda, organizzazione mafiosa agrigentina, il giudice tentò di fuggire, ma fu raggiunto e ucciso. Papa Giovanni Paolo II lo definì un “martire della giustizia e indirettamente della fede”.
La carriera di Livatino, segnata da integrità e coraggio, lo vide impegnato nella lotta alla mafia come sostituto procuratore ad Agrigento dal 1979 e poi come giudice a latere dal 1989, pionieristico nell’uso della confisca dei beni mafiosi, una pratica diventata cruciale nella lotta alla criminalità organizzata. La sua eredità continua a ispirare, rappresentando un simbolo di legalità e sacrificio per le nuove generazioni.
Al termine della fiaccolata, presso la cattedrale di San Lorenzo, il magistrato Carlo Maria Scipio è intervenuto, sottolineando come il sangue di Livatino sia stato “sparso per tutti noi” a difesa dei valori democratici e repubblicani. Ha evidenziato l’importanza dell’esempio di Livatino per superare i modelli criminali imposti dalle mafie. “La vita è sacrificio e rispetto della legalità”, ha affermato, esortando a promuovere un’educazione che metta al centro il rispetto dei diritti di tutti.
Lucia Ferrante, senatrice accademica, ha aggiunto che la lotta alla mafia deve partire dalla scuola e dai luoghi di formazione, immaginando una società solidale basata sulla cooperazione e sulla partecipazione attiva.
Il vescovo Orazio Francesco Piazza, intervenendo durante la cerimonia, ha descritto Livatino come “un giovane che ha reso straordinario l’ordinario, incarnando una vita esemplare in difesa della giustizia e della fede”.
Rosario Livatino, proclamato Beato nel 2021, fu definito da Papa Giovanni Paolo II “martire della giustizia e indirettamente della fede”. Il suo sacrificio continua a essere un monito e una guida per la società civile, richiamando all’impegno quotidiano per la legalità e la lotta contro ogni forma di criminalità. La fiaccolata e i due giorni di riflessioni organizzati a Viterbo si pongono proprio questo obiettivo: ricordare, sensibilizzare e ispirare le future generazioni a seguire il suo esempio.
Foto e video di Mariella Zadro