Cagliari, per il Sappe quella in carcere non è stata una mega rissa tra detenuti

CAGLIARI – “Credo che, per amore della verità, si debba fornire versione reale di quel che è accaduto oggi nel carcere di Cagliari”: lo dichiara Luca Fais, segretario regionale per la Sardegna del SAPPE commentando alcune dichiarazioni stampa. “A noi è stato riferito che hanno ingigantito la notizia: alcuni detenuti sardi si sono rifiutati di rientrare in cella per rivalità con algerini, pertanto si sono messi in saletta socialità fini a quando non avrebbero spostato questi stranieri”.

Per il SAPPE un altro è stato l’evento critico accaduto oggi nel carcere cagliaritano: “Il fatto più eclatante di oggi è quello che un detenuto allocato nelle celle attigue alla matricola ha distrutto la cella. Nonostante sia stato chiesto l’allontanamento per minacce di morte reiterate a più poliziotti, il Provveditorato regionale di Cagliari non ha accolto la richiesta di trasferimento. Permangono inoltre, ad oggi, due soggetti che continuano a minare l’ordine e la sicurezza dell’istituto e il Dipartimento e il Prap non intervengono”.

“La cosa più grave che emerge da questa giornata di follia”, prosegue il segretario generale del SAPPE, Donato Capece, “è che nulla l’Amministrazione riesce a porre in essere per eliminare queste criticità. Tale situazione di immobilismo da parte dell’amministrazione penitenziaria sta mettendo a dura prova il lavoro della Polizia Penitenziaria, tanto che come SAPPE stiamo decidendo di dare vita a breve ad eclatanti azioni di protesta per manifestare il proprio disagio lavorativo”. Per questo, il leader del SAPPE “auspica in un celere intervento di questo Governo sulle continue aggressioni al personale oramai all’ordine del giorno”. E si rivolge in particolare al Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Giovanni Russo: “Al Capo DAP Russo rinnoviamo l’invito ad incontrare il SAPPE per affrontare i temi che sono nella sua delega, cioè i detenuti, malati psichiatrici, riorganizzazione istituti, media sicurezza. Ma chiediamo anche l’immediata applicazione dell’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede restrizioni adatte a contenere soggetti violenti e pericolosi. Sarebbe opportuno dotare al più presto la Polizia Penitenziaria del taser o, comunque, di altro strumento utile a difendersi dalla violenza di delinquenti che non hanno alcun rispetto delle regole e delle persone che rappresentano lo Stato”. Per questo, il primo Sindacato della Polizia Penitenziaria non esclude clamorose forme di protesta dei poliziotti: “perché ormai il tempo delle interlocuzioni è finito: in questi ultimi anni ci siamo recati in ogni istituto di pena del Paese, per adulti e minori, abbiamo pazientemente ascoltato il personale, abbiamo scritto e riscritto alle varie Autorità competenti, ma ci rendiamo conto che chi di dovere non ha ancora intrapreso le iniziative che abbiamo richiesto e che ci aspettavamo”.

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